Federica Abbate: “Tilt nasce da un blackout. Mi sono sentita prigioniera per un sacco di tempo. Polemiche a Sanremo? Parlerei più di meritocrazia” – Intervista Video

Ha scritto per i più grandi nomi della musica italiana, da Laura Pausini a Marracash, passando per Elisa, Mengoni e Annalisa. Ma ora Federica Abbate ha deciso di mettere sé stessa al centro della scena con Tilt, un progetto personale, intenso e ricco di contaminazioni. Noi di SuperGuidaTv l’abbiamo incontrata per farci raccontare questo salto, le […]

May 8, 2025 - 10:04
 0
Federica Abbate: “Tilt nasce da un blackout. Mi sono sentita prigioniera per un sacco di tempo. Polemiche a Sanremo? Parlerei più di meritocrazia” – Intervista Video
Federica Abbate_foto

Ha scritto per i più grandi nomi della musica italiana, da Laura Pausini a Marracash, passando per Elisa, Mengoni e Annalisa. Ma ora Federica Abbate ha deciso di mettere sé stessa al centro della scena con Tilt, un progetto personale, intenso e ricco di contaminazioni. Noi di SuperGuidaTv l’abbiamo incontrata per farci raccontare questo salto, le sue emozioni da solista e cosa significa, oggi, portare la propria voce senza filtri nella musica.

Federica Abbate: intervista esclusiva

Federica, partiamo facile: cosa ti manda davvero in Tilt nella vita di tutti i giorni? 

“Ormai nella mia vita di tutti i giorni, a me la cosa che manda in Tilt in assoluto di più in questo momento è il mio progetto artistico, nel senso che è qualcosa che chiaramente mi ha portato un sacco a cambiare nel tempo, a trovare sempre nuove soluzioni, a trovare sempre nuove formule per esprimere un po’ quello che avevo dentro all’esterno. E quindi è stata una ricerca di me stessa infinita in cui penso di avere un po’ chiuso il cerchio, quindi in questo momento sicuramente della mia vita è il tilt è proprio il mio progetto, il progetto artistico”. 

Tilt è appunto il titolo del tuo nuovo singolo, un brano che parla di libertà. Oggi cosa vuol dire per te sentirti libera davvero e come nasce questo brano?

“Questo brano nasce appunto da un Tilt anche creativo. Io uscivo da Canzoni per gli altri che eh è stato il mio primo songwriting, album in cui in qualche modo io facevo una missione dove dicevo io faccio sia l’autore che l’artista, però non avevo ancora trovato, se vuoi, il modo di saltare da una parte all’altra.

“Quindi la grande domanda, la grande ricerca di autenticità, di libertà che stavo facendo era quella di chiedersi: Federica a livello proprio artistico cosa volesse dire? Come volesse suonare? Cosa volesse fare? E quindi da questo Tilt, diciamo, nasce un blackout. Io mi chiudo in studio una ventina di giorni e scrivo tutta una serie di brani, tra cui appunto questo. E questo, diciamo, un po’ è stato il primo con cui uscire, proprio perché racchiudeva all’interno il primo passo, appunto, comunicativo che volevo fare nuovo, di ammissione”.

“Quindi non più canzoni per gli altri, ma dire io mi sono sentita prigioniera per un sacco di tempo in una forma e a quanti capita questa cosa? Dove ti senti proprio prigioniero e non so di una relazione, di un capitolo della tua vita, di qualcosa che non ti sta più bene e in qualche modo cosa si fa in quel caso? La maggior parte delle volte la gente ha una paura del Tilt e quindi cosa dice? Rimango in questa forma qua, sai perché cerco di tenere insieme i pezzi, ma sì, va bene così, me lo ripeto, tanto ormai va bene così, ma dove vuoi andare? Come dico appunto in questa canzone, nella strofa, ma dico anche appunto in un equilibrio naturale, cioè il fatto di dire io penso che il fatto di non andare in tilt nella vita, cioè che a un certo punto non liberarsi di una forma in cui non ti senti più tu, sia totalmente innaturale. 

“Poi chiaramente si passa dal dolore, si passa insomma dal rompersi in mille pezzi a rimarginarsi, però questa cosa in realtà dall’altra parte porta a una rinascita infinita. Quindi il tilt è assolutamente naturale. Andare nel blackout, rompersi, soffrire come un cane è una cosa che deve succedere perché se tu rimani fermo in quella forma per sempre muori lentamente e se non cambi più, non ti rompi e non ti rimargini, vuol dire che sei morto, che non sei più vivo”.

Sei una delle penne più importanti della musica italiana. Quand’è che hai capito che volevi scrivere canzoni proprio per mestiere? 

“Canzoni per mestiere è una cosa che non ho capito mai, nel senso che secondo me il segreto per scrivere delle belle canzoni è non vederlo mai come un lavoro, non vederlo mai come un mestiere, cioè ti diverti e basta. E io l’ho sempre fatto come un gioco, chiaramente con poi a un certo punto delle responsabilità gigantesche, però tutte le volte ho sempre sdrammatizzato questa cosa, perché se poi realmente tu vai a pensare alla portata che hai continua di dover innalzarti a degli standard giganti, alla fine ti spaventi talmente tanto che non lo fai più. Quindi la paura, appunto, ti rovina la vita, no? Quindi io cerco di non avere mai paura, di non pensarci troppo alle cose, di viverle quasi in forma istintiva”.

Tu hai scritto delle hit per artisti come Elodie, Fedez, Laura Pausini e Geolier, solo per citarne alcuni. Hai ricevuto moltissimi premi. Qual è il segreto per scrivere una canzone che resta nel tempo e qual è la paura che hai nello scrivere per gli altri? 

“Una canzone che resti nel tempo per me deve essere estremamente trasversale, cioè deve riuscire a parlare a tante persone diverse contemporaneamente e a volte anche tante generazioni diverse e quindi sicuramente la trasversalità. Ehm, e la paura che ho di più è quella di non riuscire più ad andare in Tilt in qualche modo, non riuscire più a cambiare. Secondo me la cosa che tiene viva artisticamente l’artista è il cambiamento, il sapersi adattare sempre, trovare sempre nuove formule comunicative e quindi sicuramente la paura credo che ogni artista abbia è quello di non sapersi più reinventare”.

Il tuo nome è circolato moltissimo al Festival di Sanremo quest’anno dove avevi sei canzoni in gara e questo aveva fatto suscitare un po’ di polemiche. Ci racconti il tuo punto di vista su quello che è avvenuto, sulle polemiche che ci sono state? 

“Penso che siano polemiche estremamente sterili perché io e i miei colleghi siamo tutti delle persone che si sono guadagnate innanzitutto questo posto. Veniamo dal nulla. Io vengo assolutamente dal nulla. Semplicemente scrivevo bene le canzoni, ero quello è quello è l’unica cosa che io so fare. Sia io che i miei colleghi sappiamo farla molto bene ed è sterile proprio perché ci sono invece artisti, produttori e autori come Cripo che ha 20 anni, scrive da pochissimo e aveva quattro canzoni a Sanremo e non è lì per qualche motivo strano, è lì perché è un mostro di bravura, è un talento purissimo, un cavallo di razza purissimo e quindi io credo che sia sempre un po’ sterile criticare. Bisogna fare, cioè nel senso che tutte le persone che criticano dovrebbero prima proporre quello che hanno lì dentro e chiedersi se quello che hanno in mano è una hit, perché io vi garantisco che se avete in mano una hit, la hit non dipende dall’hype, non dipende da come tu ti presenti, da come sei vestito, da come ti comunichi. La hit è una hit e basta, quindi basta avere il canale e i canali si trovano per farla arrivare, quella canzone arriva, quindi criticare meno e invece parlare più di meritocrazia. Invece siamo un Paese che ha un fermento creativo altissimo, eh ci sono dei talenti incredibili in questo Paese e bisognerebbe parlarne invece di più”.

C’è un brano che hai scritto per altri e che oggi avresti voluto per te?

“No, assolutamente no, perché tendenzialmente sono tutte canzoni che nascono proprio per altri dall’inizio, tanto quanto le canzoni che nascono per me, nascono per me completamente dall’inizio. C’è proprio un’intenzione di scrivere qualcosa per me e senti proprio la distanza, cioè Tilt è un brano che io difficilmente vedrei cantato da altri. Poi lo chiedo anche a te: tu lo vedresti cantato da qualcun altro? Stranissimo. Sarebbe strano proprio perché ha un moto melodico anche particolare, un suono particolare, anche le cose che dico sono molto personali, quindi sarebbe strano, una cosa che cioè sarebbe come far dire una verità molto profonda ad un altro e non suonerebbe abbastanza vera”. 

Tilt sembra essere proprio il passo di un nuovo percorso che stai affrontando. Ci dobbiamo aspettare un album?

“Nel momento in cui ho avuto questo Tilt, dopo Canzoni per gli altri, ho scritto tante canzoni di getto, mi sono chiusa una ventina di giorni in studio, le ho scritte tutte in un flusso continuo, quindi queste canzoni ci sono assolutamente già. Non so ancora dirti e nemmeno la forma che prenderanno, ma queste canzoni esistono”.

Adesso giochiamo con qualche domanda con risposta breve: Una cosa che non sai fare ma che vorresti imparare?

“Io non so suonare perfettamente come un jazzista al pianoforte, cioè suono molto bene il pianoforte, ma il rimpianto che ho è quello di non essere una virtuosista.

Il featuring dei sogni? Anche internazionale.

“Sia, tutta la vita. Io amo profondamente la sua scrittura. Lei è anche molto simile a me perché chiaramente ha avuto un po’ il mio stesso percorso artistico, ha fatto prima l’autore per tanti e poi ha fatto l’artista anche lei, anche in età molto avanzata, e io credo che sia veramente la migliore songwriter dei nostri tempi”.

Un consiglio che ti ha dato un collega e che non hai mai dimenticato?

“Eh, non stare di spalle alla vita”.

Meglio scrivere di notte o di giorno?

“Io sono più mattiniera, nel senso che amo di più scrivere la mattina e banalmente poi sviscerare e chiudere la scrittura nel pomeriggio, però ultimamente ho iniziato anche a fare delle sessioni notturne, ti dirò, il risultato non è stato male”.

Hai mai scritto una canzone in un momento totalmente assurdo, tipo non so, in fila alla posta o mentre cucinavi? 

“Sì, in macchina”.

Il primo disco che hai comprato con i tuoi soldi?

“I ti farà ridere. Avevo comprato da da bambina, ero piccolissima i Cartoons”.

Se la tua vita fosse un film, che colonna sonora avrebbe oggi? 

“Un pianista sull’oceano”.

Oggi stai mettendo la tua voce al centro del tuo progetto. Cosa vuoi raccontare al tuo pubblico?

“Allora, in realtà un milione di cose. Diciamo che Tilt è un po’ la prima che però in realtà secondo me racconta anche tutte le altre, racconta anche profondamente quello che sono, cioè il fatto di non rimanere appunto di spalle alla vita, come dicevo prima, eh cercare sempre di lottare per quello che si desidera, non rimanere in una forma in cui non ti senti. E questa è una cosa che spesso un sacco di mie amiche fanno, un sacco di persone hanno, cioè il limite di aver paura di cambiare, cioè il fatto di vedere il cambiamento del cambiamento vedere solamente il dolore e quindi tendere a rimanere a morire lentamente dentro. E invece quello che io spero di portare, soprattutto anche alle mie amiche donne dall’altra parte di questo schermo, se qualcosa non vi sta bene, vi sentite prigionieri in una situazione, starete male sicuramente nel cambiare, però dopo c’è tanta luce, c’è tutto il resto della vita ed è importante, secondo me, accettare, accogliere il tilt nella propria vita, proprio perché è naturale ed è giusto che sia così. 

Cosa diresti oggi alla Federica che nel 2015 firmava Roma – Bangkok? 

“Cosa le direi? Non hai idea di cosa ti aspetta dopo”. 

Intervista Video a Federica Abbate