Dalle barriere coralline ai giacimenti: l’antica storia del Bacino Permiano

Quando il Texas era un mare tropicale Se potessimo viaggiare indietro di 275 milioni di anni, l’aspetto delle attuali Montagne di Guadalupe, al confine tra Texas e New Mexico, sarebbe irriconoscibile. Invece dei paesaggi aridi e rocciosi visibili oggi, ci troveremmo immersi in un mare interno tropicale, punteggiato da una barriera corallina straordinariamente viva e […] Dalle barriere coralline ai giacimenti: l’antica storia del Bacino Permiano

Apr 24, 2025 - 19:20
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Dalle barriere coralline ai giacimenti: l’antica storia del Bacino Permiano
Quando il Texas era un mare tropicale Se potessimo viaggiare indietro di 275 milioni di anni, l’aspetto delle attuali Montagne di Guadalupe, al confine tra Texas e New Mexico, sarebbe irriconoscibile. Invece dei paesaggi aridi e rocciosi visibili oggi, ci troveremmo immersi in un mare interno tropicale, punteggiato da una barriera corallina straordinariamente viva e colorata, popolata da creature marine dall’aspetto oggi quasi alieno. Durante il Periodo Permiano, epoca geologica compresa tra 299 e 252 milioni di anni fa, il Bacino Permiano era un ambiente sottomarino strategicamente situato lungo la costa occidentale del supercontinente Pangea. Le sue acque calde e poco profonde ospitavano un ecosistema marino fiorente. L’attuale Formazione Capitan, nel cuore del Deserto di Chihuahua, rappresenta una delle più spettacolari testimonianze fossili di questa antica barriera. El Capitan, custode fossile di un oceano scomparso Il massiccio di El Capitan, che oggi svetta a 2.464 metri sopra il livello del mare, non è solo un simbolo geologico del Parco Nazionale delle Montagne di Guadalupe, ma anche una finestra aperta su un passato remoto. Le sue formazioni rocciose stratificate raccontano la storia di un’antica barriera non costruita da coralli come quelle odierne, ma da spugne calcaree e alghe primitive. Queste strutture accoglievano una biodiversità marina che includeva ammoniti, crinoidi, trilobiti, nautiloidi, bivalvi e brachiopodi. L’estinzione del Permiano e la “Grande Morte” Circa 252 milioni di anni fa, l’ambiente cambiò drasticamente. Una catastrofe globale, definita dagli scienziati come “la più grande estinzione di massa nella storia del pianeta”, mise fine al Permiano. Secondo National Geographic e Smithsonian Magazine, oltre il 95% delle specie marine e il 70% di quelle terrestri scomparvero. Le ipotesi più accreditate puntano su massicce eruzioni vulcaniche nella Siberia o su un impatto asteroidale devastante. In ogni caso, il risultato fu un collasso ecologico su scala planetaria. Nel Bacino Permiano, l’antica barriera fu completamente sepolta sotto enormi depositi sedimentari. Ma la sua storia non finì lì. Dalla sepoltura alla rinascita geologica Nei 20 milioni di anni successivi, i movimenti tettonici sollevarono l’intera regione di quasi 3.000 metri. Col tempo, vento e pioggia erosero gli strati superiori, riportando alla luce ciò che era rimasto nascosto per eoni: una barriera corallina fossile praticamente intatta, ancora in grado di raccontare la storia del suo mondo perduto. Dall’energia fossile alla nostra era moderna Oggi, il Bacino Permiano è al centro di una trasformazione completamente diversa. È diventato la più grande area di estrazione petrolifera degli Stati Uniti. Le forme di vita marine microscopiche che popolavano quell’antico mare – alghe, plancton, piccoli invertebrati – si sono trasformate in idrocarburi dopo milioni di anni di compressione sotto sedimenti. Il petrolio che oggi alimenta auto, industrie e case proviene, letteralmente, da un oceano scomparso. Questa connessione tra il passato preistorico e la nostra economia moderna è un potente promemoria di quanto profondamente siamo ancora legati alla storia geologica del nostro pianeta.

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