Primavera: il ritorno sulla roccia fa ritrovare le sensazioni tanto amate
A livello emotivo tornare in parete dopo il freddo dell’inverno è come ricominciare (quasi) da zero. Per questo è un momento importante. E che ci piace moltissimo L'articolo Primavera: il ritorno sulla roccia fa ritrovare le sensazioni tanto amate proviene da Montagna.TV.




Arrampicare in primavera è come salire per la prima volta. I sensi si risvegliano, la pelle ritrova le rugosità, il corpo ascolta il vuoto, ritrova il ritmo, l’equilibrio, la fiducia.
C’è, dentro ognuno di noi, un punto di attenzione. Un luogo silenzioso, spesso dimenticato, dove il pensiero si fa gesto e il gesto diventa presenza. La roccia ci aiuta a tornare lì, quando ci appoggiamo a un diedro o cerchiamo il baricentro su una placca liscia, quando il fiato si accorda col battito.
Scalare sulla roccia non è come in palestra, non c’è un colore a guidarci e nessun tracciatore ha previsto i nostri appoggi. Occorre osservare, interpretare, dialogare con una materia viva, unica, irripetibile, perché ogni parete è una storia geologica, un invito all’ascolto. L’aderenza non si misura, si intuisce, così come la presa non si afferra ma si accoglie.
Non occorre buttarsi subito sulla via che abbiamo letto sulla guida o visto in un video. Prendiamoci tempo, conosciamo il luogo, guardiamo come il sole e la luce cadono sulla parete, sentiamo il vento, osserviamo la roccia.
Proviamo a leggere la montagna con i nostri occhi, prima ancora che con quelli degli altri, perché ogni luogo ha un’energia e fisionomia propria.
Sul piano tecnico, è il momento giusto per rimettere ordine, riprendere nodi familiari, ritrovare movimenti fluidi.
Senza scordare che la sicurezza non è una lista di procedure da spuntare, non si delega, si coltiva. Nasce dalla lucidità, dall’ascolto, dal rispetto dei propri limiti e di quelli dell’ambiente. Richiede presenza e attenzione diffusa, significa mantenere uno sguardo ampio, non solo sulla linea che stiamo salendo, ma su ciò che ci circonda, per leggere la roccia con le mani prima ancora che con gli occhi, per saggiare ogni presa fragile e sospetta.
Significa valutare la possibile caduta di pietre, la presenza di animali, di persone sotto la parete. Saper osservare è già una forma di protezione.
La primavera è qui. La roccia è pronta e, forse, se ascoltate bene, quel punto di attenzione dentro di voi… lo sentite già.
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