Circeo: ancora un divieto sul sentiero più bello del Parco
Due incidenti a escursionisti hanno spinto la sindaca di San Felice Circeo a limitare l’accesso ai sentieri. Ora si può salire sulla vetta del monte solo accompagnati da guide qualificate. Ma la Regione Lazio non ha mai ratificato la legge sulle guide alpine L'articolo Circeo: ancora un divieto sul sentiero più bello del Parco proviene da Montagna.TV.

Vanno di moda gli elenchi dei “sentieri più belli” di valli, province o regioni. Non c’è dubbio che in una “Top 10” dei percorsi del Lazio, accanto alle necropoli etrusche della Tuscia, ai camosci della Val di Comino e al lastricato dell’Appia Antica, ci sarebbe il meraviglioso sentiero che sale da Torre Paola fino ai 541 metri del Monte Circeo, una delle cime affacciate sul mare più belle del Mediterraneo.
È un percorso ripido, con qualche tratto che richiede attenzione, valutato EE (per Escursionisti Esperti, scala CAI) ma senza passaggi difficili o esposti. Si inizia in un bosco faticoso, sulla cresta si aggirano degli elementari gradoni rocciosi. Scavalcata l’anticima si supera una cengia affacciata verso il mare, poi si sale per una rampa rocciosa che richiede di usare in qualche passo le mani. Tutto qui.
C’è qualche tratto sassoso e scomodo anche sul sentiero che arriva sulla vetta del Circeo dall’altro lato, dal posteggio delle Crocette e dalle mura dell’Acropoli di Circe. E’ stato cancellato (chissà perché?), sul terreno e sulle mappe, il ripido sentiero che si tuffava in discesa tra i lecci consentendo di tornare rapidamente dalla cima alla base.
Il sentiero da Torre Paola al Circeo è amatissimo dagli escursionisti del Lazio, e ne attira molti altri da più lontano. Dovrebbe essere un fiore all’occhiello per il Parco Nazionale del Circeo, un’area protetta che offre poco a chi ama camminare, che ha al suo interno aree deturpate dalla speculazione edilizia, che in estate viene preso d’assalto dal turismo balneare.
Sul Circeo, come a Portofino, alle Cinque Terre, sulla Costiera Amalfitana o allo Zingaro, l’alta stagione dell’escursionismo non è l’estate. Si cammina piacevolmente in primavera e in autunno, o d’inverno, quando all’orizzonte si vedono le montagne innevate. Se proprio si vuole andare in estate occorre partire all’alba, proteggersi dal sole, portare molta acqua nello zaino.
Invece, forse per colpa dei social, la primavera e l’estate portano sul sentiero del Circeo gli escursionisti “sbagliati”. Persone che s’incamminano tardi, si imbranano sui tratti ripidi, si accasciano per il caldo, riescono a perdersi su un sentiero ben segnato, e che dopo le rampe iniziali segue un crinale nettissimo.
Domenica 27 aprile, come altre volte in passato, il Soccorso Alpino e Speleologico è dovuto intervenire due volte per recuperare un uomo colpito da crampi e due ragazze che si erano perse. Interventi che hanno un costo per lo Stato e per tutti noi. In più, gli elicotteri disturbano il falco pellegrino e le altre specie rare che nidificano nella zona.
Nei giorni scorsi, le pagine romane del Corriere della Sera hanno ricordato ai lettori che il sentiero che sale da Torre Paola (frequentatissimo negli ultimi mesi) era in realtà vietato con un’ordinanza fin dal 20 marzo 2024, a causa del “dissesto idrogeologico”.
Il 30 aprile Monia Di Cosimo, sindaca di San Felice Circeo, ha completato la chiusura, vietando il percorso dalle Crocette al Monte Circeo agli escursionisti privi di “guide esperte e qualificate”, e cioè guide alpine, accompagnatori di media montagna, guide ambientali escursionistiche, accompagnatori del CAI, componenti del CNSAS. I trasgressori rischiano una denuncia penale e una multa fino a 500 euro.
Il primo commento da fare riguarda l’aspetto formale della faccenda. In 36 anni, la Regione Lazio non ha mai ratificato la legge-quadro sulle guide alpine (la numero 6 del 1989), e i professionisti della montagna di Roma e dintorni devono iscriversi ai collegi della Toscana e dell’Abruzzo. Per lo stesso motivo gli accompagnatori di media montagna, che hanno competenza solo regionale, nel Lazio non possono proprio esistere.
Giuseppe Schiboni, l’ex-sindaco di San Felice Circeo che ha vietato i sentieri per la cima qualche anno fa, oggi è assessore regionale con competenze su Urbanistica, Lavoro, Scuola, Formazione e Ricerca. Perché non s’incarica lui di far ratificare la legge-quadro sulle guide, portando più sicurezza sulle cime e sui sentieri, Circeo incluso?
L’altra considerazione è più generale. Per controllare l’accesso ai sentieri, in altri comprensori di bassa o media quota italiani, sono stati istituiti prenotazioni a pagamento (Parco della Maremma), biglietti d’ingresso con controllo su calzature e vestiario (Cinque Terre), obbligo di registrarsi presso i Carabinieri Forestali (Valle dell’Orfento, Maiella).
Sulla Grignetta hanno funzionato i “filtri”, con operatori del CNSAS che sconsigliavano di partire a chi arrivava impreparato. Non è una questione di Nord o di Sud, perché tra i comprensori che riconoscono il valore – anche economico! – dell’escursionismo e dell’arrampicata c’è la Costiera Amalfitana, che è molto più a sud del Circeo.
“Migliaia di persone stanche, esaurite, ipercivilizzate, stanno iniziando a scoprire che andare in montagna è tornare a casa; che la natura selvaggia è necessaria; e che i parchi e le riserve montane non sono utili solo in quanto fonti di legname e di acqua per irrigare – ma come fonti di vita” scriveva più di un secolo fa John Muir, padre dei Parchi degli USA.
Sorprende che il Parco Nazionale del Circeo, che dovrebbe tutelare il diritto dei cittadini a vivere la natura, accetti senza opporsi i divieti che impediscono di raggiungere il luogo più selvaggio dell’area protetta. Forse, però, la realtà è più banale.
Da maggio a settembre a San Felice, a Sabaudia e nelle altre località ai piedi del Circeo, tutto ruota intorno al turismo balneare e al suo indotto, dagli stabilimenti balneari fino ai ristoranti e agli alberghi. Aprire i sentieri, sistemarli, controllare che scarpe ha ai piedi chi li imbocca distoglie tempo ed energie dalla tintarella e dagli spaghetti con le vongole. Le grida manzoniane, con minacce di multe feroci, sono un invito a non disturbare il business.
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