Ushuaia: fare trekking alla fine del mondo
Punta estrema dell’Argentina e della Terra del Fuoco, la città è il campo base perfetto per lunghe escursioni tra lagune, cime e ghiacciai in un ambiente di rara suggestione L'articolo Ushuaia: fare trekking alla fine del mondo proviene da Montagna.TV.

A Ushuaia non si arriva per caso: con una latitudine di circa 55° Sud, è il punto più meridionale dell’Argentina, la città più australe del mondo e uno degli ultimi avamposti prima dell’Antartide. In poche parole, più a Sud di così difficilmente si può andare. Questo si percepisce subito entrando a Ushuaia, con la sua baia costellata di barche e la sua aria tanto fredda da essere quasi polare. La città si affaccia sul canale di Beagle, e alle spalle ha i monti Martial, le propaggini finali della Cordigliera delle Ande.
Da Ushuaia è possibile partire per delle escursioni in barca verso alcune isole nel canale di Beagle in cui vivono colonie di pinguini, nonché per le crociere verso l’Antartide. Il territorio montagnoso e la bassissima quota a cui sopravvivono i ghiacciai, rendono questo luogo una meta perfetta per il trekking durante l’estate australe, nei mesi che vanno da dicembre ad aprile.
La Laguna Ojo del Albino
Se hai buona gamba e sei abituato a sentieri con un minimo di esposizione, non puoi perderti il trekking alla laguna Ojo del Albino: qui il ghiacciaio termina in un lago, sulla cui superficie galleggiano gli iceberg, circondato dalle aguzze montagne di granito della Sierra Alvear. Il sentiero parte sulla Ruta 3, 18 chilometri a Nord Est da Ushuaia, in corrispondenza del parcheggio della Laguna Esmeralda.
Prima di raggiungere il lago si cammina in mezzo al bosco, seguendo il Rio Esmeralda attraverso la Valle de Tierra Mayor e la Valle Carbajal, dove è possibile avvistare gli uccelli tipici della Terra del Fuoco. Una volta superata la Laguna il sentiero si inoltra nella valle glaciale, iniziando a salire per le pietraie e i salti rocciosi modellati dal movimento dei ghiacciai. Si passa poi sotto le imponenti Paredes Naranjas, colorate dagli ossidi di ferro, arrampicandosi su placche di granito ‘montonate’ con ottima aderenza, in cui i piedi sembrano incollati. Da qui si può già godere della vista sulla catena montuosa Sorondo, sul Monte Olivia e sulla Montagna Cinco Hermanos.
Finalmente si raggiunge il limite del ghiacciaio, a 980 metri di quota, da cui si apprezzano le Ande Fueghinein tutta la loro imponenza. Qui si trova la parte terminale del ghiacciaio, poco pendente e solcata da crepacci che si aprono ogni anno di più, e scaricano enormi pezzi di ghiaccio nelle acque della Laguna Ojo del Albino, così battezzata nel 1989 da Gustavo Giorgis, una guida di Ushuaia, per il colore bianco lattiginoso dell’acqua e per la forma rotondeggiante. A quel tempo, la laguna era molto più piccola, ma la fusione del ghiacciaio ne ha ingrandito le dimensioni dandole anche la forma attuale.
Nel Parque Nacional Tierra del Fuego
Il Parque Nacional Tierra del Fuego ha un’estensione di 68.909 ettari, ed è l’unico in Argentina che comprende ambienti marini, boscosi e di montagna. Qui si trovano laghi turchesi, valli incontaminate e gigantesche torbiere, formatesi dopo l’ultima glaciazione per l’arretramento dei ghiacci che si sono lasciati alle spalle estese aree umide. In altre zone della Terra del Fuoco queste vengono sfruttate per l’estrazione di torba, impiegata soprattutto in agricoltura. I boschi del Parco sono costituiti prevalentemente da alberi endemici di questa zona dal clima così peculiare: come Nothofagus antartico, Nothofagus pumilio e guindo (Nothofagus betuloides). Questi ambienti sono popolati da uccelli come l’oca del kelp, l’anatra vaporiera di Magellano e l’albatros sopracciglio nero. Aguzzando le orecchie è anche possibile ascoltare il suono del picchio, che scava buchi circolari nei tronchi degli alberi. Nel territorio del Parco sono ancora visibili le tracce della presenza dei primi abitanti di questa regione, gli indigeni yamana. Camminando per i sentieri è infatti possibile imbattersi nei concheros, cumuli di gusci di cozze e vongole che testimoniano il passaggio di questa popolazione.
L’area protetta è attraversata da innumerevoli sentieri, ben segnalati e di diverse lunghezze e difficoltà. Ne suggeriamo due, uno più semplice e uno più impegnativo.
Senda Costera è un percorso di 8 chilometri (solo andata) che si snoda sulle coste del Canale di Beagle, attraversando i boschi costieri tipici della Terra del Fuoco e alcune spiagge di sabbia e ghiaia. Vi si può accedere dalla baia Ensenada Zaratiegui, con una vista spettacolare sulle montagne innevate dall’altro lato del canale. Il sentiero attraversa anche Baia Lapataia, il punto dove termina la Carretera Panamericana, che parte dall’Alaska e percorre tutto il continente. Da qui è visibile la isla Redonda, anticamente un nunatak: si tratta di un’isola di roccia che emergeva dal campo glaciale durante l’ultima glaciazione, e che con l’arretramento dei ghiacci ha assunto l’aspetto di un’isola nelle acque del canale.
Il trekking al Cerro Guanaco porta fino alla vetta della montagna, a quasi 1000 metri di quota. Al sentiero si accede dal margine destro del Lago Acigami/Roca, sulla strada che porta alla pietra miliare XXIV, che segna il confine con il Cile. Ci si inoltra in un fitto bosco nativo costeggiando il lago, per poi salire per scarpate e terreni umidi fino ai piedi del Cerro. Da qui inizia la parte più faticosa del sentiero, che si inerpica per i costoni e le pietraie fino a raggiungere la vetta, da cui si ha una vista panoramica sul Canale di Beagle, sulla Baia Lapataia, sull’isola Hoste e sulle Ande Fueghine.
L'articolo Ushuaia: fare trekking alla fine del mondo proviene da Montagna.TV.