Scoperta la metà perduta della materia ordinaria nelle galassie

Una svolta nella cosmologia: individuata la materia mancante Un team internazionale di 75 ricercatori ha annunciato un possibile passo avanti nella ricerca della materia mancante, quella porzione di materia ordinaria che secondo le attuali teorie dovrebbe esistere nell’universo, ma che non è mai stata osservata direttamente. A differenza della materia oscura, questa componente è fatta […] Scoperta la metà perduta della materia ordinaria nelle galassie

Apr 20, 2025 - 15:03
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Scoperta la metà perduta della materia ordinaria nelle galassie
Una svolta nella cosmologia: individuata la materia mancante Un team internazionale di 75 ricercatori ha annunciato un possibile passo avanti nella ricerca della materia mancante, quella porzione di materia ordinaria che secondo le attuali teorie dovrebbe esistere nell’universo, ma che non è mai stata osservata direttamente. A differenza della materia oscura, questa componente è fatta di particelle conosciute – principalmente idrogeno – e costituisce gli elementi base dell’universo visibile, inclusi stelle, pianeti e organismi viventi. Un enigma vecchio di 14 miliardi di anni Le analisi dell’universo remoto mostravano quantità superiori di materia ordinaria rispetto a quelle riscontrate nell’universo vicino. Questo ha portato a supporre che circa la metà della materia nata dal Big Bang si sia resa invisibile nel tempo. Ma dove si era nascosta? Le ipotesi più accreditate suggerivano che si trovasse sotto forma di gas ionizzato molto rarefatto, difficile da rilevare con i metodi convenzionali. La risposta tra le galassie gonfiate La nuova ricerca sembra confermare queste ipotesi: enormi volumi di gas ionizzato sono stati rintracciati fino a cinque volte più lontano dai centri galattici rispetto a quanto ipotizzato. Ciò equivale a un volume 125 volte superiore, spiegando come gas a bassa densità possa comunque contenere una massa significativa. Le osservazioni si basano su un’innovativa tecnica di impilamento delle immagini di circa 7 milioni di galassie rosse, utilizzando la radiazione cosmica di fondo a microonde come sorgente illuminante. Una nuova comprensione dei buchi neri supermassicci Le implicazioni non finiscono qui: la scoperta suggerisce che i buchi neri supermassicci (SMBH) situati al centro delle galassie siano molto più attivi del previsto. L’ipotesi è che siano proprio questi oggetti a espellere il gas ionizzato verso le regioni più esterne delle galassie. Il gas non appare distribuito uniformemente, ma organizzato in filamenti, un ulteriore indizio della sua origine dinamica. Le parole degli scienziati Secondo la dottoressa Boryana Hadzhiyska dell’Università della California a Berkeley, “una volta che ci si allontana abbastanza dalle galassie, si recupera tutto il gas mancante”. Tuttavia, avverte che sarà necessaria un’analisi più approfondita attraverso simulazioni. La dottoressa Simone Ferraro, coautrice dello studio, ha confermato che “le misurazioni sono compatibili con il ritrovamento dell’intero quantitativo di gas mancante”. Prossimi sviluppi e prospettive Lo studio, attualmente sottoposto alla rivista Physical Review Letters e già disponibile su ArXiv.org, potrebbe ridefinire la nostra comprensione della distribuzione della materia nell’universo. Tuttavia, i dati attuali sembrano non essere coerenti con gli effetti gravitazionali previsti per la materia oscura, sottolineando che questa scoperta, pur significativa, non è ancora il tassello mancante per risolvere il puzzle completo dell’universo invisibile. La scoperta è stata rilanciata da fonti autorevoli come Nature, Scientific American e New Scientist, sottolineando l’importanza potenziale di questo lavoro per la fisica moderna e l’astrofisica.

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