
Una svolta nella cosmologia: individuata la materia mancante Un team internazionale di
75 ricercatori ha annunciato un possibile passo avanti nella
ricerca della materia mancante, quella porzione di
materia ordinaria che secondo le attuali teorie dovrebbe esistere nell’universo, ma che
non è mai stata osservata direttamente. A differenza della
materia oscura, questa componente è fatta di particelle conosciute – principalmente
idrogeno – e costituisce gli elementi base dell’universo visibile, inclusi
stelle, pianeti e organismi viventi. Un enigma vecchio di 14 miliardi di anni Le analisi dell’universo remoto mostravano quantità superiori di materia ordinaria rispetto a quelle riscontrate nell’universo vicino. Questo ha portato a supporre che
circa la metà della materia nata dal Big Bang si sia resa invisibile nel tempo. Ma dove si era nascosta? Le ipotesi più accreditate suggerivano che si trovasse
sotto forma di gas ionizzato molto rarefatto, difficile da rilevare con i metodi convenzionali. La risposta tra le galassie gonfiate La nuova ricerca sembra confermare queste ipotesi:
enormi volumi di gas ionizzato sono stati rintracciati
fino a cinque volte più lontano dai centri galattici rispetto a quanto ipotizzato. Ciò equivale a un
volume 125 volte superiore, spiegando come
gas a bassa densità possa comunque contenere
una massa significativa. Le osservazioni si basano su un’innovativa tecnica di impilamento delle immagini di
circa 7 milioni di galassie rosse, utilizzando la
radiazione cosmica di fondo a microonde come sorgente illuminante. Una nuova comprensione dei buchi neri supermassicci Le implicazioni non finiscono qui: la scoperta suggerisce che i
buchi neri supermassicci (SMBH) situati al centro delle galassie siano
molto più attivi del previsto. L’ipotesi è che siano proprio questi oggetti a
espellere il gas ionizzato verso le regioni più esterne delle galassie. Il
gas non appare distribuito uniformemente, ma organizzato in
filamenti, un ulteriore indizio della sua origine dinamica. Le parole degli scienziati Secondo la
dottoressa Boryana Hadzhiyska dell’
Università della California a Berkeley, “una volta che ci si allontana abbastanza dalle galassie, si recupera tutto il gas mancante”. Tuttavia, avverte che sarà necessaria un’
analisi più approfondita attraverso simulazioni. La
dottoressa Simone Ferraro, coautrice dello studio, ha confermato che “le misurazioni sono compatibili con il ritrovamento dell’intero quantitativo di gas mancante”. Prossimi sviluppi e prospettive Lo studio, attualmente
sottoposto alla rivista Physical Review Letters e già disponibile su
ArXiv.org, potrebbe ridefinire la nostra comprensione della
distribuzione della materia nell’universo. Tuttavia, i dati attuali sembrano non essere coerenti con gli effetti gravitazionali previsti per la
materia oscura, sottolineando che questa scoperta, pur significativa,
non è ancora il tassello mancante per risolvere il puzzle completo dell’universo invisibile. La scoperta è stata rilanciata da fonti autorevoli come
Nature,
Scientific American e
New Scientist, sottolineando l’importanza potenziale di questo lavoro per la fisica moderna e l’astrofisica.
Scoperta la metà perduta della materia ordinaria nelle galassie