Marracash, l’università gli nega la laurea honoris causa

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Apr 20, 2025 - 13:23
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Marracash, l’università gli nega la laurea honoris causa

Niente laurea per Marracash

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Negli ultimi anni, la musica rap ha iniziato a guadagnare spazio anche in ambiti impensabili fino a poco tempo fa, come quello accademico. Alcuni docenti universitari italiani hanno cominciato a considerare il rap non solo come una forma di intrattenimento, ma anche come uno strumento potente di espressione culturale, linguistica e sociale. In questa prospettiva si inseriva la proposta avanzata dal professor Fabio Rossi, docente ordinario di linguistica italiana all’Università di Messina, che auspicava l’assegnazione di una laurea honoris causa a Fabio Rizzo – in arte Marracash – per il suo contributo al linguaggio e alla comunicazione contemporanea.

Tuttavia, la proposta non ha ottenuto il via libera definitivo. Il motivo? Alcuni membri del Consiglio di Dipartimento hanno sollevato dubbi sul contenuto di certi testi del rapper, ritenuti potenzialmente problematici sul fronte della parità di genere.

L’iniziativa del professor Rossi si inseriva in una visione più ampia che mira a riconoscere nella musica rap – e in particolare in una certa scuola di “liricisti introspettivi” – una prosecuzione moderna della tradizione cantautorale e poetica. Rossi, infatti, ha più volte sottolineato come la produzione di artisti come Marracash, Nayt o Tedua, per citarne alcuni, offra spunti di riflessione profondi e strumenti linguistici affini a quelli impiegati nella letteratura più classica. Nayt, ad esempio, con il suo brano Di abbattere le mura (18 donne), ha reso omaggio a figure fondamentali del nostro tempo come Liliana Segre, Michela Murgia e Giulia Cecchettin, dimostrando come il rap possa veicolare messaggi di grande impatto sociale.

La candidatura di Marracash alla laurea honoris causa in “Scienze dell’Informazione: Tecniche giornalistiche e Social media” era stata inizialmente approvata all’unanimità, nel novembre 2024, dal Consiglio del Corso di Studi. Tutto lasciava presagire un epilogo positivo, anche perché la proposta veniva considerata in linea con l’obiettivo dell’università di avvicinare il mondo accademico ai linguaggi e ai codici della contemporaneità. Ma qualcosa è cambiato.

Quando la proposta è approdata al Consiglio di Dipartimento del DICAM (Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne), le cose hanno preso una piega imprevista. Nella votazione decisiva di gennaio 2025, nonostante i 39 voti favorevoli, si sono contati anche 28 contrari e 17 astenuti. Non essendo stata raggiunta una maggioranza sufficientemente netta, il professor Rossi ha dovuto ritirare l’iniziativa.

Durante la discussione, alcune docenti hanno espresso perplessità su alcune liriche di Marracash, giudicate da loro come potenzialmente portatrici di contenuti sessisti. È in quel momento che Rossi ha preso la parola per difendere la proposta:

Il Direttore mette in luce che questa iniziativa rientra nella visione del Dipartimento, che intende guardare anche ai linguaggi e alle forme culturali ed espressive contemporanee. In tal senso, il Direttore sottolinea il ruolo che generi musicali quali il rap hanno nel panorama odierno, intercettando la sensibilità del pubblico giovanile. Il percorso artistico e personale di Fabio Rizzo, in arte Marracash, rispecchia a pieno l’impegno nel trattare, con codici attuali e particolarmente vicini ai ragazzi, tematiche di grande rilevanza sociale (…)”

Alla luce delle obiezioni, Rossi ha ribattuto che certi timori sono infondati, facendo riferimento alla maturità artistica del rapper e al suo impegno nel raccontare la complessità della realtà contemporanea.

Replica alle colleghe ed evidenzia come determinati timori siano infondati – si legge nel verbale della seduta.

La figura di Marracash, oggi, è molto lontana dagli stereotipi di un tempo. I suoi ultimi progetti musicali – Persona, Noi, loro, gli altri (che nel 2022 gli è valso la Targa Tenco) e È finita la pace – sono letti da molti critici come vere e proprie indagini sulla condizione umana, sociale e culturale del nostro Paese. Marracash racconta il disagio, l’alienazione, le relazioni familiari, i problemi psicologici. E lo fa con uno stile crudo, diretto, ma profondamente riflessivo.

Nella sua recente intervista con il giornalista Francesco Oggiano, il rapper ha affrontato temi come le camere dell’eco, le dinamiche tossiche sui social network e le distorte percezioni maschili nei confronti delle donne. Contrariamente a quanto ipotizzato da chi ha sollevato dubbi sulla sua candidatura, in quell’occasione Marracash ha dimostrato sensibilità e consapevolezza.

La vicenda della mancata laurea honoris causa a Marracash solleva interrogativi che vanno ben oltre il singolo caso. È davvero possibile tracciare un confine netto tra arte e responsabilità sociale? La musica può essere uno specchio, uno strumento critico, una lente d’ingrandimento, senza necessariamente incarnare tutto ciò che racconta?

L’iniziativa del professor Rossi, sebbene naufragata, apre uno spiraglio verso una didattica più contemporanea, capace di integrare linguaggi moderni con la tradizione. Che piaccia o no, il rap è già dentro le aule, nei cuori e nei cervelli degli studenti. Forse, ora più che mai, servirebbe il coraggio di riconoscerlo anche nei corridoi del sapere ufficiale.

Che ne pensate?

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