Intervista a Holden, “Autodistruzione”: “Siamo persone complesse, ma il miglioramento di sé non ha confini”
Holden, intervista in occasione dell’uscita del nuovo singolo Autodistruzione. Dopo la pubblicazione di Grandine insieme a Mew e un tour sold out nei club, Holden è tornato con il nuovo singolo Autodistruzione (LaTarma Records / ADA) lo scorso 18 aprile. Scritta e prodotta dallo stesso Holden, Autodistruzione è una ballad pop intensa e fortemente personale, […] L'articolo Intervista a Holden, “Autodistruzione”: “Siamo persone complesse, ma il miglioramento di sé non ha confini” proviene da All Music Italia.

Holden, intervista in occasione dell’uscita del nuovo singolo Autodistruzione.
Dopo la pubblicazione di Grandine insieme a Mew e un tour sold out nei club, Holden è tornato con il nuovo singolo Autodistruzione (LaTarma Records / ADA) lo scorso 18 aprile.
Scritta e prodotta dallo stesso Holden, Autodistruzione è una ballad pop intensa e fortemente personale, una riflessione sui propri errori, su come spesso questi ti feriscano e di come l’autodistruzione possa essere una fuga da una realtà che non ci appartiene.
Ed è proprio a proposito di queste tematiche che abbiamo chiacchierato insieme al giovane cantautore e producer, per scoprire cosa lo ha spinto alla scrittura di Autodistruzione e riflettendo su noi stessi come esseri umani. Si parla anche di progetti futuri… ma continua a leggere per scoprire di più!
“AUTODISTRUZIONE”: INTERVISTA A HOLDEN
Siamo su All Music Italia con Holden, bentornato. È stato un 2024 molto intenso, tra la partecipazione ad Amici, numerosi singoli, certificazioni e il tuo primo tour nei club. Se dovessi fare un bilancio di questo anno, che ci diresti?
Direi che è stato un anno super positivo, mi sono divertito e ho anche imparato tanto. Sicuramente è stato fondamentale per la mia crescita sia personale che artistica.
Che emozione è stata affrontare, appunto, una vera e propria esperienza live?
È stata sicuramente un’esperienza molto intensa ed essendo il primo tour era tutto un po’ una sorpresa perché finché non fai la prima data e non hai a che fare veramente con il pubblico e ce l’hai davanti, non sai quanti biglietti effettivamente hai venduto, quanta gente viene a cantare e a vedere, quindi sicuramente è stata una scommessa.
È stato anche un momento della mia vita molto bello, ricorderò sempre questo tour con un grande sorriso perché, oltre a essermi divertito tanto, ho anche imparato a vivermi un lato della musica che fino a quel momento era per me sconosciuto. Ora capisco perché gli artisti non vedono l’ora di andare in tour.
Per tornare al presente, il 18 aprile è uscito il tuo ultimo singolo Autodistruzione. Vuoi parlarcene meglio?
È un pezzo che esplora un po’ degli stati emotivi. Parla sicuramente dell’autodistruzione, però secondo me tocca tanti altri temi. Una frase che mi piace molto è «odio il mondo tranne te», è un pezzo che parla di questo viaggio in cui tutto quello che vediamo intorno non ci piace, ma bisogna concentrarsi sulle cose positive.
Ha un significato anche abbastanza profondo se si vuole, però va poi anche a esplorare quello che è il rapporto con questa persona, che è estremamente positivo. Cerco quindi, attraverso un racconto di una relazione, anche di toccare uno stato più profondo di sé stessi
Legato a ciò, quasi tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita questa domanda: come mai noi esseri umani tendiamo spesso ad autodistruggerci, sia nei confronti di noi stessi ma nei rapporti interpersonali?
Credo che ci siano delle fondamenta di psicologia nel modo in cui una persona cresce e nel rapporto che ha con i propri pensieri da quando è piccolo, sono fattori determinanti perché poi è tutto basato su tutto ciò, quindi sicuramente c’è una componente psicologica che ha un suo ruolo determinante nella nostra crescita.
Siamo esseri molto complessi e questa complessità penso sia bellissima, però credo anche che la cosa più importante sia, arrivati a un certo punto, rimanere in grado di analizzarsi e capire quando ci stiamo attaccando a dei pensieri negativi e quando possiamo migliorarci anche sotto quell’aspetto. Credo che il miglioramento di sé stessi non abbia confini e a volte anche a me capita di pensare in questo modo, però poi l’equilibrio si ristabilisce.
Ci sono due frasi che mi hanno colpito particolarmente e che sono «E io che scalerei il Everest per non dire scusa» oppure «Sono sempre stato il mio nemico peggiore non concedo mai nemmeno al minimo errore». Ci sono dei riferimenti a tanti difetti che noi abbiamo come persone: il non chiedere scusa, essere i primi nemici di noi stessi e avere difficoltà a perdonarci gli errori. Secondo te, anche da questo punto di vista, perché è così difficile cambiare prospettiva e direzione?
Secondo me è perché siamo portati, a causa di altri rapporti avuti, a concepire il chiedere scusa come un’ammissione di colpa, che poi effettivamente lo è, quindi anche di considerarla come un fallimento e una cosa negativa. Invece io credo che la sicurezza sia proprio nel saper riconoscere in realtà quando si sbaglia. Io sono molto bravo a vedere gli errori degli altri, questo però deve potermi permettere anche di vedere i miei, altrimenti diventa solo un giudizio critico nei confronti del prossimo e non di sé stessi.
Sono una persona molto curiosa, mi piace analizzare quali sono i problemi e gli ostacoli che non mi permettono di arrivare all’obiettivo. Perciò quando una relazione interpersonale non funziona mi interrogo sui motivi e spesso poi ci si ritrova quasi sempre sulle stesse cose, ovvero sulla capacità di saper chiedere scusa, sulla chiarezza di pensiero e di comunicazione. Quando uno è capace di parlare in modo sincero con sé stesso spesso poi riesce a parlare in modo chiaro anche con il prossimo.
Quindi sì, Autodistruzione si sofferma su dei problemi comuni, però per me diventano motivo di interesse perché sono argomenti che io ho vissuto in prima persona nelle relazioni che ho avuto e affronto quei temi perché effettivamente sono quelli che poi tornano sempre a galla quando uno si interroga sul perché una cosa non ha funzionato.
È molto bello ed interessante che un ragazzo giovane come te sia riuscito a fare tutte queste riflessioni mature. Come sei arrivato a queste consapevolezze?
Sembra stupido, ma mi piace tanto pensare. A volte però è anche una cosa su cui non ho troppo controllo. Già il cervello se lasciato libero corre e non si ferma più… ma a me questa cosa piace tantissimo. Non soffermarsi sulle questioni e lasciarle appese ci può appesantire, però a me piace anche questa pesantezza di pensiero perché mi permette di capire meglio le cose. Per rispondere, penso che sia dovuto da questo, dal farci tante domande e cercare le risposte.
Trasliamo adesso sulla parte più musicale. Come in quasi tutti i tuoi brani, anche in Autodistruzione sei sia autore che produttore. C’è una motivazione per la quale continui a produrti e scriverti le cose da solo?
In realtà la motivazione principale è il fatto che a me piace farlo, poi a volte esce fuori un pezzo che mi piace talmente tanto da farlo uscire o da finirlo. Poi in realtà non sono assolutamente contro la collaborazione artistica, anche perché più menti insieme, se parlano la stessa lingua, possono dire cose interessanti.
Anzi, collaborare presto è una cosa che mi auguro sia perché è anche divertente – e sicuramente la componente divertimento in un ambito artistico come questo non può mancare – e poi soprattutto perché è una cosa che ti permette di interfacciarti con un pensiero critico diverso e un modo per crescere. Mi auguro di farlo un giorno, poi i motivi per cui in questo caso non l’ho fatto è perché il pezzo è uscito fuori da solo in pochissimo tempo e quindi non ne ho sentito la necessità.
A questo punto ti chiedo, se dovessi mai collaborare con un produttore, autore o cantante, i primi nomi che ti vengono in mente quali sarebbero? Anche dei tuoi sogni
Non te lo dico perché non voglio spoilerarlo. Ci sono tanti artisti e produttori con cui mi piacerebbe collaborare, ma non faccio i nomi specifici perché comunque rimangono i miei sogni nel cassetto. Siamo veramente pieni di talenti, c’è un sacco di gente con cui mi piacerebbe lavorare, soprattutto per i produttori. Mi piace tantissimo Mace, ma ce ne sono veramente tanti, siamo circondati da bravi produttori con cui un giorno sarebbe bello collaborare.
Per concludere ti chiedo cosa dobbiamo aspettarci per il futuro a livello musicale oppure se è ancora troppo presto per parlarne. Cosa vuoi e puoi dirci?
È ancora presto per parlarne, ma sicuramente potete aspettarvi tanta musica, tanto impegno e pochi TikTok (ride, ndr.). Mi aspetto comunque di fare un secondo tour e quindi di rivedere presto la fanbase, della quale sono molto contento, mi dà la carica anche nella fase creativa di scrittura proprio perché la prima esperienza live che ho avuto mi ha permesso anche di immaginare la risposta del pubblico e di lavorare quindi con dei parametri diversi e con un’esperienza in più. Mi aspetto un secondo tour molto divertente e molto intenso.
Ti lancio un sassolino ma sei libero di non rispondere: nuovo tour equivale a nuovo progetto?
Sì, assolutamente.
Foto di copertina a cura di Simone Biavati
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