“Nero a metà”: il tributo cinematografico a Pino Daniele
"Nero a metà" è l'omaggio che si doveva ad un artista come Pino Daniele. Al cinema il racconto del cantautore napoletano scomparso dieci anni fa

Pino Daniele: il documentario evento “Nero a metà” che ha commosso il pubblico in sala e continua a far parlare di sé.
A dieci anni dalla sua scomparsa, il ricordo di Pino Daniele torna potente con “Nero a metà”, un viaggio che non è solo nella carriera dell’artista partenopeo. Un vero e proprio documentario vissutto attraverso gli occhi di chi lo conosceva bene e ha diviso con lui tantissimi momenti.
Sono passati dieci anni, ma sembra ieri. Il tempo, quando si parla di certe voci, di certi cuori, non passa mai davvero. E nel caso di Pino Daniele, il vuoto lasciato dalla sua assenza si riempie oggi di emozione e nostalgia grazie a un documentario che sta facendo il giro del web e continua a suscitare interesse, “Nero a metà”, un titolo che è già tutto un programma.
Il ricordo di Pino Daniele
Ritratto intimo e autentico del cantautore napoletano ha acceso di nuovo i riflettori sulla sua vita, la sua musica e quel legame profondo e viscerale con Napoli, che era più di una città: era il sangue che gli scorreva nelle vene. “Nero a metà” non è un semplice film biografico, non è una celebrazione fredda e distaccata. È piuttosto un viaggio nell’anima di un uomo che ha saputo cantare la sua terra con una sincerità disarmante, mescolando suoni, culture e dolore.
Un lavoro che, attraverso le immagini di repertorio, le sue stesse canzoni e le testimonianze di chi gli è stato vicino davvero, riesce a mostrare non solo l’artista, ma l’essere umano fragile, istintivo, profondamente legato al popolo. Ed è proprio questo il punto. Pino non era un artista costruito, era uno che ti parlava in faccia con la musica, che raccontava le contraddizioni del Sud, la bellezza che convive con la miseria, le speranze e le sconfitte quotidiane.
La regia di Marco Spagnoli e lo sguardo partecipe e affettuoso di Stefano Senardi, amico e produttore storico, danno al documentario un tono familiare, quasi confidenziale. Non ci sono forzature, solo il desiderio di restituire a chi guarda il Pino vero, quello che rideva di gusto, che si arrabbiava, che non si è mai piegato alle logiche del mercato. E forse è proprio per questo che ancora oggi è così amato. Perché non si è mai fatto ingabbiare, ha creato un ponte tra la tradizione napoletana e il mondo, mettendo insieme blues, jazz, funk e canzone d’autore come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Chi lo ha conosciuto o solo ascoltato una volta, sa bene quanto sapesse arrivare al cuore. E il documentario riesce a trasmettere questo sentimento anche a chi magari era troppo giovane per vivere in diretta i suoi anni d’oro. Perché Pino Daniele non ha età. Le sue parole, le sue melodie, continuano a essere attuali, struggenti, vere. “Nero a metà” è, senza ombra di dubbio, un omaggio necessario. Un modo per tenerlo vivo non solo nella memoria, ma nel presente di chi ogni giorno, magari in silenzio, mette ancora su un suo disco per ritrovare un po’ di quella verità che solo lui sapeva raccontare.