Sanremo – Rai, guerra aperta sui marchi del Festival; arriva la diffida di Viale Mazzini
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La rottura tra il Comune di Sanremo e la Rai si fa sempre più profonda. Dopo la pubblicazione del bando per affidare l’organizzazione e la trasmissione delle edizioni 2026-2028 del Festival della Canzone Italiana a un nuovo partner – come imposto dal Tar della Liguria lo scorso dicembre – Viale Mazzini risponde con una diffida formale. L’ufficio legale della Rai, come indicato dall’Ansa, ha intimato all’amministrazione di non concedere a terzi l’utilizzo dei marchi “Festival di Sanremo” e “Festival della Canzone Italiana”.
Secondo l’azienda, i marchi sono legati in modo indissolubile al format storico della Rai. Qualsiasi tentativo di utilizzo da parte di un’altra emittente, che riproducesse anche solo in parte l’impianto originale, costituirebbe una violazione dei diritti d’autore. Al contrario, un format troppo diverso verrebbe considerato un uso ingannevole dei marchi stessi.
La diffida arriva proprio all’indomani della pubblicazione ufficiale del bando comunale, che prevede la partecipazione di soli operatori in chiaro con comprovata esperienza nell’organizzazione di eventi di rilevanza nazionale. Tra i criteri di selezione: qualità artistica, coerenza culturale con la tradizione del Festival, valorizzazione del marchio e un investimento minimo annuo di 6,5 milioni di euro, più l’1% sugli introiti pubblicitari e sullo sfruttamento del brand.
Una clausola in particolare fa discutere: il Comune si riserva la facoltà di interrompere il rapporto con l’emittente qualora gli ascolti scendano di almeno 15 punti rispetto alla media delle ultime cinque edizioni – una soglia altissima, considerando che Sanremo ha recentemente toccato picchi record del 67,1% di share.
Non manca la polemica da parte della FIMI. Il CEO Enzo Mazza critica duramente il bando, accusando il Comune di ignorare completamente il ruolo della discografia: “Senza la musica, il Festival è solo una scatola vuota. Servono rimborsi economici concreti per le imprese del settore”.
Dal Comune, nessuna dichiarazione ufficiale in merito alla diffida. Ma la Giunta ha deciso di costituirsi in giudizio contro i ricorsi di Rai e Je srl, che contestano la delibera con cui sono stati fissati i criteri del bando. La parola finale spetterà al Consiglio di Stato, che il prossimo 22 maggio affronterà il nodo legale più delicato: la legittimità dell’obbligo di gara imposto dal Tar.
La partita è apertissima, e il futuro del Festival potrebbe davvero cambiare volto.
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