Linus: “La musica italiana è poca cosa; troppi vestiti, poche canzoni”

Linus ha rilasciato un’intervista a La Stampa proponendo un discutibile punto di vista sulla musica italiana e su Sanremo. L'articolo Linus: “La musica italiana è poca cosa; troppi vestiti, poche canzoni” proviene da imusicfun.

Apr 9, 2025 - 19:29
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Linus: “La musica italiana è poca cosa; troppi vestiti, poche canzoni”

Linus ha rilasciato un’intervista a La Stampa proponendo un discutibile punto di vista sulla musica italiana e su Sanremo.

«Siamo in una fase in cui la musica italiana è poca cosa – dice senza giri di parole – e secondo me i cantanti italiani hanno il difetto di accontentarsi di fare delle cose carine e magari di impegnarsi di più nel trovare i vestiti che nel trovare le canzoni».

Pasquale Molfetta, questo il suo vero nome, è un osservatore esperto, uno che la musica la respira da sempre. E non ha paura di sembrare impopolare: «Dovrei fare l’ipocrita e dire che abbiamo trovato i nuovi Mina e Celentano? La scena è impigrita, diventano belle delle cose che in altri momenti non lo sarebbero state. Preferisco passare per cattivo».

Nel dialogo con Francesco Moscatelli, Linus commenta anche l’ultima edizione del Festival di Sanremo, pur tirandosi fuori da qualsiasi ipotesi di direzione futura: «Il Festival ha già un presentatore e direttore artistico che resterà in carica altri due anni. Dovrei andare a tagliare le gomme a Carlo Conti per avere qualche possibilità. Ma non so come si fa», ironizza.

Ma un barlume lo salva: Lucio Corsi. «È stato un raggio di sole sotto tutti i punti di vista, anche nella sua lucidità di non scendere a compromessi. Andare sul palco con la chitarra appoggiata sul pianoforte e poi mettersela a tracolla, oppure infilarsi il microfono sotto l’ascella. È una roba molto rock che non si era mai vista negli ultimi anni». Anche Brunori, sebbene «abbia scritto cose migliori», per Linus rappresenta una nota positiva.

Il discorso si allarga poi al mondo dei podcast, sempre più affollato: «La radio è fondamentale se vuoi mantenere un contatto con il mondo vivo. I podcast devono ancora diventare grandi. Ce ne sono troppi, una specie di maxi-incrocio Shibuya di Tokyo dove tutti intervistano tutti e non si capisce niente. Il dramma di oggi è che è bello farli, ma non c’è assolutamente alcun introito».

E se la musica gli dà qualche amarezza, lo stesso si può dire del rapporto ormai incrinato con il Comune di Riccione. «Non abbiamo mai avuto un motivo per discutere – racconta –. Un paio d’anni fa è cambiata la giunta e io ho fatto anche da supplente, visto che erano stati commissariati. Quando si sono ricomposti hanno scelto qualcosa di alternativo. Non capisco perché non abbiano avuto l’onestà di dire che volevano seguire un’altra strada. È soltanto questo che mi dà fastidio. Durava da talmente tanto che magari era anche giusto cercare nuovi orizzonti. Però fatto così sa veramente un po’ di losco, oltre che di maleducato».

Infine, non solo musica italiana; Linus lancia una stoccata anche al mondo del calcio. Il dj non risparmia Thiago Motta e la sua esperienza alla Juventus: «No, ne ha avuto anche troppo. Ha un bel coraggio a dire che l’hanno interrotto sul più bello, l’hanno interrotto sul più brutto. Mi dispiace dirlo perché ero fra i tanti convinti che fosse bravissimo. Gli auguro di dimostrarlo in futuro. In dieci giorni Tudor ha rimesso la squadra in una dimensione decorosa. Non è certo il Real Madrid, ma è meglio di quello che abbiamo visto fino adesso».

Parole dirette, senza freni, firmate Linus. Che alla musica, alla radio e alla verità non ha mai smesso di credere.

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