L’incredibile fuga di un pilota del Texas nell’Abruzzo innevato

Nel suo libro Sfiorando il cielo dal Texas alla Maiella, Lorenzo Grassi racconta la fuga (16 giorni di cammino, circa 100 chilometri a piedi nella neve) attraverso il Sirente, il Morrone e la Maiella di John Harvey Curry verso le colline liberate dagli Alleati L'articolo L’incredibile fuga di un pilota del Texas nell’Abruzzo innevato proviene da Montagna.TV.

Apr 29, 2025 - 17:20
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L’incredibile fuga di un pilota del Texas nell’Abruzzo innevato

Nel primo pomeriggio del 2 marzo 1944, 81 anni e qualche mese fa, un pilota nato in Texas, ma che combatte per la Royal Canadian Air Force, sorvola l’Abruzzo ricoperto di neve. Nei pressi di Rocca di Mezzo vede tre carri armati tedeschi, si abbassa per mitragliarli, viene colpito da un cannone antiaereo.  

Lo Squadron Leader John Harvey Curry non subisce ferite, ma il motore del suo Spitfire è fuori uso. Fa planare l’aereo verso il Piano di Pezza, riesce ad atterrare senza altri danni nella neve. Una pattuglia tedesca si dirige sul posto, ma quando raggiunge il relitto il pilota si è ormai dileguato. E’ quasi notte, e la ricerca viene abbandonata. 

Sedici giorni dopo, il 18 marzo, davanti a una postazione britannica ai piedi del versante orientale della Maiella, compaiono due uomini in fuga, provati dalla fatica e dal gelo. Uno è Curry, l’altro è un ufficiale inglese, il tenente B.W. Nicholls della Royal Artillery, catturato due anni prima nei pressi di Tobruk, in Libia, e fuggito da un campo di prigionia in Emilia. 

I militari di Sua Maestà, indiani del Punjab, spianano le loro armi, ma i due si fanno identificare e vengono accolti e soccorsi. Meno di due mesi più tardi, il pilota originario del Texas, ma che si è arruolato con le Forze Armate del Canada viene decorato con la Distinguished Flying Cross.

Lorenzo Grassi, giornalista, storico, speleologo e alpinista romano, ha già lavorato su varie storie legate alla Seconda Guerra Mondiale. Ha descritto in una guida i sentieri verso le fortificazioni della Linea Gustav intorno a Pescocostanzo e a Roccaraso, ha percorso i valloni e gli altopiani della Maiella alla ricerca dei resti di bombardieri e di caccia alleati abbattuti prima o dopo le incursioni sulle industrie della Germania e della Pianura Padana.

A Roma, ha cercato e dove possibile recuperato sirene per l’allarme antiaereo e bunker, compresi quelli utilizzati da Mussolini e da re Vittorio Emanuele III. Alla fine del 2022 è stato Grassi, con la sua ricerca sull’espulsione dei soci ebrei dal CAI a seguito delle leggi razziali fasciste, ad avviare la revisione storica che ha portato alla riammissione alla memoria degli espulsi, e all’incontro tra Antonio Montani, presidente del Club Alpino Italiano, e le Comunità Ebraiche nazionale e romana.       

Ora Lorenzo torna alla carica con un nuovo lavoro, Sfiorando il cielo dal Texas alla Maiella (Archivio delle Rocche, 64 pagine, 10 euro) un piccolo ma prezioso libro illustrato che racconta la storia dello Squadron Leader Curry e della sua fuga attraverso l’Appennino e il fronte. Il libro, impreziosito dalle immagini del fotografo Giulio Speranza, si trova facilmente su Amazon e nelle altre librerie online. 

La storia del viaggio del nostro pilota, accompagnata dalle riproduzioni di vari documenti ufficiali, si legge come un romanzo di avventure. Dopo l’atterraggio di fortuna sul pianoro, Curry, prima che dai militari della Wehrmacht, viene raggiunto da un professore sloveno confinato a Rocca di Mezzo che gli indica in che direzione fuggire. 

Segue un lunghissimo viaggio a piedi verso est, prima ai piedi del Sirente, poi verso Popoli, le creste innevate del Morrone e i 2795 metri del Monte Amaro, la cima più alta della Maiella e i valloni che scendono sul versante orientale del massiccio. 

Ci sono incontri con italiani poco affidabili e altri che forniscono rifugio, cibo e vino ai fuggiaschi. C’è il lungo rapporto finale sulla fuga che indica le forre calcaree dell’Abruzzo con il nome di wadi, come se fossero valloni sabbiosi del Sahara. 

C’è (e resta) l’interrogativo sul percorso seguito da Curry e Nicholls per scendere verso la base della Maiella, controllata dalle truppe britanniche. La via più facile e logica segue il Vallone di Santo Spirito, che si abbassa verso Fara San Martino, i due ufficiali fuggiaschi sarebbero anche potuti passare altrove, ma non hanno lasciato indicazioni. 

C’è il parallelo con la fuga attraverso il Guado di Coccia, a sud delle vette più alte della Maiella, compiuta qualche mese prima da Carlo Azeglio Ciampi, futuro Presidente della Repubblica, e da altri antifascisti con l’aiuto dei patrioti di Sulmona e dintorni. Un percorso che oggi è diventato il frequentato Sentiero della Libertà.       

E’ di grande interesse, nel libro di Lorenzo Grassi, anche la ricerca di tracce del passaggio di Curry nella memoria dell’Altopiano delle Rocche, una zona alla quale l’autore e suo padre Gianni sono sempre stati legati. Il diario di Vito Camiz, un ebreo fuggito a Rocca di Mezzo, fa riferimento a “un aereo abbattuto dalla contraerea”.


Nel suo libro I giorni dell’Altipiano il professor Mario Arpaia, amico di Gianni Grassi e come lui scomparso da qualche anno, si legge della caduta dello Spitfire, che a raggiungerlo “per primo fu un piccolo professore sloveno” e che “corse voce che un ufficiale inglese aveva trovato rifugio al Corvaro”.

Come tutti gli aerei caduti in quegli anni, sull’Appennino e altrove, lo Spitfire di Curry è stato immediatamente “spolpato” dai montanari del posto. I paracadute di seta diventavano sottovesti femminili, le torrette delle mitragliatrici si trasformavano in torni per fabbri e arrotini. 

A Rocca di Mezzo, l’alluminio del motore dell’aereo caduto il 2 marzo del 1944 fu utilizzato da due artigiani del posto, Remo Ronconi e Pasquale Magnante, per realizzare stampi per cuocere le ferratelle, le profumate cialde croccanti tipiche delle montagne abruzzesi. 

Il 9 agosto del 1986, quando Papa Giovanni Paolo II visitò la zona per celebrare la Messa a un grande raduno di scout, gli furono offerte proprio le ferratelle realizzate con quegli stampi storici. L’Abruzzo, spesso molto innevato d’inverno, è una terra forte, gentile e saporita.  

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