Intervista a Matteo Pace, Dynamatt, campione italiano di beatbox
A 19 anni Dynamatt, nome d'arte di Matteo Pace, si è laureato campione italiano di beatbox, vincendo nella categorie Solo e Tag Team L'articolo Intervista a Matteo Pace, Dynamatt, campione italiano di beatbox proviene da imusicfun.

A soli 19 anni Dynamatt, nome d’arte di Matteo Pace, si è laureato campione italiano di beatbox, vincendo sia nella categoria Solo che in quella Tag Team.
Originario di Bolzano, con una passione esplosa davanti a un’esibizione vista in TV, ha trasformato una curiosità in una carriera fatta di sacrifici, successi e progetti internazionali. Oggi si prepara a volare ai Mondiali di Berlino, forte di una dedizione incrollabile e di uno stile personale che guarda all’elettronica.
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo percorso, il suo metodo e i suoi sogni.
Intervista a Matteo Pace, Dynamatt, campione italiano di beatbox
Matteo, sei il nuovo campione italiano di beatbox: che emozione hai provato quando ti sei reso conto di aver vinto?
Faccio ancora fatica a crederci. Pensare di essere il beatboxer più forte in un Paese da oltre 60 milioni di abitanti mi mette la pelle d’oca.
Nella finale di Marghera hai trionfato sia nella categoria Solo che in quella Tag Team. Come si prepara una sfida così impegnativa?
Con tanta disciplina. Mi sono convinto di una cosa: più mi sacrifico, più ho probabilità di vincere. Avere una routine giornaliera basata su una mentalità lucida è stata la svolta.
Con il tuo compagno Albo avete vinto anche nella gara a coppie. Com’è nata la vostra intesa artistica?
Nel Trentino la scena beatbox è piccola, eravamo praticamente solo io e lui attivi in modo competitivo. Io sono di Bolzano, lui di Rovereto: questo ci ha permesso di incontrarci e lavorare insieme con grande facilità.
Hai solo 19 anni e sei già un riferimento per tanti giovani beatboxer. Quando e come hai scoperto questa disciplina?
Circa cinque anni fa, grazie a una performance di Moses Concas su Italia’s Got Talent. Usava il beatbox insieme all’armonica. Ho iniziato a guardare quel video da mattina a sera, ogni giorno.
Ti ricordi cosa ti ha colpito tanto da spingerti a provare?
Sì, era proprio Italia’s Got Talent. Non è stata una decisione razionale: è come se il beatbox avesse preso il controllo di me.
Come ti alleni per migliorare costantemente?
Quando mi preparo per gare o spettacoli – cioè quasi sempre – passo dalle 3 alle 5 ore al giorno in camera a fare beatbox senza sosta. Nei periodi più tranquilli mi alleno comunque per un’ora o due al giorno.
Hai partecipato anche a “Le Iene”, accanto ad Azel. Che esperienza è stata?
Azel è un grande amico oltre che un collega. Grazie a lui ho avuto l’opportunità di apparire in prima serata. È stato affascinante vedere come funziona tutto dietro le quinte.
Cosa ti affascina di più del beatbox rispetto ad altre forme musicali?
Oltre al beatbox suono anche il pianoforte, ma in uno stile totalmente diverso. Credo che ogni essere umano sia nato per eccellere in qualcosa. A me Dio non ha dato il talento per il beatbox – all’inizio ero scarso – ma mi ha dato la predisposizione a sovrallenarmi. Questo mi ha permesso di migliorare e diventare il più forte.
All’inizio in famiglia c’era un po’ di scetticismo. Ora com’è la situazione?
Per i primi due anni l’ho tenuto nascosto: mi vergognavo, ci tenevo che la prima impressione fosse positiva. E così è stato. Oggi i miei sono felicissimi e mi spingono a dare sempre di più.
Il beatbox oggi si fonde con tanti generi. Tu che direzione stai prendendo?
Il mio stile è molto legato all’elettronica, soprattutto dance e house con cassa dritta. Ma mi piace sperimentare tutto.
Partecipi spesso a eventi internazionali. Quanto è importante confrontarsi con artisti stranieri?
Tantissimo. Uscire dal proprio contesto, assorbire input da culture diverse, vedere altri approcci: è tutto. Ogni evento è un’occasione di crescita.
Presto volerai a Berlino per i Mondiali. Come ti stai preparando?
Con la massima intensità. Berlino è il sogno di ogni beatboxer, e voglio arrivarci pronto al 100%.
Oltre a esibirti, insegni anche. Che tipo di ragazzi si avvicinano al beatbox?
Ragazzi di tutti i tipi, ma quelli che restano sono quelli davvero affascinati dal suono, dalla tecnica e dalla libertà espressiva che questa disciplina regala.
Qual è l’errore più comune tra chi inizia? E che consiglio daresti?
Molti si focalizzano solo sui suoni singoli, senza lavorare sui pattern e sulla musicalità. Il mio consiglio è: trova uno stile, divertiti, e soprattutto allenati tutti i giorni. La costanza batte il talento.
Se potessi collaborare con un artista famoso, chi sceglieresti?
Mi piacerebbe collaborare con artisti della scena elettronica, sia italiana che internazionale. Un sogno? Forse Skrillex, o anche Cosmo.
Cosa sogni per il tuo futuro nel beatbox e nella musica?
Voglio portare il beatbox a un livello nuovo in Italia, farlo conoscere come forma d’arte seria. E sogno un tour mondiale, un mio show tutto basato su voce e corpo.
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