AMI Legacy: “Mediamente isterica” di Carmen Consoli, il racconto crudo e potente di un disco femminista più attuale oggi che nel 1998
AMI Legacy S01 E04: Mediamente isterica, Carmen Consoli Quarto appuntamento con AMI Legacy, la rubrica di All Music Italia ideata da Massimiliano Longo e curata nei testi da Alvise Salerno e Massimiliano Longo, nata per raccontare la storia di album italiani che hanno lasciato il segno… o che avrebbero meritato di farlo. Il claim di […] L'articolo AMI Legacy: “Mediamente isterica” di Carmen Consoli, il racconto crudo e potente di un disco femminista più attuale oggi che nel 1998 proviene da All Music Italia.

AMI Legacy S01 E04: Mediamente isterica, Carmen Consoli
Quarto appuntamento con AMI Legacy, la rubrica di All Music Italia ideata da Massimiliano Longo e curata nei testi da Alvise Salerno e Massimiliano Longo, nata per raccontare la storia di album italiani che hanno lasciato il segno… o che avrebbero meritato di farlo.
Il claim di questa rubrica è: “Ogni album ha una storia e noi ve la raccontiamo”.
Carmen Consoli, una donna mediamente isterica
Prima fu Confusa e felice, poi il tempo la rese Mediamente isterica. Se lo stress che si accumula nella vita con il passare del tempo avesse un nome e un volto, sarebbe quello di Carmen Consoli nel biennio 1997-1998.
Due anni vissuti come su un rollercoaster: un ottovolante che prima l’ha portata in cima e poi l’ha fatta precipitare con una rapidità disarmante. Per fortuna, due anni dopo è arrivato Stato di necessità, ma questa è (o sarà) un’altra storia.
Quella che ci interessa è datata ottobre 1998, precisamente il 27, noto ai dipendenti del settore pubblico come il giorno della paga.
“Ogni 27 del mese arriva lo stipendio”. Quel 27, probabilmente, la Cantantessa fece due conti e pensò potesse essere il giorno giusto per pubblicare l’album, così che le persone potessero recarsi con le tasche piene ad acquistarlo nelle discherie.
Non fu così, o perlomeno non del tutto. L’album riuscì a superare le 50mila copie vendute, ottenne il disco d’oro e tanti complimenti, ma paragonato al precedente e al successivo impallidisce.
C’è un aspetto, però, che rende la matematica, i dati e i freddi calcoli totalmente vani: l’arte. Più nello specifico, la musica. Quella va oltre il tempo, oltre lo spazio, oltre qualsiasi schema, se fatta seguendo la logica della visceralità.
Ecco, Mediamente isterica è l’album più viscerale di Carmen Consoli, ed è per questo che abbiamo scelto di rispolverarlo nel nuovo episodio di AMI Legacy.
Dal “disastro commerciale” al successo emotivo
Carmen Consoli arrivava a questo album dopo due partecipazioni a Sanremo, una carriera in ascesa e i favori del pubblico. La strada era spianata, spinta anche dal buon successo del tour post-festival e dal premio come artista rivelazione dell’anno.
Bastava proseguire su quella strada, riconfermarsi e il gioco era fatto. Lei, però, nasceva cantautrice dall’animo ribelle, e questo aspetto cozzava con ciò che gli altri volevano, che il mercato voleva e che il pubblico le chiedeva.
Amore di plastica, Confusa e felice, Mai come ieri con Mario Venuti erano tutte sfaccettature della sua personalità, facce diverse della stessa medaglia, ognuna con una storia diversa da raccontare.
L’importante era raccontare e farlo con la propria essenza, una lezione che oggi sembra essersi persa nei meandri delle playlist editoriali.
A quel tempo, la musica italiana non aveva un grande e variegato roster di artiste donne, a maggior ragione cantautrici e ancor di più con lo spirito alternative rock.
Carmen Consoli sembrava essere lì, consapevolmente o meno, per nutrire tutti questi aspetti e colmare i buchi di mercato, ed è per questo che conquistò attenzioni, stima e amore.
La voglia e la volontà di cui sopra – quella di raccontare storie che accontentassero i suoi desideri e non quelli degli altri – giocarono un ruolo fondamentale. Ed è lì che arriva Mediamente isterica, un album scritto da una donna per le donne.
Un album che rappresenta, come dichiarato dalla stessa artista nel 2008 per il decennale dell’uscita, con dovizia di particolari la sua essenza, la sua anima artistica, la sua vita.
Questo è uno dei primi album che possiamo considerare davvero femministi nella storia del cantautorato rock italiano. Rivoluzionario, ma – ahinoi – quasi per nulla supportato dalle masse. Che sia stata questa la ragione?
Che sia stato il suo essere rivoluzionario e femminista in una società maschilista il vero problema? Non lo sapremo mai, ma come dice un vecchio detto popolare: “ciò che è scritto leggere si vuole”.
La lotta femminista ante litteram
Come poteva, in una società maschilista, essere accettata una canzone che iniziava con “Dolce amore non fiatare” e proseguiva con “ho provato vergogna per ciò che ho pensato… per come avrei voluto ucciderti”?
Sentivo l’odore è la storia di un tradimento e della rabbia della donna tradita. Come poteva quel tipo di società accettare che una donna alzasse la testa, raccontasse ciò che aveva subìto e osasse anche solo pensare alla vendetta?
Mediamente isterica è il racconto di Carmen Consoli, di donne che hanno dovuto convivere con dolore, tradimenti, con la prepotenza emotiva dei loro compagni menefreghisti e superficiali.
È un disco di accettazione, una presa di coscienza, una verità. La sua verità, che poi corrisponde a quella di tante storie silenziose che avrebbero meritato – e meritano – di vedere la luce.
L’accettazione e il rialzare la testa passano da momenti bui, come anche aprire gli occhi e rendersi conto che il ruolo del ‘maschio alpha’ nella società è quello di essere “padre, amante, padrone”, il cui potere diventa il conto corrente con cui compra la donna e la rende schiava, geisha.
Un gioco di ruolo raccontato proprio in Geisha: il nulla cosmico maschile, motivo per cui la presa di coscienza diventa, infine, urlo straziante e sberleffo. “FAI DI ME LA TUA GEISHA” diventa una sfida, un voler dire “provaci, adesso, se ne hai il coraggio”.
Una presa di coscienza che torna anche in quella che, probabilmente, è la canzone più intensa dell’album: Quattordici luglio.
Emblematica è la frase finale del brano: “mi lasciavo sedurre dalle sue manie”. Restituisce tutta la dimensione di ciò che, secondo Carmen Consoli, un uomo è capace di fare alla mente di una donna che viene sedotta, conquistata e infine abbandonata senza nemmeno una spiegazione.
Spiegazioni che vengono cercate in Anello mancante, una “voragine che divora e non restituisce”. La stessa voragine che rende una donna piena d’amore una donna disillusa ma non doma, una vera e propria Contessa miseria.
Una donna “disperatamente sola alle porte dei Sessanta”, che cerca di restare avvenente con la chirurgia estetica, inseguendo “il mito di forme avvenenti”.
Ma c’è un aspetto che è il più importante di tutti, per quel tipo di società. Una donna resta sempre una donna. E se prova a diventare la miglior versione di sé stessa, a dire di no e a ribellarsi a soprusi e violenze – fisiche o morali – comincia a fare paura. Diventa quasi una strega.
E cosa si fa con le streghe? Si mandano al rogo. Ce lo insegnano i libri medievali e ce lo racconta L’ultima preghiera.
Mediamente isterica: un album più attuale di quanto dovrebbe essere. Purtroppo
Un album scritto da una donna per far capire alle donne che, nonostante tutto, alzare la testa non è sbagliato. In barba a tutte le conseguenze determinate da una società malata, colma di maschilismo.
Un album potente che, stranamente e contro ogni logica, trova una collocazione precisa anche oggi. E questo fa salire una rabbia, un nervoso indescrivibile.
Non è umanamente concepibile che un album pensato per dare forza alle donne quasi schiave di una società maschilista – quella del 1998 – sia più attuale oggi che 27 anni fa.
Questo vuol dire solo una cosa: non abbiamo imparato nulla in questi 27 anni. E forse, a posteriori, sarebbe stato meglio per tutti dare valore a questo lavoro, anziché criticarlo perché ci si aspettava la Carmen Consoli di Confusa e felice.
Del resto, cosa aspettarsi da quel tipo di società? Non sarebbe mai stato possibile farlo, con quella dose emotiva davvero scadente.
Titoli di coda
Sono tanti i nomi coinvolti dalla Cantantessa in questo disco, dove lei – oltre a cantare – suona chitarra elettrica, chitarra acustica, basso, pianoforte e Fender Rhodes. Ci sono Massimo Roccaforte (chitarra, cori), Santi Pulvirenti (chitarra, cori), Enzo Ruggiero (basso) e Leif Searcy (batteria).
Sono presenti inoltre: Salvo Cantone (basso in Bésame Giuda, Ennesima eclissi, Eco di sirene), Gionata Colaprisca (percussioni in Bésame Giuda, In funzione di nessuna logica, Eco di sirene, Quattordici luglio, Anello mancante, Contessa miseria), Roberto Baldi (pianoforte, Fender Rhodes in Puramente casuale; mellotron in Contessa miseria), Salvo Di Stefano (chitarra acustica in Anello mancante) e Leandro “Chillo” Misuriello (basso in Contessa miseria).
Episodi:
- Bésame Giuda
- Bésame mucho
- Puramente casuale
- Sentivo l’odore
- Autunno dolciastro
- Ennesima eclissi
- In funzione di nessuna logica
- Geisha
- Eco di sirene
- Quattordici luglio
- Anello mancante
- Contessa miseria
- L’ultima preghiera
Nel prossimo episodio: Resteremo negli anni ’90 e nel mondo della musica al femminile per scoprire un disco innovativo, coraggioso, ancor più perché realizzato da un’artista che si era mossa con successo fino a quel mondo in mondi musicali melodici al punto da venir considerata l’erede di Mina. Vi porteremo a conoscere un disco felice come un girasole.
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