Affitti brevi, gli albergatori invocano una norma nazionale
Torna caldissimo il tema degli affitti brevi dopo la sentenza n.2928/2025 del Consiglio di Stato, che ha stabilito che l’attività di locazione turistica, esercitata in forma non imprenditoriale, non rientra nel raggio d’azione dei poteri di inibizione dei Comuni. I provvedimenti comunali non potranno dunque regolamentare il fenomeno. A seguito di questa pronuncia Confindustria-Alberghi ha subito lanciato l’appello per una normativa nazionale chiara e adeguata alle accelerazioni subite dal mercato turistico. Continue reading Affitti brevi, gli albergatori invocano una norma nazionale at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


Torna caldissimo il tema degli affitti brevi dopo la sentenza n.2928/2025 del Consiglio di Stato, che ha stabilito che l’attività di locazione turistica, esercitata in forma non imprenditoriale, non rientra nel raggio d’azione dei poteri di inibizione dei Comuni. I provvedimenti comunali non potranno dunque regolamentare il fenomeno. A seguito di questa pronuncia Confindustria-Alberghi ha subito lanciato l’appello per una normativa nazionale chiara e adeguata alle accelerazioni subite dal mercato turistico.
«La decisione del Consiglio di Stato in materia di affitti brevi – commenta infatti la presidente di Confindustria-Alberghi Elisabetta Fabri – conferma la necessità, oggi più che mai, di affrontare il tema con uno sguardo d’insieme e strumenti normativi adeguati. Il fenomeno delle locazioni turistiche, in costante espansione, ha un impatto diretto sul tessuto sociale delle nostre città e non può continuare a svilupparsi in modo incontrollato. L’impatto di queste attività sull’offerta turistica del nostro Paese è evidente e l’esigenza di provvedimenti specifici appare sempre più urgente. È indispensabile una norma nazionale che consenta ai sindaci di intervenire laddove il territorio lo richieda, sulla base di dati concreti e verificabili. Oggi, grazie alla Banca Dati Nazionale delle strutture ricettive e al Codice Identificativo Nazionale, è possibile monitorare la realtà del settore. È necessario governare il fenomeno, non possiamo limitarci a subirlo».
«Abbiamo già visto – prosegue Fabri – segnali di reazione da parte dei cittadini. Altre città in Europa stanno già vivendo una reazione molto forte della comunità residente che noi dobbiamo assolutamente evitare. La salvaguardia dei residenti non è solo un tema sociale, ma una condizione essenziale anche per un turismo sostenibile e di qualità. Rappresentano il cuore pulsante dei nostri centri storici e dei quartieri, un elemento identitario che arricchisce l’esperienza del visitatore e contribuisce alla reputazione dell’Italia come destinazione autentica. Quando la vita di una località viene sostituita da un flusso continuo di visitatori mordi-e-fuggi, il tessuto urbano si impoverisce, la cultura si appiattisce e l’identità locale si dissolve soprattutto agli occhi di quel turismo colto e di qualità su cui l’Italia deve puntare».
«Una città vetrina, bella ma vuota – conclude Fabri – perde appeal proprio per chi cerca esperienze autentiche, relazioni vere e luoghi culturalmente vivi. Senza una regolamentazione seria, rischiamo di trasformare le nostre città in luoghi senz’anima, perdendo l’artigianato locale e tutte quelle attività commerciali tipiche e fortemente identitarie del nostro made in Italy, rendendole sempre meno capaci di raccontare la propria storia».
IMMOBILIARI: «I COMUNI FACCIANO UN PASSO INDIETRO»
Di tutt’altro tenore il commento alla sentenza del Consiglio di Stato del Presidente di Property Manager Italia, Lorenzo Fagnoni, che chiede alle amministrazioni comunali un tempestivo passo indietro: «È un verdetto che farà scuola: mette nero su bianco che i Comuni non possono imporre limiti arbitrari all’attività degli affitti brevi. È un precedente fondamentale: vogliamo suggerire ai sindaci di Firenze, Bologna, Roma, Venezia – e di tutte le città che hanno adottato regolamenti simili – di fare marcia indietro, prima di aggravare ulteriormente il danno già causato a cittadini e imprenditori che li hanno votati. Se non lo faranno, ci uniremo in una richiesta formale alla Corte dei Conti per danni erariali».
«Il Consiglio di Stato – conclude Fagnoni – ha detto chiaramente quello che noi, come associazione, sosteniamo da anni davanti a Regioni, Comuni e amministrazioni locali. Questa sentenza segna una netta sconfitta per chi ha costruito una narrazione distorta, trasformando un settore sano e innovativo in un bersaglio facile. Gli affitti brevi non svuotano i centri storici: il vero problema sono le politiche urbanistiche miopi, che hanno allontanato dal cuore delle città università, tribunali e servizi essenziali. I centri storici sono stati resi spesso invivibili per le famiglie, tra accessi limitati, difficoltà logistiche e desertificazione commerciale. È su questo che le amministrazioni dovrebbero intervenire, invece di colpire chi lavora onestamente, crea posti di lavoro e offre un servizio apprezzato da milioni di viaggiatori».