Lo “scalattore” Luca Colli punta allo Snow Leopard

Scala le montagne e porta in scena un messaggio di speranza. Dopo aver salito le vette più alte di ogni continente, ora ha nel mirino i 7000 dell’ex Unione Sovietica. L’unico italiano prima di lui a farlo è stato “Cala” Cimenti L'articolo Lo “scalattore” Luca Colli punta allo Snow Leopard proviene da Montagna.TV.

Apr 22, 2025 - 12:36
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Lo “scalattore” Luca Colli punta allo Snow Leopard

Avete presente quel detto secondo cui “il calabrone non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso”? Al di là del fatto che, chi lo scrisse, probabilmente si riferiva al bombo (e non al calabrone), e che entrambi gli insetti abbiano una dinamica tale da permetterne il volo, a noi piace soffermarci sul senso più profondo: cioè che a volte le cose, anche se apparentemente impossibili o di difficile realizzazione, accadono. E non per fortuna, ma perché dietro c’è qualcuno con una forte determinazione e forza di volontà. È il caso di Luca Colli, vigevanese, che da bambino cagionevole di salute, asmatico, si è trasformato in un alpinista di tutto rispetto, capace di scalare in velocità le vette più alte di tutti i continenti, che notoriamente sono 7 (le Seven Summits), ma per lui sono 11!  “Ero un bambino asmatico che sognava di correre sopra le nuvole, mentre tutti mi dicevano che non ce l’avrei mai fatta. Ma io non ho mai smesso di crederci”, racconta.

Ma Luca ha un’altra grande passione: il teatro, che ha deciso di coltivare con la stessa dedizione che ha per l’alpinismo. Grazie alla collaborazione con Corrado Gambi, attore, regista e formatore, ha trasformato il suo alpinismo in narrazioni capaci di ispirare. Tutti, anche quel bambino a cui viene detto che non ce la farà a realizzare i propri sogni. Tra gli spettacoli messi in scena: “Torno Subito”, monologo che racconta la scalata all’Everest; “5 Minuti”, evento formativo-performativo per aziende e scuole con una versione ridotta presentata al TEDxYouth@ITTColombo di Roma nell’aprile 2024; “A Spasso Fra le Nuvole… Per Qualche Montagna in Più”, un viaggio emozionante lungo 12 anni sulle Seven Summits.

Oggi Colli si sta preparando per una nuova avventura: a luglio inizierà il tentativo di salire tutte le montagne oltre i 7000 metri dell’ex Unione Sovietica, tra le catene del Pamir e del Tian Shan, per conquistare l’ambito riconoscimento Snow Leopard. Prima di lui, in ambito italiano, solo Cala Cimenti.

L’impresa in programma è molto impegnativa e si tratterebbe, in caso di riuscita, in un certo modo di raccogliere l’eredità di Cala Cimenti. Cosa ne pensi?

Sai, scalare cinque Settemila non è uno scherzo e alcuni tra questi sono davvero duri. Sono anche consapevole che inizio anche ad avere “una certa età” e che queste sono le ultime grandi scalate che probabilmente farò. Mi piacerebbe portare a termine questa impresa perché coronerebbe una vita sportiva tutta votata a qualcosa di speciale, di particolare, di “non comune”. In fin dei conti quello che mi ha sempre mosso è questo. C’è un pezzo del mio ultimo spettacolo “A spasso fra le nuvole… per qualche montagna in più”, in cui riesco a definire il senso di tutta questa mia “ricerca” nella bellezza, nella pace, nella serenità, nell’equilibrio. Che forse è quello che cerchiamo tutti, alla fine. E per me, andare in montagna significa cercare di avvicinarmi a ciò̀ che mi manca di più̀ e che riesco a trovare guardando la meraviglia del tutto quando sono lassù. Non sono i record, non sono i tentativi di essere “l’unico in qualcosa”. Non è questo che mi motiva e che mi spinge, non è raccogliere alcuna eredità, ma qualcosa di molto personale, di intimo.

Scalatore e attore. Come nasce la tua passione per la montagna e per il teatro? Quale dei due è il tuo “vero mestiere”?

La passione per la montagna nasce da piccolo. Io ero un bambino asmatico, sempre raffreddato, mi portavano in montagna d’estate perché mi faceva bene. Ero anche allergico, ho avuto uno shock anafilattico che per poco non mi uccide. Insomma ero perennemente malaticcio. La mia famiglia ha, da sempre, una casa di vacanza ad Alagna Valsesia. Mio nonno Giovanni, da giovane Sottufficiale e Guida Alpina Militare, era stato mandato, con i suoi Alpini, a costruire la mulattiera che collega ancora oggi Alagna con Macugnaga attraverso il Colle del Turlo. Il nonno si era innamorato di quella valle e, terminata la Seconda Guerra Mondiale, decise di costruire un piccolo chalet di vacanza proprio ad Alagna. In una frazione vicino alla nostra viveva un anziano signore, dall’età̀ indefinibile, curvo sotto il peso degli anni e dagli occhi di un azzurro quasi trasparente. Era un caro amico del nonno, ci veniva a trovare spesso e si chiamava Guglielmo. Parlava solo il dialetto della Valsesia e per me non era facile capirlo. Era una straordinaria guida alpina, in passato aveva realizzato imprese notevolissime sui 4.000 del Rosa.

Io trascorrevo intere serate a bocca aperta e con gli occhi sgranati ad ascoltare i racconti del nonno e “del Guglielmo”. Volevo andare anch’io in montagna, salire, sentire il vento sul viso, camminare sopra le nuvole, volevo vedere le aquile.  Vicino alla casa, nella frazione che si chiama Prati, c’era un masso, alto poco più̀ di due metri, con due alberi vicino. Io attraversavo il prato e scalavo quel masso, per poi mettermi seduto su uno dei rami degli alberi. Stavo lì a sentire la brezza di mezzogiorno, finchè la nonna mi chiamava per il pranzo. Sognavo. Sognavo di andare in alto. Così trascorrevo le mie vacanze scorrazzando per i monti accompagnato da mio padre o dal nonno.

Fino a quando, a 10 anni, i miei genitori mi fecero il regalo più̀ bello che potessi desiderare: la salita alla Capanna Regina Margherita. Poi nel 2008 casualmente lessi un articolo che parlava di una nuova disciplina sportiva che stava prendendo piede in Italia: il Nordic walking. La cosa mi incuriosì: presi il certificato di Istruttore e, per pubblicizzare questa nuova attività̀, pensai di salire in giornata alla Capanna Margherita con quella tecnica, partendo direttamente da Alagna: vecchio stile, insomma. La faccio breve, perché tutta la “sfida” ha comunque del comico e la racconto nel mio primo spettacolo “Torno subito”. In quella stessa estate 2008  ho scalato 10 vette del Monte Rosa oltre i 4000 in 9h e 20′. Avevo avuto grande riscontro presso la stampa locale e, sia gli amici giornalisti, sia gli amici guide alpine mi spronarono a fare qualche altra “impresa”, perché dicevano che “avevo i numeri” per realizzare qualcosa di importante. Durante l’inverno del 2008, scoprii che esisteva una gara: “Non puoi correre più̀ in alto in Europa”. Recitava così. Era la terribile Elbrus Race. Si trattava di una competizione che in passato veniva utilizzata come “griglia di scrematura” per gli alpinisti sovietici che volevano partecipare alle spedizioni himalayane. Dopo il crollo dell’Urss la gara era rimasta unicamente a scopo sportivo ed era aperta a chiunque. Nessun italiano vi aveva mai partecipato.

E tu naturalmente non hai esitato.

Esatto. Una scalata in velocità, lottando contro il tempo, gli avversari e le condizioni climatiche. Un “tutti contro tutti” a 5.000 metri di quota. Sarei stato il primo italiano a partecipare, sfidando i più̀ forti e veloci alpinisti dell’Europa dell’Est e del mondo. Mi sono subito entusiasmato. Ho pensato: “Posso farcela, posso gareggiare, magari non vincere, ma posso provarci. Comunque vada, devo arrivare in cima”. Così ho iniziato ad allenarmi. Il 9 settembre 2009 alle 11.08 ero sulla vetta dell’Elbrus con un tempo di 3 ore e 8 minuti, quinto assoluto e primo degli occidentali in gara.

Quel giorno in me si accese una luce: capii che forse potevo davvero compiere un’impresa che nessuno aveva mai tentato prima. Forse avrei potuto realizzare qualcosa che sarebbe rimasto nella storia.
Se avevo salito in velocità una montagna di quel genere, forse potevo farlo anche su tutte le altre. Decisi di salire le vette più̀ alte di ogni continente, secondo tutte le interpretazioni geografiche e geologiche. Ho terminato tutto il circuito nel 2021.

Il teatro che posto trova in tutto ciò, che per ora è “solamente” alpinismo, seppur di alto livello?

Nel 2019, di ritorno dall’Everest, mi viene voglia di raccontare quella esperienza. Inizio a scrivere e incontro il regista teatrale Corrado Gambi. Gli faccio vedere quello che ho scritto perché non ho mai avuto l’idea di raccontare le cose come se si trattasse di mostrare “le diapositive delle vacanze”. Lui resta molto colpito e dice che è scritto assolutamente con lo stile giusto per essere interpretato. Gli chiedo aiuto e ci mettiamo a lavorare perché trasformare miei pensieri in teatro vero e trasformare me soprattutto in attore vero, è un lavoro serio. L’arrivo della pandemia da un lato ci rallenta i programmi, dall’altro ci consente di lavorare davvero in modo approfondito. Debuttiamo con “Torno Subito” nel marzo 2022 e per tutto l’anno giriamo teatri in tutta Italia con grande soddisfazione. Il pubblico arriva a chiedere a Corrado se l’attore che ha fatto lo spettacolo abbia davvero scalato l’Everest. La cosa ci diverte tantissimo e ci inorgoglisce ci ha dato la misura che quello che stavamo facendo era corretto ed efficace.

Sei anche un motivatore, lavori con i ragazzi e nelle scuole e ci sono altri lavori già in corso d’opera

Abbiamo realizzato un “motivazionale” che portiamo in giro per aziende e scuole, il nuovo spettacolo che racconta tutte le mie Seven Summits, un libro in preparazione, ed altri programmi che piano piano prendono forma. Narrare la mia storia ha dato il via all’esigenza di raccontare qualcosa forse di molto più grande ed è quello che io, Corrado Gambi e Mario Ferraris Fusarini, il nostro “mago delle luci”, stiamo facendo.

Altri progetti e sogni nel cassetto?

A livello sportivo, quello più immediato è riuscire a completare il circuito dello Snow Leopard, spero in tre/quattro anni di farcela. Per tutto il resto abbiamo da portare in giro lo spettacolo nuovo, abbiamo un percorso di formazione che stiamo “mettendo a sistema” usando la metafora sportiva e teatrale a beneficio di aziende, con performance motivazionali, team-building, speech. Poi pubblicheremo appunto un libro. Insomma abbiamo tante strade da battere.

Come nascono le  “tue” 11 Seven Summits?

Ho inoltre salito le montagne più alte di ogni continente tenendo conto di tutte le interpretazioni geografiche e geologiche, redigendo quindi una nuova lista che comprende Elbrus, ma anche Monte Bianco, Kilimanjaro, Aconcagua, Denali, Kosciuszko, Piramide Carstensz, Mt. Wilhelm e Mt. Cook, Everest e Vinson.

Undici in tutto… scalate tutte in velocità e senza ossigeno!”.

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