La Thailandia rivede al ribasso gli obiettivi 2025 del travel
La Thailandia ridimensiona le proprie ambizioni e ricalibra la propria strategia turistica per il 2025, a causa del calo della domanda, delle preoccupazioni per la sicurezza a livello regionale e dei mutamenti nelle relazioni geopolitiche. Il Paese ha deciso di rivedere i propri obiettivi di fatturato del turismo internazionale, portandoli da 2.300 miliardi di baht (60,38 miliardi di euro) a 2.000 miliardi di baht (52,50 miliardi di euro). Continue reading La Thailandia rivede al ribasso gli obiettivi 2025 del travel at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


La Thailandia ridimensiona le proprie ambizioni e ricalibra la propria strategia turistica per il 2025, a causa del calo della domanda, delle preoccupazioni per la sicurezza a livello regionale e dei mutamenti nelle relazioni geopolitiche. Il Paese ha deciso di rivedere i propri obiettivi di fatturato del turismo internazionale, portandoli da 2.300 miliardi di baht (60,38 miliardi di euro) a 2.000 miliardi di baht (52,50 miliardi di euro).
Il ministro del Turismo e dello Sport, Sorawong Thienthong, ha riconosciuto l’impatto di questi cambiamenti globali, affermando che, nonostante l’obiettivo complessivo di fatturato per il 2025 rimanga di 3.500 miliardi di baht (91,88 miliardi di euro), il primo ministro ha incaricato il ministero di fare in modo che vengano raggiunti i 2.000 miliardi di baht con il mercato internazionale. «Qualsiasi cifra superiore sarebbe un bonus», ha dichiarato Thienthong.
Il fattore che maggiormente ha determinato la revisione al ribasso delle stime sul fatturato del turismo internazionale è il calo delle presenze di turisti cinesi: il 16 aprile è stato registrato il minimo per il 2025, con soltanto 5.833 arrivi, in calo da una media di 15.000-20.000, secondo quanto riportato dal Bangkok Post. Sisdivachr Cheewarattanaporn, presidente consultivo dell’associazione degli agenti di viaggio thailandesi, ha affermato che la Thailandia sta affrontando la peggiore crisi del mercato cinese degli ultimi anni.
Al 20 aprile, il numero di turisti arrivati dalla Cina, dall’inizio dell’anno, è di 1,5 milioni; poi, malesi (1,4 milioni) e russi (835.385), secondo il ministero del turismo e dello sport. Anche se gli arrivi giornalieri dovessero tornare a 10.000-15.000 per il resto dell’anno, il numero annuo di arrivi dalla Cina si attesterebbe solo tra i 4,2 e i 5,5 milioni, ben al di sotto dell’obiettivo governativo di 7 milioni e inferiore ai 6,7 milioni di arrivi dell’anno scorso. Nel 2019, prima della pandemia, la Thailandia ha accolto 11 milioni di visitatori cinesi, raggiungendo il record di 40 milioni di turisti provenienti dall’estero.
Cosa sta influenzando il calo di arrivi dalla Cina? Tre i fattori principali: il primo sono i dazi statunitensi, che si prevede faranno rallentare l’economia cinese; Pechino, poi, sta intensificando gli sforzi per promuovere il turismo interno, sviluppando infrastrutture e nuove attrazioni turistiche in tutto il Paese. Infine, la percezione che la Thailandia non sia più un Paese così sicuro: secondo l’ultimo Chinese Traveler Sentiment Report di Dragon Trail International, citato da Skift, oltre la metà dei cinesi che hanno partecipato al sondaggio ha definito la Thailandia «non sicura», contro il 38% della primavera del 2024. Un dato influenzato dagli episodi di criminalità contro turisti cinesi, che hanno avuto ampio risalto in Cina. In calo anche la percezione della sicurezza nei Paesi vicini, come Vietnam e Cambogia.