La strage nel Kashmir. Torna il terrorismo nella “piccola Svizzera” dell’India

Le 26 vittime dell’attentato di Pahalgam, località turistica del Kashmir, dimostrano che ai piedi del “Tetto del mondo” la pace non è ancora tornata. Il turismo, scelto dal governo di Delhi per portare prosperità e pace, è destinato a soffrire L'articolo La strage nel Kashmir. Torna il terrorismo nella “piccola Svizzera” dell’India proviene da Montagna.TV.

Apr 23, 2025 - 13:11
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La strage nel Kashmir. Torna il terrorismo nella “piccola Svizzera” dell’India

Il verde dei prati, il colore dei fiori, il vento dei tremila metri nelle foreste di pini e di deodar, gli eleganti cedri dell’Himalaya. E poi l’attacco, il rumore secco dei colpi, decine di turisti, arrivati da ogni parte dell’India e dall’estero che cadono a terra gravemente feriti o senza vita. Il bilancio ufficiale parla di 26 morti, una cifra probabilmente destinata ad aumentare a causa delle condizioni disperate di una parte dei feriti.

E’ accaduto martedì 23 aprile sui prati di Baisalgam, che si raggiungono a piedi o a cavallo da Pahalgam, una delle più frequentate località turistiche del Kashmir, la tormentata regione himalayana che dal 1947 è controllata dall’India.

La maggioranza della popolazione della zona è però musulmana, e per questo motivo il Kashmir viene rivendicata dal Pakistan, ed è teatro da decenni di attacchi terroristici efferati e di una spietata repressione da parte delle truppe e delle forze di polizia di Delhi.

L’attentato di martedì è stato rivendicato da un gruppo legato al Lashkar-e-Toiba, “l’Esercito dei Pii”, un movimento armato islamista che le Nazioni Unite considerano vicino ad Al-Qaeda e l’Unione Europea ha inserito da anni nella lista delle organizzazioni terroristiche. Secondo i sopravvissuti all’attacco i militanti, vestiti con tute mimetiche, hanno mirato agli uomini e risparmiato le donne. Uno dei terroristi, prima di fuggire, avrebbe gridato “chiedete a Modi se questa è normalità!”

Secondo i media indiani, subito dopo l’attentato, le forze di sicurezza hanno circondato la zona. E Pahalgam, che era piena di turisti, è stata avvolta dal silenzio. “I mandanti di questo gesto odioso saranno portati davanti alla giustizia, e non verranno risparmiati. La nostra determinazione di combattere il terrorismo diventerà sempre più forte” ha dichiarato Narendra Modi, Primo ministro dell’India, che ha interrotto una visita ufficiale in Arabia Saudita per tornare a Delhi.

“L’attacco contro i visitatori è un abominio, i responsabili sono animali, nessuna parola di condanna è sufficiente” ha aggiunto Omar Abdullah, Chef Minister (cioè governatore) dello Jammu and Kashmir.

Il Kashmir, la “piccola Svizzera” ricca di montagne e foreste, ha alle spalle una storia tormentata. Amato dai primi esploratori britannici grazie alle sue foreste e alle sue montagne, è stato a lungo conteso per la sua posizione geografica (vicinissima alla pianura dell’India, vicina ai passi che conducono verso il cuore dell’Asia), per le sue acque e per i suoi terreni fertili.

Nella Partition del 1947, la divisione tra l’India e il Pakistan al termine del dominio coloniale britannico, il principato di Jammu and Kashmir è stato assegnato alla prima perché il maharaja Hari Singh era di fede indù, mentre più di tre quarti dei suoi sudditi seguivano invece l’Islam. Gli scontri tra i due Paesi per il controllo del Kashmir sono iniziati subito.

Oggi Delhi controlla con un dispositivo di sicurezza imponente (circa 500.000 soldati) due terzi del territorio. Appartengono al Pakistan l’Azad Kashmir (“Kashmir libero”) e la regione del Gilgit-Baltistan, che comprende il Nanga Parbat, il K2 e centinaia di ghiacciai. La Cina controlla dal 1962 l’Aksai Chin, il settore nord-orientale del Kashmir, che consente il collegamento via terra tra le regioni del Tibet e dello Xinjang.

Gli scontri si sono sensibilmente ridotti dopo che, nel 2019, il governo di Narendra Modi ha revocato l’autonomia speciale concessa per decenni allo Jammu and Kashmir. Al centro della “normalizzazione” voluta dalle autorità di Delhi è stato il turismo, sempre più praticato da decine di milioni di indiani. Srinagar, capoluogo del Kashmir, è ridiventata frequentata come qualche decina di anni fa.

Mentre molti visitatori europei, nordamericani e giapponesi dell’Himalaya cercano vette, alte quote e trekking, la grande maggioranza dei turisti nazionali desidera solo fresco, aria pulita e verde. Soprattutto in questo periodo, in cui il caldo torrido che precede l’arrivo del monsone stringe come una morsa le città di pianura e della costa.

Dal 2019 nuovi hotel e resort stanno sorgendo ovunque, anche vicino alla linea di confine con il Pakistan, presidiata dall’esercito indiano. Gulmarg, d’inverno, è diventata la principale località sciistica dell’India. A Pahalgam funziona un campo da golf a 18 buche. Un programma governativo spinge le produzioni di film e serie televisive indiane a girare tra le montagne del Kashmir.

Nel 2024, secondo i dati ufficiali, circa 3,5 milioni di turisti, in gran parte indiani, hanno visitato il Kashmir. Un anno prima, il governo di Delhi aveva ospitato un vertice del G20 sul turismo a Srinagar, con misure di sicurezza straordinarie, per mostrare al mondo che la pace era tornata. L’attacco di Baisalgam, invece, ha dimostrato che la guerra non è ancora finita.

L’attacco più sanguinoso degli ultimi anni è avvenuto nel febbraio del 2019 a Pulwama, quando un terrorista suicida ha colpito un convoglio della polizia indiana con un’auto imbottita di esplosivo: morirono 40 agenti, altri 35 rimasero feriti. L’attentato più letale contro la popolazione civile risale al marzo 2000, quando un gruppo armato uccise una trentina di persone nel villaggio di Chittisinghpura.

Secondo Charlotte Tomas, politologa del think tank parigino Noria Research, “le autorità di Delhi hanno un grande interesse a mantenere il controllo sullo Jammu e Kashmir per motivi economici. I fiumi che scendono dall’Himalaya alimentano le centrali idroelettriche, il clima temperato (unico in India) permette di coltivare frutta e verdura. E poi c’è il turismo”.

“Negli ultimi anni il business è stato straordinario, ma in queste ore stanno arrivando disdette da parte di tour-operator e clienti. E’ un colpo terribile” ha dichiarato al quotidiano Indian Express Rauf Tramboo, presidente dell’Associazione degli Agenti di Viaggio del Kashmir. I contraccolpi sull’occupazione nella regione saranno probabilmente molto forti.

Prima di insediarsi nel 2022, il governatore Omar Abdullah aveva messo in guardia i media indiani e il pubblico. “Il turismo non è normalità, è un barometro dell’attività economica. La normalità è l’assenza di paura, l’impossibilità per i terroristi di colpire dove vogliono, il funzionamento della democrazia. Con qualunque metro si voglia giudicare, il Kashmir è ancora tutt’altro che normale”.

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