Intervista a Claude, in gara all’Eurovision 2025 per i Paesi Bassi
Intervista a Claude che rappresenterà i Paesi Bassi all'Eurovision 2025 di Basilea con il brano "C'est la vie" L'articolo Intervista a Claude, in gara all’Eurovision 2025 per i Paesi Bassi proviene da imusicfun.

Intervista a Claude che rappresenterà i Paesi Bassi all’Eurovision 2025 di Basilea con il brano C’est la vie.
Dopo i successi di Ladada e Layla, il giovane cantautore si prepara a rappresentare il proprio paese sul palco della St. Jakobshalle Arena con un brano intimo e solare che mescola il francese delle sue radici congolesi con l’inglese per parlare a tutto il mondo.
Con una voce calda e un’energia positiva, Claude racconta una storia personale che diventa universale: quella della resilienza, della gratitudine e della forza di sognare, anche nei momenti difficili. In questa intervista ci ha raccontato la nascita della sua canzone, il suo rapporto con la musica italiana, le emozioni della vigilia e il desiderio di trasmettere un messaggio semplice ma potente: “C’est la vie, ed è bellissima”.
Intervista a Claude, in gara all’Eurovision 2025 per i Paesi Bassi
Ciao Claude, ci puoi spiegare il significato della tua canzone C’est la vie?
C’est la vie è un’espressione che mia madre mi diceva spesso quando ero bambino. Quando le cose andavano male, lei mi ricordava sempre di guardare alle cose belle: poter respirare, bere acqua, essere in salute. Mi ha insegnato a essere grato, anche nei momenti difficili. E quando oggi ho una giornata storta, penso: “Se non ci fossero questi momenti brutti, non potrei apprezzare quelli belli“. È un inno alla gratitudine.
La canzone è molto emotiva ma anche ballabile. Come hai bilanciato questi due aspetti?
È stato un processo di scrittura diverso dal solito. Ero in studio con il mio team, stavamo scrivendo una canzone adatta per l’Eurovision e volevo fortemente sfruttare al meglio quel palco per raccontare una storia. Ma quale storia? Che messaggio avrei voluto portare? Siamo partiti dal pianoforte invece che dal ritornello. Ho cominciato canticchiando “C’est la vie” e pensavo: “Chi è la persona che mi ha insegnato questo?” Ed è stata mia madre. Poi con i produttori abbiamo parlato anche delle loro mamme e dei loro mantra e abbiamo mescolato tutto. Volevamo una storia, ma anche un pezzo ballabile, così abbiamo proseguito con l’arrangiamento. È venuto fuori in modo molto autentico.
Hai scelto di cantare in francese e in inglese. Perché questa scelta bilingue?
Perché il francese è la mia lingua madre, vengo dal Congo, ma volevo che il messaggio arrivasse a tutto il mondo, e l’inglese è compreso da molti. Quindi il francese è personale, e l’inglese universale. Entrambe le lingue sono mie e le porto al mondo.
Il messaggio di C’est la vie è molto universale. Cosa speri che il pubblico europeo porti con sé dalla tua performance?
Vorrei dire alle persone di essere grate, di continuare a sognare. Ero solo un ragazzino in un posto non molto sicuro, e ora vado all’Eurovision per i Paesi Bassi. Tutto può cambiare. E ogni volta che qualcosa va male, penso: “Va bene, fa parte della vita, verranno momenti migliori, C’est la vie appunto”. Voglio dire a tutti, soprattutto ai bambini che mi guarderanno da posti come Basilea: tutto è possibile, sii grato e segui il flusso.
Quest’anno all’Eurovision ci sono molte canzoni in francese. Come mai, secondo te?
Il francese è una lingua bellissima. Ci sono molti Paesi francofoni, ma anche artisti che amano semplicemente cantare in francese. E’ la lingua dell’amore. Per me è naturale, è la mia lingua. Per altri può essere per gusto personale. Ma sì, è bello sentire tutte queste lingue sul palco.
Hai già avuto successo in Europa con Ladada e Layla. Cosa ti aspetti dall’Eurovision a Basilea?
Sono grato per tutte le esperienze passate. Mi hanno aiutato ad affrontare meglio tutto ciò che sta succedendo ora. Ho solo 21 anni, ma negli ultimi due anni ho imparato tanto. L’Eurovision è un viaggio nuovo, emozionante, e non so cosa aspettarmi, ma porto con me tutto ciò che ho vissuto finora.
Senti una responsabilità particolare nel rappresentare i Paesi Bassi dopo il “caso” del 2024 con Joost?
Mi sento onorato di rappresentare il mio Paese. L’anno scorso non è finita bene, ma la performance di Joost è stata bellissima, ha fatto ballare e cantare tutti. Non so cosa sia successo dietro le quinte, quindi non posso commentare. Ma io non sento pressione. È un nuovo anno, con nuove vibrazioni.
Cosa pensi della musica italiana? Cosa conosci e cosa ti piace?
Ho scoperto che mi piace davvero tanto! Andrea Bocelli è fantastico, Ramazzotti è molto bravo, i Måneskin sono fortissimi. Ma anche Marco Mengoni, la sua Due Vite è una delle mie canzoni preferite, la ascolto in loop! Anche se non capisco tutto, la musica italiana ha un’anima simile alla chanson francese e mi emoziona tanto. È questa la forza della musica.
Sei stato nominato ambasciatore della libertà e hai partecipato a Beste Zangers. Come queste esperienze ti hanno influenzato artisticamente?
Essere ambasciatore della libertà è stato bellissimo. In un mondo pieno di conflitti, poter celebrare la libertà nei Paesi Bassi mi ha fatto riflettere su quanto sia preziosa. Mi ha dato speranza, spero che un giorno tutti potranno celebrarla. Beste Zangers è stato un sogno, lo guardavo da piccolo. Gli altri artisti hanno reinterpretato le mie canzoni e mi hanno fatto vedere la mia musica da prospettive nuove. Sono cresciuto tanto, come artista e come persona.
Il tuo album d’esordio Parler Français ha ricevuto ottime critiche. Qual è l’aspetto della tua musica che ti rende più orgoglioso?
Non lo faccio spesso, ma a volte riascolto la mia musica e penso: “L’ho scritto davvero io?”. Mi rende orgoglioso il fatto che il mio percorso artistico sia variegato, ma coerente. Per esempio il mio album è fresco, è mio, parla a tutti: bambini, adulti, madri, padri. E ha un messaggio chiaro, che voglio arrivi a tutti. È questo che mi rende felice.
Photo: Tim Buiting
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