I cerchi delle fate del Namib: enigmi disegnati dalla natura in un deserto che sussurra leggende al cielo africano

La scienza crede che sia opera di alcuni insetti, gli Himba parlano di antiche leggende e magia: è certo che i cerchi delle fate nel deserto della Namibia sono uno spettacolo unico al mondo

May 2, 2025 - 17:13
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I cerchi delle fate del Namib: enigmi disegnati dalla natura in un deserto che sussurra leggende al cielo africano

Nel cuore selvaggio della Namibia, dove il vento soffia tra le caratteristiche dune di sabbia rossa e il tempo sembra sospeso, si cela uno dei più affascinanti misteri naturali del pianeta: i cerchi delle fate. Dall’alto, sembrano macchie tonde perfettamente disegnate, come se qualcuno avesse punteggiato il deserto con un pennello gigante.

Sul terreno, invece, si rivelano come dischi di sabbia completamente spogli di vegetazione, circondati da una cornice di erba alta e verdissima, che accentua ancor di più il contrasto.

Distribuiti lungo una fascia lunga oltre 2.000 chilometri tra Angola, Namibia e parte del Sudafrica, questi cerchi variano da pochi metri fino a oltre dieci di diametro, con una vita media che oscilla tra i 20 e i 75 anni. Un fenomeno tanto regolare quanto inspiegabile, che ha dato vita a miti ancestrali e teorie scientifiche ancora in evoluzione.

Tra leggende himba e teorie scientifiche, l’enigma del Namib

Per gli Himba, popolazione nomade della Namibia, i cerchi delle fate sono sacri: opera del dio Mukuru, rappresentano le sue orme lasciate durante le sue visite sulla Terra. Secondo altri racconti, sono la conseguenza del respiro infuocato di un drago che vive sottoterra. E, in un paesaggio tanto estremo quanto magico, l’idea che qualcosa di soprannaturale sia all’opera non sembra poi così assurda.

Cerchi delle Fate, Namib, Namibia
Fonte: iStock
Dettaglio dei Cerchi delle Fate, nel cuore del Namib

Ma, d’altronde, la scienza non si accontenta delle leggende. Da decenni, biologi ed ecologi cercano di svelare il mistero. Una delle teorie più accreditate è quella del biologo tedesco Norbert Juergens, che individua la causa nelle termiti del deserto Psammotermes allocerus. Questi insetti vivrebbero nei cerchi, nutrendosi delle radici e impedendo alle piante di crescere, creando così una riserva di umidità sotterranea che favorisce la vita ai margini del cerchio. Tuttavia, esperimenti condotti da altri ricercatori, come Walter Tschinkel, non hanno confermato con certezza questa teoria: i cerchi naturali rimangono stabili per decenni, mentre quelli artificiali tendono a scomparire.

C’è anche chi ipotizza che i cerchi siano una forma di auto-organizzazione delle piante, un sistema naturale per gestire l’acqua in un ambiente ostile. Ogni ciuffo di erba competerebbe con gli altri per l’acqua disponibile, creando una distribuzione geometrica ottimale: quando la competizione si intensifica, nasce un “vuoto centrale” privo di vegetazione.

La verità, forse, sta in un mix di tutte queste ipotesi. Ma forse, ancora più importante della risposta scientifica, è l’effetto che questi cerchi hanno su chi li osserva. Davanti a questo spettacolo apparentemente semplice ma profondamente misterioso, la sensazione è di trovarsi al cospetto di qualcosa che sfugge alla logica e appartiene al linguaggio segreto della natura.

Come arrivare ai cerchi delle fate del Namib

I cerchi delle fate si trovano all’interno del Parco Nazionale di Namib-Naukluft, nella parte occidentale della Namibia. Le zone più accessibili dove è possibile osservarli da vicino si concentrano soprattutto nei pressi di Sossusvlei e nella Marienfluss Valley, aree spettacolari già di per sé per il paesaggio desertico e surreale che le caratterizza.

Chi parte da Windhoek, la capitale della Namibia, può raggiungere Sossusvlei in automobile in circa cinque o sei ore. È fortemente consigliato l’uso di un veicolo 4×4, poiché molte delle strade che conducono al parco sono sterrate e richiedono una buona maneggevolezza del mezzo, soprattutto durante la stagione secca.

Il periodo ideale per pianificare una visita va da maggio a ottobre, quando il clima è più secco e le temperature sono generalmente miti. Durante questi mesi, il cielo terso e la luce limpida offrono anche le condizioni migliori per scattare fotografie suggestive, soprattutto all’alba e al tramonto, quando le lunghe ombre disegnano i contorni dei cerchi con una nitidezza quasi magica.

Chi desidera ammirare il fenomeno dall’alto può affidarsi a uno dei numerosi tour in mongolfiera o in aereo leggero che sorvolano la zona: un’esperienza spettacolare, che consente di cogliere appieno la geometria e la vastità dei cerchi.