Curfew è una semi-distopia sulla doppia faccia della sicurezza
Può un coprifuoco per soli uomini fermare la violenza di cui sono perennemente vittime le donne di un’intera città? Questo suggerisce il disclaimer di Curfew, serie di Paramount+ dal romanzo di Jayne Cowie, che analizza, da più punti di vista, uno degli argomenti più scottanti della nostra epoca. E sebbene dalle prime battute aleggi quasi… Leggi di più »Curfew è una semi-distopia sulla doppia faccia della sicurezza The post Curfew è una semi-distopia sulla doppia faccia della sicurezza appeared first on Hall of Series.

Può un coprifuoco per soli uomini fermare la violenza di cui sono perennemente vittime le donne di un’intera città? Questo suggerisce il disclaimer di Curfew, serie di Paramount+ dal romanzo di Jayne Cowie, che analizza, da più punti di vista, uno degli argomenti più scottanti della nostra epoca. E sebbene dalle prime battute aleggi quasi un’aria futuristica e iperbolica, in cui donne di ogni età sono libere di fare bagordi la notte senza paure o responsabilità… molto altro ci viene comunicato. Di fatto, controverso e delicatissimo è il dissidio tra la sicurezza delle donne e la privazione arbitraria della libertà degli uomini.
Così, dietro un crime (ecco le serie crime che guardi in un giorno) britannico ben rifinito e intricato, in cui il presente si interseca con ricostruzioni del passato, tante sono le valutazioni che si possono trarre. Anzitutto, l’evento cruciale è l’omicidio di una donna e l’assenza di sospettati uomini. Questo perché nessuno di loro, quella stessa notte, aveva violato il coprifuoco. Il capo della polizia, dunque, darà per assodato che fosse necessariamente di genere femminile il colpevole. Ma la detective tutta d’un pezzo Pamela Green non riesce a crederlo.
Ma può il sistema di Curfew definirsi davvero infallibile?
Un’ipotesi potrebbe suggerire che, forse, questo riesca solo a limitare i danni in termini quantitativi, traviando silenziosamente anche coloro che hanno sempre mantenuto una buona condotta. In secondo luogo, palese è anche il riferimento agli influssi di estremismi, personificati da una Sarah che uccide un uomo agitato con un taser. Così come quello ai corrispettivi gruppi di misoginia (anche Friends è stata accusata di ciò), qui chiamati Alpha e parenti di realtà come la manosphere. Ciò detto, di gran lunga imperscrutabile è la puntuale linea di pensiero di un ambizioso show come Curfew.
Di sicuro, infatti, la storia ci trascina durante i suoi sei episodi tra le prospettive di Pamela, del suo collaboratore Eddie, della vittima Helen, della sua amica Sarah e della figlia Cass. Senza rivelarci, come da prassi, il vero colpevole prima dell’ultimo episodio, che tanto ci dice sull’omicidio e in parte anche sulla severa voce di Curfew. Tuttavia, l’idea che una donna avesse brutalmente picchiato a morte Helen, per poi trascinare il corpo fino al Centro per la Sicurezza delle Donne, risultava davvero remota.
E Pamela difenderà questa presa di posizione sin dall’inizio
Ella era stata infatti succube, in prima persona, della perdita atroce di una figlia assassinata da uno sconosciuto. Per questo motivo, anche noi decidiamo di affidarci al suo istinto e alla sua sfrontata tempra nell’ottenere le risposte che pretende senza temere nulla. Tanto che si arriverà, nel giro di una sola giornata fitta di flashback e plot twist (ecco i più geniali delle serie), all’americano Ben Williams, a sua moglie Sian, un’apparentemente prestante avvocata, e ai suoi due figli. Max in particolare.
Ben, uomo all’apparenza tollerante e comprensivo fino all’estremo, interpreta in realtà quel socialtipo deviato e machista che da sempre sevizia la moglie, la quale non è mai riuscita a difendere davvero se stessa e i suoi figli. Sarà proprio Max ad aver appreso tutto da suo padre e dalla sua aggressività. Cosicché la povera Helen, al primo e puntuale rifiuto al giovane, essendo un’adulta e sua insegnante, si assicurerà la sua condanna a morte.
Pertanto, Curfew ci insegna un concetto sottile
Difatti, nonostante l’improbabile sospetto su Sarah dopo il loro litigio e la rabbia di una Cass pronta a punire la madre e la sua socia per aver incastrato il padre, l’unica vera colpevole è dunque Sian. In quanto donna anche lei e complice di un sistema domestico tossico (qui un focus sulla serie La mia prediletta) e malvagio. Ma allo stesso tempo impotente come tutte coloro che si trovano coinvolte in un retaggio simile. Quindi, sebbene lo Stato avesse chiesto all’ispettore Ferguson di insabbiare reati come questo, per rendere definitiva ai voti l’efficienza del coprifuoco, la verità diceva altro.
A tal proposito, la vera azione di un Ente responsabile e realista dovrebbe essere olistica e rivolta principalmente all’infermità psicologica dei criminali. Tuttavia, al di là di questo, possiamo già affermare che un decreto distopico del genere sarebbe assurdo da applicare. Semplicemente poiché parecchio in opposizione a quelli che sono i diritti inviolabili dell’essere umano. Tuttavia, Curfew deve farci riflettere a fondo su quanto grave sia la situazione attuale.
Scoprire l’identità e il movente del colpevole, di fatto, poco cambia
Sia che questi fosse Tom Banley come nel romanzo, dopo aver scoperto che la sua nuova fiamma faceva la camgirl, oppure l’infatuato figlio di un uomo disturbato da tempo. Esiste ancora, ahinoi, chi vede l’emancipazione della donna, sempre più indipendente, dedita alla carriera, a coltivare le sue pubbliche relazioni, a godersi il tempo libero e a vivere la propria sessualità senza tabù, come un’esagerazione dei tempi moderni.
Di contro ci sono invece coloro che difendono legittimamente una tale conquista, che non deve assolutamente essere vista come una provocazione tale da attenuare il male che purtroppo si attira. Molti sono oggi i contenuti che ci danno uno schiaffo forte a riguardo. Visto che con le buone, tale messaggio non è in grado di scuotere gli animi fino in fondo. E se ci sarà un possibile prosieguo di Curfew, purtroppo, possiamo già prevederlo.
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