Un family business nato negli anni ’80. E’ questo il modello da cui prende origine Human Company, gruppo fiorentino che opera nel turismo open air.
L’intuizione
Tutto nasce dall’intuizione avuta dai Cardini Vannucchi, famiglia toscana attiva nel settore tessile a Prato che, mentre trascorreva una vacanza, ha intravisto un’opportunità di investimento nel turismo, che si è concretizzata con l’acquisizione di un camping, Il Girasole a Figline Valdarno, come racconta Domenico Montano, general manager Human Company, intervenuto al 3° Hotellerie Summit di Pambianco.
Dopo qualche anno è avvenuta in un certo qual modo la consacrazione di questa tipologia di vacanza. A sancirla sono stati i turisti tedeschi, all’epoca target di riferimento per l’open air, che “scoprono questo luogo e lo pubblicizzano come una delle esperienze più autentiche di questo modo di fare vacanza all’aria aperta che – precisa il manager – è molto più della tenda canadese in pineta, è un modo di immaginare il tempo da trascorrere durante la vacanza”.
La famiglia lascia quindi il settore del tessile e si dedica totalmente all’accoglienza. Ha investito e fatto innovazione sul fronte dei servizi, forte del fatto che il turista tedesco “aveva già standard qualitativi molto alti rispetto all’Italia”, il che ha permesso di posizionarli a un certo livello.
Da lì poi prende avvio lo sviluppo, che ha visto acquisizioni e riqualificazioni. “Il mercato del turismo all’aria aperta in Italia è ancora micro, c’è tanta distanza tra chi fa qualità e chi fa il campeggio vecchia maniera”.
Un portfolio da 11 strutture
Oggi Human Company conta 11 strutture outdoor tra village e camping in town in Toscana, Veneto, Lazio. “In pipeline ci sono tre aperture, di cui Eraclea è prossimo. Si trova nella zona storicamente più nobile dei villaggi turistici, cioè Cavallino Treporti in Veneto”.
Nel descrivere il progetto di Eraclea il manager sottolinea che sarà “di taglia importante, ma non il più importante, nella zona ve ne sono altri di taglia simile”. Si parla di 93 ettari, con piazzole, moduli abitativi, moby home, servizi, un parco acquatico da 9 ettari.
Un villaggio “che definisce nuovi standard, con piazzole che hanno il doppio della capienza rispetto allo standard tradizionale di 80-90 metri quadri, noi le faremo di 200 metri quadri, il che è possibile in un villaggio nuovo che parte da zero”.
Il villaggio ha una
capienza da 12mila presenze. Si potranno fare anche ingressi giornalieri, potendo usufruire dei servizi. Tra le formule previste da Human Company c’è anche il modello
Camping in town, aperti dodici mesi l’anno, vicini ai centri città.
Gli obiettivi di fatturato
Nel 2024 sono stati realizzati
162 milioni di fatturato. Il piano di sviluppo prevede di
raddoppiare il fatturato, la società pensa di poterci arrivare, con le due nuove aperture, “nell’arco del triennio-quinquennio”.
La società è affiancata da due fondi istituzionali che accompagneranno lo sviluppo, ma la governance è “ancora in mano alla famiglia”. Parlando di investimenti, a quanto dichiarato dal manager, “nel quinquennio saranno 360 milioni, sono 180 su Eraclea, gli altri sono suddivisi sul perimetro core per una parte di aggiornamento” e sull’altro villaggio, che sarà tematico sullo sport.
Niente Borsa tra i progetti
Alla domanda se tra i progetti della famiglia ci sia anche la Borsa, il manager osserva che l’open air è un settore in cui “c’è ancora tanto da fare dal punto di vista del consolidamento della tipologia di vacanza, in un settore che ha una serie di linee di ricavo ancillary che immaginare la Borsa o il private equity per fare sviluppo, credo sia prematuro. Al contrario è importante far comprendere cosa sia questo tipo di vacanza e lavorare sul concetto di marca“.
Il manager osserva che si tratta di un business “nato attraverso i tour operator” e le realtà non hanno investito sul brand. Numeri alla mano nel 2019 il 30% del traffico era diretto, il 70% mediato. Oggi è l’inverso, il 70% è diretto, “ci sono molti clienti di ritorno”.
In merito a un possibile sviluppo all’estero, il manager sottolinea che “l’estero è più maturo, la Francia è al secondo, terzo giro di grandi fondi di investimento, ma prima di guardare all’estero, ci si sposta verso Sud che è una miniera straordinaria di opportunità”.
Stefania Vicini
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