
I lampi di raggi gamma rivelano nuove dimensioni della più grande struttura cosmica La
Grande Muraglia Ercole-Corona Borealis, considerata la
struttura più vasta mai osservata nell’universo, si rivela ancora più
imponente e sorprendentemente più vicina alla
Terra di quanto fosse stimato in precedenza. A rivelarlo è un team di scienziati internazionali, guidato da
István Horváth,
Jon Hakkila e
Zsolt Bagoly, che ha analizzato con precisione un campione di
542 lampi di raggi gamma (GRB), le
esplosioni di energia più potenti dell’universo. Una struttura cosmica che sfida le leggi della cosmologia L’enormità della
Grande Muraglia Ercole-Corona Borealis rappresenta un enigma scientifico. Si tratta di un
superammasso di galassie che copre un’estensione di oltre
10 miliardi di anni luce in larghezza,
7,2 miliardi in altezza e
quasi 1 miliardo in spessore. Con dimensioni simili, questa muraglia potrebbe ospitare
oltre 94.000 galassie simili alla Via Lattea, poste una accanto all’altra. Secondo il
principio cosmologico, che postula un’universo
omogeneo e isotropico su larga scala, una struttura simile
non avrebbe avuto tempo sufficiente per formarsi nell’arco dei
13,8 miliardi di anni dell’età dell’universo. Tuttavia, le
osservazioni astrofisiche mostrano che tale struttura non solo esiste, ma
si estende ancora oltre quanto ipotizzato inizialmente. I GRB: fari cosmici della ragnatela dell’universo I
lampi di raggi gamma, utilizzati come tracciatori galattici, sono generati da
eventi catastrofici come il
collasso di stelle massive o la
fusione di stelle di neutroni. La loro luminosità estrema consente di individuarli a
distanze cosmiche che sfuggono ad altri strumenti ottici. “
I GRB ci dicono dove si trova la materia nell’universo, anche quando le galassie che la ospitano sono troppo deboli per essere rilevate direttamente,” ha spiegato Hakkila. Il loro utilizzo ha permesso al team di riconoscere che
porzioni della Grande Muraglia si trovano
più vicine alla Terra di quanto si pensasse. Un nome nato da un giovane appassionato di astronomia Il nome della struttura,
Grande Muraglia Ercole-Corona Borealis, è stato coniato da
Johndric Valdez, un giovane filippino con il sogno di diventare astronomo. Sebbene il nome faccia riferimento alle
costellazioni di Ercole e Corona Borealis, la struttura si estende anche in altre zone del cielo celeste, come
Boote e
Gemelli. La missione THESEUS e il futuro della cosmologia osservativa Per ampliare le conoscenze su questa
colossale struttura cosmica, il team sta collaborando allo sviluppo di
THESEUS, una missione dell’
Agenzia Spaziale Europea (ESA) dedicata alla rilevazione di
sorgenti energetiche transitorie e all’esplorazione dell’universo primordiale. L’obiettivo è
raddoppiare o triplicare il numero di GRB conosciuti, in particolare a
grandi redshift, ovvero alle
massime distanze osservabili. Secondo Hakkila, THESEUS potrà fornire una
mappatura completa della
Grande Muraglia Ercole-Corona Borealis, rivoluzionando la comprensione della
formazione delle strutture su larga scala e della
cosiddetta ragnatela cosmica. La scienza resta in attesa: la giuria è ancora indecisa Nonostante queste nuove scoperte,
il significato cosmologico della
Grande Muraglia Ercole-Corona Borealis resta
incerto. Alcuni
modelli teorici riescono a spiegare simili aggregazioni di materia, altri no. “
La giuria è ancora indecisa su cosa significhi tutto questo,” ha dichiarato Hakkila, lasciando aperta una delle
domande più profonde della cosmologia moderna.
Fonti autorevoli:
NASA,
ESA,
University of Alabama at Huntsville,
arXiv.
La Grande Muraglia cosmica è più vicina e vasta di quanto immaginato