
Nel pieno centro di
Roma, all’interno dell’antica rete idrica che scorre tra i
Fori Imperiali, la
Basilica Ulpia e i
Mercati di Traiano, vive una colonia sorprendente di
granchi d’acqua dolce. Identificati come
Potamon fluviatile, questi crostacei si muovono indisturbati in un mondo sotterraneo che coesiste da millenni con la capitale. Secondo diverse ricerche condotte da studiosi italiani, la presenza di questi animali non è una novità recente, ma un fatto noto almeno dal
1997. Alcuni
biologi evoluzionisti hanno avanzato l’ipotesi che la specie possa essere stata introdotta addirittura
tremila anni fa, in epoca classica, forse dagli
antichi Greci, che potrebbero aver trasportato con sé questi granchi come parte del loro corredo naturale. L’adattamento a un ambiente unico ha dato origine a una vera e propria
popolazione urbana di granchi, isolata da secoli nelle acque che scorrono tra resti archeologici e marmi imperiali. È all’interno di questo habitat particolare che si è sviluppato un
microcosmo biologico pressoché autonomo. Uno degli studi più significativi, quello firmato da
Scalici et al. nel 2008, ha analizzato il comportamento e le caratteristiche morfologiche di questi animali, riscontrando una
dimensione media superiore alla norma. Nei corsi d’acqua naturali i granchi Potamon difficilmente superano i
4 o 5 centimetri, mentre tra le strutture romane si incontrano esemplari che raggiungono anche i
7 o 8 centimetri. Il fenomeno del
gigantismo urbano non è raro nel mondo animale. A favorirlo sono spesso
fattori ambientali favorevoli, come la
scarsità di predatori, la
minore competizione per il cibo, la
lunga aspettativa di vita e la ridotta diffusione di patologie. Nel caso dei granchi romani, l’ambiente sotterraneo e poco disturbato ha offerto le condizioni ideali per una crescita anomala ma stabile. Le caratteristiche
chimico-fisiche delle acque presenti nell’area, sorprendentemente, non incidono in modo determinante. Nonostante il continuo afflusso turistico e l’attività umana, questo
ecosistema urbano è riuscito a preservarsi e ad adattarsi. I principali predatori dei granchi sono rappresentati da
ratti,
cornacchie e
gatti randagi, ma la
natura notturna di questi crostacei ha contribuito alla loro sopravvivenza. Di notte, infatti, quando le luci si abbassano e i passi si diradano, Roma rivela un volto completamente diverso, dove la
fauna selvatica prende il sopravvento. L’
isolamento ambientale ha paradossalmente creato una
nicchia ecologica stabile, in cui la specie ha potuto prosperare, adattandosi a condizioni di vita del tutto particolari. La scoperta di questa colonia di
granchi giganti nel centro storico di
Roma ci ricorda che la
natura urbana può celare sorprese straordinarie. Luoghi abitualmente percepiti come privi di vita selvatica possono invece ospitare forme di
biodiversità inaspettata. In altre città europee e americane, casi simili sono stati raccontati da grandi testate come
National Geographic e
BBC, a conferma della straordinaria
capacità adattativa della fauna in contesti metropolitani. Nel cuore della capitale italiana, questa realtà biologica millenaria convive con i
monumenti dell’antichità, offrendo un esempio potente di
resilienza naturale e
integrazione invisibile tra passato e presente.
Granchi giganti a Roma: un ecosistema segreto tra i Fori Imperiali