Il Cammino dei Briganti tra storia, natura e leggende nell’Appennino centrale
Il Cammino dei Briganti è un itinerario escursionistico ad anello lungo circa 108 chilometri, che si sviluppa tra l’Abruzzo meridionale e il Lazio settentrionale, attraversando territori di confine un tempo teatro di battaglie, nascondigli e fughe di coloro che si opposero all’unificazione d’Italia. Il cammino tocca paesi e vallate tra la Marsica e il Cicolano,

Il Cammino dei Briganti è un itinerario escursionistico ad anello lungo circa 108 chilometri, che si sviluppa tra l’Abruzzo meridionale e il Lazio settentrionale, attraversando territori di confine un tempo teatro di battaglie, nascondigli e fughe di coloro che si opposero all’unificazione d’Italia. Il cammino tocca paesi e vallate tra la Marsica e il Cicolano, due aree storicamente legate da secoli di transumanza, vita rurale e resistenza contadina. Intraprendere questo percorso significa immergersi in un ambiente ancora integro e poco turistico, dove la presenza umana è discreta e il paesaggio conserva una forza arcaica: faggete secolari, pascoli d’altura, antichi tratturi e borghi in pietra fanno da sfondo a ogni tappa.
L’itinerario, che parte e si conclude nel borgo di Sante Marie (AQ), è suddiviso in sette tappe, percorribili in altrettanti giorni, ma adattabili secondo il proprio livello di allenamento o disponibilità di tempo. È ben segnato e curato grazie all’impegno di associazioni locali, come la Compagnia dei Cammini, e rappresenta una proposta ideale per chi cerca un cammino autentico, accessibile e profondo dal punto di vista culturale e paesaggistico.
Perché si chiama “Cammino dei Briganti”
Il nome evocativo del cammino affonda le radici in una pagina spesso trascurata della storia italiana: quella del brigantaggio postunitario. Dopo l’unificazione del 1861, le zone interne dell’Appennino centro-meridionale – in particolare i territori dell’ex Regno delle Due Sicilie – furono teatro di una lunga e sanguinosa resistenza popolare contro il neonato Regno d’Italia. Bande di briganti, spesso sostenute dalle comunità locali, si rifugiarono tra questi monti per sfuggire alle forze piemontesi e continuare la loro lotta. Il territorio attraversato dal Cammino dei Briganti fu uno dei più attivi in questo senso: da Cartòre a Valdevarri, da Rosciolo a Nesce, le vallate divennero rifugi naturali per i fuorilegge e oppositori politici.
Fra le figure più emblematiche legate a questa zona c’è quella di José Borjes, un ufficiale spagnolo borbonico che si unì alla causa brigantesca come emissario del re Francesco II, tentando di organizzare una contro-offensiva militare che però si concluse tragicamente. Borjes venne catturato e giustiziato proprio nei pressi dei luoghi oggi toccati dal cammino. Il suo nome – come quello di altri briganti locali – è ricordato ancora oggi da lapidi, cippi e racconti tramandati oralmente, che fanno del percorso una vera e propria narrazione a cielo aperto della microstoria italiana.
Le tappe principali del Cammino dei Briganti
Il Cammino dei Briganti è pensato per essere percorso in sette tappe giornaliere, che formano un anello chiuso con partenza e arrivo a Sante Marie. Ogni tappa è un microcosmo a sé: si attraversano boschi secolari, borghi medievali, crinali panoramici e vallate dimenticate dal tempo. Le distanze sono contenute, ma la varietà dei paesaggi e la presenza costante di testimonianze storiche rendono ogni giornata ricca di scoperte.
A questo si aggiungono la possibilità di pernottare in strutture accoglienti, di incontrare la popolazione locale e di assaporare una cucina semplice ma autentica. L’organizzazione del cammino è flessibile: alcune tappe possono essere allungate o accorciate in base al proprio passo e alle esigenze logistiche, mentre la variante al Lago della Duchessa offre un’opzione più alpina per chi cerca un’avventura fuori dal tempo.
Tappa 1: da Sante Marie a Santo Stefano (5,6 km, 380m D+, 160m D-, 2 ore)
La prima tappa parte dal borgo di Sante Marie, dove ha sede il Museo del Brigantaggio e dove è possibile ritirare il salvacondotto, simbolo identitario del cammino. Il percorso si addentra in un bosco di castagni e faggi, offrendo già dalle prime ore un’immersione nella natura appenninica. Lungo il sentiero si incontrano antiche carbonaie e muri a secco, testimoni dell’antica economia di montagna. Il tratto è breve ma presenta una discreta salita che culmina nel piccolo abitato di Santo Stefano, incastonato tra i monti e caratterizzato da un’atmosfera sospesa nel tempo. È un luogo perfetto per pernottare in tranquillità e assaporare i ritmi lenti della vita rurale.
Tappa 2: da Santo Stefano a Nesce (13,9 km, 400m D+, 625m D-, 5-6 ore)
Dopo aver lasciato Santo Stefano, il cammino prosegue su sentieri e strade bianche che attraversano boschi e crinali panoramici, offrendo scorci suggestivi sulla Valle del Salto. Durante il tragitto si incontra la frazione di Valdevarri, con una fontana pubblica utile per rifornirsi d’acqua. Questa zona era nota per essere uno dei rifugi preferiti dai briganti, grazie alla sua posizione isolata e alla fitta vegetazione. Più avanti, una variante consente di visitare Poggiovalle, paese disabitato che conserva un fascino ruvido e autentico, perfetto per chi cerca silenzi profondi e tracce della storia dimenticata. L’arrivo a Nesce avviene scendendo lungo un sentiero boscoso: il borgo è adagiato su un piccolo colle e offre strutture ricettive diffuse per il pernottamento.
Tappa 3: da Nesce a Cartòre (12,6 km, 580m D+, 500m D-, 4-5 ore)
Da Nesce si parte attraversando un territorio collinare che progressivamente si innalza verso le pendici del Monte Velino, offrendo tratti molto suggestivi tra boschi misti e radure panoramiche. Il percorso è silenzioso e solitario, attraversa aree rurali abbandonate e conserva un’atmosfera quasi intatta. Uno dei tratti più belli è quello che si avvicina a Cartòre, dove si cammina su una vecchia strada sterrata, tra muretti a secco e tratti di prato punteggiati da querce. Il borgo di Cartòre, oggi disabitato ma ben restaurato, è uno dei simboli del cammino, perché fu rifugio di briganti e centro di resistenza popolare. Qui è possibile dormire in rifugio autogestito o in tenda, immersi in un paesaggio selvaggio e senza tempo.
Tappa 4 (opzionale): da Cartòre al Lago della Duchessa e ritorno (11 km, 900m D+, 900m D-, 5-6 ore)
La salita al Lago della Duchessa, facoltativa ma altamente consigliata, è una delle esperienze più intense e panoramiche del cammino. Il sentiero si inerpica ripidamente tra boschi e canaloni, fino a raggiungere la conca glaciale a 1.788 m, dove si trova il lago, spesso parzialmente ghiacciato in primavera. Questo luogo ha un’aura solenne e silenziosa, circondato da pareti rocciose e pascoli d’altura frequentati da cavalli e bovini liberi. La discesa avviene lungo lo stesso percorso. È fondamentale avere buone condizioni fisiche, acqua a sufficienza e un minimo di esperienza in ambiente montano, soprattutto in caso di neve residua o nebbia.
Tappa 5: da Cartòre a Rosciolo dei Marsi (15,7 km, 400m D+, 700m D-, 5-6 ore)
Questa tappa riconduce verso la bassa valle, offrendo tratti di cammino molto vari tra sentieri boschivi, strade poderali e scorci sulla conca del Fucino. Il percorso tocca il borgo di Masseria, dove è possibile una sosta, e prosegue poi verso uno dei luoghi più suggestivi dell’intero cammino: il monastero di Santa Maria in Valle Porclaneta, splendido esempio di architettura romanica incastonato nella roccia. La tappa termina a Rosciolo dei Marsi, borgo ben conservato con numerose possibilità di alloggio, noto per la sua architettura tradizionale e i murales storici.
Tappa 6: da Rosciolo dei Marsi a Casale Le Crete (10 km, 300m D+, 150m D-, 3-4 ore)
Una tappa più breve e rilassante, ideale per recuperare energie. Si cammina tra colline dolci, orti e oliveti, con il Monte Velino sempre a fare da sfondo. Durante il tragitto si attraversano zone agricole e si toccano antichi casali, fino ad arrivare a Casale Le Crete, una struttura immersa nella natura, punto ideale per una sosta gastronomica o un pernottamento rigenerante. Il paesaggio è aperto e soleggiato, con tratti panoramici che offrono vedute spettacolari sul Fucino e sulla catena del Sirente.
Tappa 7: da Casale Le Crete a Sante Marie (13 km, 300m D+, 350m D-, 4-5 ore)
L’ultima tappa chiude l’anello riportando il camminatore a Sante Marie, attraverso un percorso morbido ma vario. Si attraversano aree boscose e crinali panoramici, dove è possibile ammirare tutta la vallata e riflettere sul viaggio appena compiuto. Prima dell’arrivo, si passa accanto a fontane storiche, vecchi muretti contadini e sentieri che furono battuti da pastori e briganti. Il ritorno a Sante Marie rappresenta un momento di gratitudine e compimento: il viaggio si chiude nello stesso luogo da cui è iniziato, ma con nuovi occhi e nuove consapevolezze.
Logistica e consigli di sicurezza per percorrere il Cammino
Una delle grandi forze del Cammino dei Briganti è la sua accessibilità logistica. Il punto di partenza, Sante Marie, è raggiungibile facilmente in auto, ed è collegato anche da mezzi pubblici tramite treni e autobus che arrivano fino a Tagliacozzo o Avezzano. Il cammino è ben segnalato lungo tutta la sua estensione, con segni rossi e bianchi che accompagnano il camminatore in sicurezza. Lungo le tappe, sono presenti strutture ricettive locali: B&B, agriturismi, case private, rifugi, e in alcuni casi aree attrezzate per campeggiare. È consigliato prenotare con anticipo, soprattutto nei mesi estivi e durante i ponti festivi, quando l’affluenza è maggiore. Le tappe sono pensate per essere affrontate anche da camminatori mediamente allenati e non richiedono equipaggiamento tecnico: bastano un buon zaino, scarponcini comodi e uno spirito di adattamento.
Il Cammino dei Briganti non presenta particolari rischi oggettivi, ma richiede comunque attenzione e consapevolezza, soprattutto in relazione all’isolamento di alcune tappe e all’ambiente naturale che si attraversa. I sentieri sono ben segnati, ma è buona norma portare con sé una traccia GPS aggiornata e una mappa escursionistica cartacea, utile in caso di problemi con la batteria del telefono. L’acqua si trova facilmente lungo il percorso, grazie alla presenza di fontane pubbliche e rifornimenti nei borghi, ma è sempre meglio avere con sé una borraccia capiente o una sacca idrica per le giornate più lunghe o calde.
Non è necessaria un’assicurazione alpinistica, ma è consigliabile avere con sé un kit di pronto soccorso, una coperta termica e un fischietto di emergenza, oltre ai numeri di riferimento della protezione civile e dei centri abitati lungo il percorso. Il cammino è percorribile da marzo a novembre, ma nelle stagioni intermedie – soprattutto a primavera inoltrata e in autunno – è bene verificare le condizioni meteo prima della partenza, perché la nebbia e le piogge intense possono rendere alcuni tratti scivolosi. Se si sceglie di dormire in tenda, è importante conoscere le normative locali e piantare la tenda solo nelle aree consentite, rispettando sempre l’ambiente e lasciando pulito.
Il Cammino dei Briganti: un’esperienza che lascia il segno
Il Cammino dei Briganti non è solo un itinerario escursionistico, ma un vero viaggio nel cuore nascosto dell’Appennino centrale. È un’esperienza che unisce natura, storia, spiritualità e semplicità. Camminare tra questi sentieri significa riscoprire un’Italia minore e profonda, fatta di borghi silenziosi, paesaggi vasti e gesti autentici. È un cammino che insegna l’autonomia, la lentezza e il rispetto, dove ogni passo si fa memoria, e ogni sosta è un’occasione per tornare in ascolto.
Adatto sia a chi è alle prime esperienze di cammino, sia a chi ha già percorso vie più celebri, il Cammino dei Briganti rappresenta un invito a rallentare, osservare, ascoltare. Un viaggio per tutti, ma soprattutto per chi è disposto a lasciarsi sorprendere.