
Nel cuore delle
foreste pluviali della Malesia, una crisi umanitaria ed ecologica si sta aggravando rapidamente. La
tigre malese (Panthera tigris jacksoni), classificata come
in pericolo critico dall’
Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), è oggi vittima e causa di un conflitto sempre più acceso con le comunità indigene, in particolare con i
Temiar, Batek e Jahai. Alla base di questa tensione c’è un unico e devastante motore:
la deforestazione incontrollata per la produzione di olio di palma.
L’espansione dell’olio di palma e la distruzione dell’habitat naturale Tra il
2002 e il 2023, la Malesia ha perso
oltre 2,93 milioni di ettari di
foresta primaria secondo il
Global Forest Watch (fonte). Una superficie superiore a quella dello stato americano del Vermont.
Gigantesche piantagioni di palma da olio hanno sostituito ecosistemi antichissimi, provocando la frammentazione degli habitat, l’estinzione del
rinoceronte di Sumatra e ora mettendo a rischio
la sopravvivenza della tigre malese. Questa distruzione ha costretto i grandi felini a uscire dalle foreste per cercare cibo. Con la drastica riduzione dei
cinghiali, loro preda principale, a causa di un’
epidemia di influenza suina iniziata nel
2022, le tigri si spingono verso i villaggi, dove trovano
bestiame… o esseri umani.
Gli attacchi aumentano: cinque morti in due anni Tra il
2022 e il 2024,
cinque persone sono state uccise da tigri nella
Penisola malese. Due di queste morti sono avvenute
entro 10 chilometri e in sole 48 ore. Vittime come
Pisie Amud, giovane Temiar di 25 anni, e
Halim Asin, pescatore Batek, sono diventate tragici simboli di una convivenza ormai infranta tra uomini e predatori. La risposta delle comunità indigene è duplice: da un lato, il
terrore e il trauma; dall’altro, la nascita di nuove forme di
resistenza e protezione del territorio.
Conoscenze ancestrali e tecnologia: la risposta indigena al bracconaggio Nel
Royal Belum State Park, i
Jahai hanno dato vita al progetto
Menraq, un’
unità antibracconaggio indigena che coniuga
saperi tradizionali con strumenti come
GPS, trappole fotografiche e telefoni satellitari. Il progetto, sostenuto dalla ONG
Rimau e dalla
Perak State Parks Corporation, ha contribuito alla protezione di una delle ultime aree intatte dell’habitat della tigre malese. Il lavoro degli
uomini Jahai, come
Ardi Kembong e
Talib Mat Razi, non si limita al pattugliamento: viene esteso anche all’
educazione dei più giovani, grazie al programma
Menraq Muda, che punta a formare una nuova generazione di guardiani della foresta.
La burocrazia frena gli sforzi di conservazione Il programma
IC-CFS (“
Migliorare la connettività nella Spina Dorsale delle Foreste Centrali”), sostenuto dal
Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), mira a creare un
corridoio forestale di 300 chilometri tra i parchi nazionali di
Royal Belum e
Taman Negara. Tuttavia, l’efficacia dell’iniziativa è minata dalla
struttura federale della Malesia, dove ogni stato –
Perak, Kelantan, Pahang – ha autonomia nella gestione forestale. Questa frammentazione amministrativa ha compromesso la continuità dei corridoi ecologici, rendendo
inefficaci anche le infrastrutture come i viadotti per la fauna selvatica.
Tra bracconieri e veleni: la tigre sopravvive a stento Oltre alla perdita di habitat, le
tigri malesi affrontano la
minaccia costante del bracconaggio. I bracconieri, spesso provenienti da
Vietnam, Cambogia e Thailandia, entrano in Malesia con
visti turistici, portano cani da allarme e usano
trappole metalliche e lance per evitare di essere rintracciati da colpi d’arma da fuoco. Le unità di Menraq, però, documentano regolarmente la presenza di bracconieri nei loro pattugliamenti settimanali. La morte sospetta di una
tigre nel fiume Pergau nel Giugno 2024, probabilmente
avvelenata, ha ulteriormente allarmato gli ambientalisti. Il corpo non presentava ferite e l’autopsia non ha chiarito le cause della morte.
Un futuro appeso a un filo Con
soli 130-140 esemplari rimasti in libertà, la
tigre malese è vicinissima all’estinzione. La
sopravvivenza della specie dipende ora dalla capacità di
salvare ciò che resta delle foreste,
rafforzare i corridoi ecologici e
coinvolgere attivamente le popolazioni indigene nella gestione sostenibile del territorio. Le storie dei Temiar, Batek e Jahai ci ricordano che la
salvezza della tigre passa dalla giustizia per le comunità native e dalla tutela del loro legame millenario con la natura. scienze.com
Crisi in Malesia: l’equilibrio tra uomo, tigre e foresta è a un punto di rottura