Riaperta la strada del Vallone della Valletta, nel Cuneese

Diventa così possibile raggiungere facilmente il rifugio Remondino (2340 m), strategico punto di partenza per molte escursioni scialpinistiche nella Valle Gesso L'articolo Riaperta la strada del Vallone della Valletta, nel Cuneese proviene da Montagna.TV.

May 12, 2025 - 10:19
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Riaperta la strada del Vallone della Valletta, nel Cuneese

Con la riapertura della strada del Vallone della Valletta, dallo scorso 30 aprile è di nuovo possibile raggiungere il Pian della Casa del Re e l’alta Valle Gesso. Un passaggio fondamentale per la stagione primaverile dello scialpinismo, atteso ogni anno dai cuneesi (e non solo), che finalmente possono arrivare in auto fino al Pian della Casa e salire al Rifugio Remondino, punto di partenza per gite super classiche come la Cima Ghiliè (2998 m).

Il Rifugio Remondino (2430 m), che sarà aperto tutti i giorni dal 24 maggio, è gestito da Marco Ghibaudo dal 2023: «Un tempo le strade venivano riaperte tardi, a giugno, ma oggi la neve è sempre meno», racconta. «Perciò è essenziale per noi sfruttare quei 20-30 giorni utili per lo scialpinismo. Se la strada resta chiusa troppo a lungo, ci perdiamo tutti». Dopo le chiusure invernali, infatti, dall’1 aprile era stata riaperta la strada soltanto fino Terme di Valdieri, in seguito allo studio valanghivo commissionato dalla Provincia. Mentre ora è tornato percorribile anche l’ultimo tratto, di competenza comunale.

Ogni anno, però, ad ostacolare la riapertura della strada sono soprattutto i rallentamenti burocratici più che le condizioni oggettive: «Nelle ultime settimane, ad esempio, lungo il percorso c’era solo una valanga e un po’ di ghiaccio… Sarebbero bastate poche ore di lavoro per liberare quei tratti. Invece ci è voluto tempo. E ogni settimana persa è un danno per l’intero turismo locale: bar, rifugi, ostelli… è tutta una valle che lavora».

Secondo il punto di vista degli Enti interessati (per un tratto la Provincia di Cuneo, per l’altro il Comune di Valdieri), si tratterebbe di una questione di sicurezza: «Capisco che la sicurezza sia prioritaria», continua Ghibaudo. «Ma occorre una maggior sensibilità da parte degli Enti. Ogni anno siamo noi a dover insistere per far aprire la strada, mentre riceviamo mail e telefonate da chi ci chiede perché è ancora chiusa. Così la montagna muore».

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