Lucio Corsi presenta “Volevo essere un duro”, un viaggio tra realtà e immaginazione
Lucio Corsi torna con il nuovo album "Volevo essere un duro", un'opera che mescola infanzia, amicizia, amore e ricordi tra realtà e fantasia L'articolo Lucio Corsi presenta “Volevo essere un duro”, un viaggio tra realtà e immaginazione proviene da imusicfun.

Lucio Corsi torna con “Volevo essere un duro“, il suo nuovo album, un’opera che mescola infanzia, amicizia, amore e ricordi tra realtà e fantasia. Il disco, che prende il nome dalla canzone con cui ha conquistato il pubblico di Sanremo 2025, è un viaggio attraverso personaggi e luoghi che raccontano la crescita e la trasformazione. Qui la videointervista di presentazione del progetto.
“È un disco di ricordi veri e falsi, di personaggi del bene e del male, di località, che esse siano prati di margherite o squallide zone industriali”, racconta il cantautore toscano.
Lucio Corsi ha voluto imprimere una svolta al suo stile narrativo, cercando un linguaggio più diretto e concreto. “Nelle forme di espressione credo che la cosa a cui si debba tendere è il cambiamento. In questo disco ho cercato una trasformazione soprattutto a livello testuale, cercando di non staccare più di tanto i piedi da terra. Ho cercato di cantare in maniera chiara e diretta di persone”.
Se nei suoi lavori precedenti la sua scrittura evocava immagini bucoliche e metafore naturali, questa volta il focus è sulle persone. “Prima raccontavo attraverso gli elementi naturali e gli animali della mia Maremma, ora ho provato a parlare direttamente di persone”.
E così prendono vita personaggi unici: Francis Delacroix, il fotografo visionario e bugiardo; Rocco, il terribile compagno delle medie in “Let There Be Rocko”; Il Re del Rave, simbolo di una gioventù sgangherata ma carismatica. “È un disco che racchiude un sacco di personaggi e che racchiude la mia infanzia e adolescenza. È bello reinventarsi il passato, mescolandolo con quello di altri. Guardando al passato si possono fare scelte migliori per il futuro”.
Corsi descrive la genesi del suo album con immagini evocative: “Volevo essere un duro è nato strisciando sui marciapiedi, nascondendomi negli armadi o sotto le zampe dei tavoli, girando tra i panni sporchi nelle lavatrici, appendendomi con le mollette ai capelli ai panni stesi, cercando ricordi non miei nei cappelli degli altri, cercando nuovi orizzonti nelle scarpe degli altri”.
La sua musica mantiene il gusto per il racconto, ma in una dimensione più concreta. “Dopo circa due anni ho trovato nove canzoni diverse e le ho convinte ad andare ad abitare nello stesso palazzo. Così è nato il disco”.
Nel disco si sente forte il legame con la tradizione cantautorale italiana, ma anche con il rock più classico: “Ivan Graziani e Lucio Dalla sono i miei maestri. Ma dentro ci sono anche Vasco, Bennato, fino a Elvis”.
Questo lo ha portato a crearsi un’identità ben definita, lontana dalle mode del momento: “Un outsider come me, a Sanremo rischiava di essere travisato, invece ho colpito al cuore il pubblico. Tutto questo affetto non me lo sarei mai aspettavo”.
Dopo il secondo posto a Sanremo con “Volevo essere un duro”, Lucio Corsi si prepara a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest 2025: “Ci eravamo preparati alla possibilità. Con Tommaso e il mio entourage eravamo della stessa idea, ovvero di andare. Lo spettacolo lo stiamo preparando, ma al centro ci sarà la musica. Porterò con me un’armonica…”.
Parallelamente, partirà anche il tour: “Saremo in sette sul palco e suoneremo come fossimo al liceo. A Sanremo ho sofferto tanto per gli in-ear. Quando faccio un concerto punto su qualcosa di diverso dal disco, con un approccio più rock’n’roll”.
L’appuntamento più atteso sarà agli Ippodromi 2025, con le date del 21 giugno al Rock in Roma e del 7 settembre a Milano. “Ci sarà una formazione allargata, con una serie di fiati e cori. Ma il fulcro sarà sempre la mia band”. Qui il link per l’acquisto dei biglietti.
Lucio Corsi ha sempre rivendicato il legame con la sua terra d’origine, la Maremma: “In provincia si respira pace, ma anche noia. È un equilibrio sottile, ma io sono fortunato ad essere cresciuto in campagna. Prima o poi bisogna fare i conti con la noia e il silenzio ed è fondamentale per fuggire con l’immaginazione”.
La musica è la sua fuga, il suo modo di raccontare storie. “L’arte mi ispira, un po’ come tutto quello che mi sta attorno. Mi piace trovare storie in ogni cosa”.
Un disco denso di immagini, emozioni e personaggi, in cui realtà e immaginazione si fondono. “L’importante è restare concentrati sulla musica. Ci siamo e ci saremo”.
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