La Niña: la Rosalìa italiana che unisce folclore campano e modernità
La cantautrice napoletana Carola Moccia, conosciuta con il nome d’arte La Niña, si è affermata come un simbolo L'articolo La Niña: la Rosalìa italiana che unisce folclore campano e modernità proviene da Velvet Music.

La cantautrice napoletana Carola Moccia, conosciuta con il nome d’arte La Niña, si è affermata come un simbolo della nuova canzone napoletana, guadagnandosi il titolo di “Rosalìa italiana” per la sua straordinaria capacità di fondere il folclore campano con sonorità contemporanee. A due anni dal suo album di debutto, Vanitas, La Niña torna sulla scena musicale con il suo nuovo lavoro, Furèsta, uscito il 21 marzo. Questo disco è stato anticipato dai singoli “Figlia d’a tempesta” e “Guapparìa”, che offrono un assaggio del suo stile unico e del profondo legame con le tradizioni musicali della sua terra.
la ricerca di una fusione tra passato e presente
In un’intervista a Summer Camp, La Niña approfondisce il suo approccio musicale, evidenziando come la sua ricerca si concentri sulla fusione di elementi sacri e profani, creando un dialogo tra passato e presente. La musica di La Niña non si limita a riflettere il suono urbano di Napoli, ma abbraccia l’intera Campania, riscoprendo ritmi e melodie delle campagne, di quel folclore che affonda le radici nella storia antica del territorio. La cantautrice sottolinea: “La musica a cui faccio riferimento ha poco a che fare con la città di Napoli. Ha molto più a che fare con le campagne e quindi col folclore che ha radici campane. Cioè parliamo di un’intera regione, della Campania felix, quella dei greci.”
Questa visione amplia la comprensione della musica campana, permettendo di apprezzare la ricchezza e la varietà dei suoni che la caratterizzano. La Niña si ispira anche al lavoro di grandi etnomusicologi come Roberto De Simone, il quale ha esplorato le tradizioni popolari attraverso opere come La gatta cenerentola, un racconto che affonda le sue radici nel patrimonio culturale campano. La ricerca di La Niña si traduce in un suono innovativo, che riesce a mescolare la tradizione con l’attualità, creando una miscela ipnotizzante che parla al cuore degli ascoltatori.
l’importanza del presente nella musica
“Voglio raccontare mo, l’ora, non voglio raccontare quello che è successo prima”, afferma La Niña, evidenziando il suo desiderio di rappresentare il presente attraverso la musica. “Per me il disco devi poterlo datare. Devi poter dire ‘Questo disco è uscito nel 2025’, sennò è un fallimento per me.” Nonostante questa spinta verso la modernità, la cantautrice non dimentica mai il suo legame con le radici musicali. “Quel suono lì è eterno e io lo voglio per me perché mi fa sentire viva”, dice, esprimendo un desiderio di connessione con la sua eredità culturale.
Il nuovo disco è anche una collaborazione con il producer Alfredo Maddaluno, conosciuto in precedenza con vari nomi come KWSK NINJA e Toccobarocco. Insieme, hanno sperimentato con suoni inusuali, come quelli prodotti con zoccoli di cavallo o capelli bagnati utilizzati per battere sui tamburi a cornice. Queste scelte sonore contribuiscono a creare un’atmosfera unica, che riflette la varietà della tradizione musicale campana e la sua evoluzione nel contesto contemporaneo.
una riflessione sulla condizione femminile
Nel videoclip di “Figlia d’ ‘a tempesta”, La Niña affronta tematiche forti legate alla femminilità e alla condizione delle donne, un tema ricorrente nella sua produzione. La scelta di utilizzare un’estetica in bianco e nero serve a sottolineare la gravità delle questioni trattate, allontanandosi dai colori vivaci spesso associati ai ritratti folkloristici. “L’obiettivo era convertire la popolana allegra e felice in una popolana che, chissà perché, non ride più”, spiega La Niña, suggerendo che la rappresentazione della donna nella cultura popolare deve evolversi per riflettere la realtà contemporanea.
La Niña commenta anche il cambiamento della reputazione di Napoli, città che negli ultimi anni è diventata una meta ambita, attirando l’attenzione di turisti e media. “Quello fermento è sempre stato presente, ma oggi c’è molta più attenzione mediatica che ha trasformato Napoli in una sorta di brand”, osserva. La cantautrice sottolinea che, sebbene ci sia un movimento artistico e culturale significativo, è importante non dimenticare le problematiche che affliggono la città e i suoi abitanti.
Il suo background musicale è radicato nel folclore campano, e i testi delle sue canzoni, rigorosamente in dialetto, rispecchiano questa identità. “Guapparìa”, il primo singolo estratto da Furèsta, si distacca dalla tradizionale rappresentazione del “guappo” napoletano, ponendo interrogativi su un atteggiamento che può apparire spavaldo e superficiale. La Niña, attraverso versi incisivi, invita a riflettere sull’importanza dell’amore e della verità nella musica e nella vita quotidiana: “Senz’ammore nun se canta, senz’ammore nun se sona.”
In questo modo, La Niña non solo celebra il folclore e le tradizioni della sua terra, ma invita anche a una riflessione profonda sulla società contemporanea, rendendo la sua musica non solo un’esperienza estetica, ma anche una forma di impegno sociale e culturale. La sua voce, carica di emozione e autenticità, risuona come un eco delle storie dimenticate, richiamando l’attenzione su ciò che è realmente importante: il sentimento che anima ogni nota, ogni parola, ogni battito.
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