Vini d’Abruzzo: ecco le cantine da non perdere
Quando ho scritto il mio libro D’Amore e d’Abruzzo ho scelto un sottotitolo forse un po’ presuntuoso: Guida sentimentale alla regione più bella del mondo. Vi assicuro, però, che l’Abruzzo è davvero una regione ancora troppo poco conosciuta rispetto ai tesori e alle meraviglie che custodisce e che abbiamo tenuto gelosamente nascosti per troppo tempo. L'articolo Vini d’Abruzzo: ecco le cantine da non perdere sembra essere il primo su Dove Viaggi.

Quando ho scritto il mio libro D’Amore e d’Abruzzo ho scelto un sottotitolo forse un po’ presuntuoso: Guida sentimentale alla regione più bella del mondo. Vi assicuro, però, che l’Abruzzo è davvero una regione ancora troppo poco conosciuta rispetto ai tesori e alle meraviglie che custodisce e che abbiamo tenuto gelosamente nascosti per troppo tempo. A cominciare dai vini.
Abruzzo, una terra di vini
Quello che stiamo per intraprendere insieme non è solo un viaggio tra le cantine, ma un incontro ravvicinato del terzo tipo con persone eccezionali, che reputo veri eroi. Perché, nella regione enologica più sottovalutata del nostro Paese, sono nate, grazie a tanti sacrifici, visioni audaci e una buona dose di testardaggine, eccellenze che portano l’Abruzzo sulle tavole più prestigiose del mondo… o anche in una semplice osteria.
Partiamo con una piccola storia che vi darà una chiave di lettura importante per capire perché li chiamo eroi. In Abruzzo si è sempre prodotto buon vino, non perché siamo modesti, ma perché Madre Natura ha decisamente un debole per questa terra. Come direbbero i sommelier, è un territorio “vocato”, cioè un posto dove le uve crescono praticamente come se fossero in un resort di lusso: colline, montagne, mare, ghiacciai, vette come il Gran Sasso e la Maiella che fanno da climatizzatori naturali e tutta questa varietà ambientale la si ritrova al massimo nel raggio di un’ora in auto.
Negli anni Sessanta, grazie a pionieri come Gianni Masciarelli, Luigi Cataldi Madonna e Francesco Paolo Valentini, è nata la consapevolezza che il nostro vino era già eccellente, e da lì sono spuntate etichette che fanno la gloria dell’enologia abruzzese. Oggi troviamo cantine moderne, alcune grandi, altre più piccole, alcune in antichi palazzi, altre in strutture all’avanguardia, ma tutte accomunate dall’amore per la loro regione. Che contagia tutti. Anche chi in Abruzzo non è nato.
Tappa nel borgo di Popoli
Leonardo Pizzolo, veronese doc, ha ereditato nel 1999 un allevamento di trote e dei terreni nella campagna di Popoli, nel cuore del Parco nazionale della Maiella. I genitori lo avevano incaricato di dismettere quelle proprietà in mezzo al nulla. E invece da allora vive lì.
A convincerlo è stato l’ambiente: con un’intuizione davvero geniale ha compreso che quel mix di acqua sulfurea, clima con grandi sbalzi termici e terreno di montagna avrebbe prodotto Montepulciano e Trebbiano di altissima qualità, unici e differenti rispetto ai loro “cugini” di mare.
I suoi vini biodinamici Valle Reale sono riconoscibili per la personalità e l’inconfondibile cera gialla o rossa sui tappi. E chi vuole l’esperienza completa può prendere l’uscita Bussi-Popoli della A24 Pescara-Roma.
In dieci minuti vi ritroverete in un incredibile anfiteatro naturale, circondato dai monti dei Parchi del Gran Sasso, della Maiella, del Sirente Velino e del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Qui l’inquinamento visivo è pari a zero: l’unica costruzione umana è la bellissima guest house San Calisto.
Due camere ampie, curate nei minimi dettagli, nella pace assoluta, con la possibilità di degustare i vini accompagnati da altre eccellenze locali, come il pane dello chef tristellato Niko Romito e i formaggi del leggendario Gregorio Rotolo.
Già che ci siete, poi, fate un salto a Popoli per un pranzo da Don Evandro. È piuttosto insolito trovarsi in un paesino dell’entroterra, così poco conosciuto che persino molti abruzzesi farebbero fatica a collocarlo sulla mappa, e scoprire quello che sembra una galleria d’arte, che poi in effetti lo è, visto che lo chef Pierluigi Antonucci, prima di mettersi ai fornelli, faceva il pittore.
Viveva a Milano, rappresentato da importanti galleristi, ma quella vita non era nelle sue corde. Così ha deciso di tornare al paese d’origine e appendere i quadri ai muri del suo piccolo locale, con appena 14 coperti.
La sua creatività si riflette chiaramente nei piatti che propone, legati alla tradizione, ma rivisitati con fantasia. Popoli, e la vicina Bussi, sono il regno delle trote e dei gamberi di fiume e lo chef li reinterpreta in chiave contemporanea.
Da non perdere anche l’anguilla glassata, e come dolce, la ferratella, dessert tipico arricchito con zafferano e marmellata d’uva. Tutto è accompagnato da ottimi vini, selezionati con cura da Eugenia, sommelier e moglie di Pierluigi.
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Gli affreschi dell’Oratorio di San Pellegrino
Vale la pena di fare una digressione a Bominaco, borgo di circa 60 anime davvero sorprendente. Porto qui ogni ospite: con l’oratorio di San Pellegrino so di andare sul sicuro. Gioiellino spesso sconosciuto persino agli abruzzesi, dal 1996 Patrimonio Unesco, dall’esterno sembra una chiesetta qualsiasi, anche un po’ decrepita.
Lo si visita in compagnia della guida Chiara Andreucci (tel. 0862.93.764). Appena varcata la soglia si piomba nel buio più completo: poi, con un colpo di teatro, si accendono le luci e lo stupore. Pareti e volte sono completamente tappezzate da 270 grandi affreschi del XIII secolo, fra i meglio conservati d’Europa, tra i quali spicca un calendario monastico unico al mondo, che riporta i segni dello Zodiaco, la personificazione dei mesi, le fasi lunari.
Ofena: rosè e tour in bici
Poco più avanti, nel comune di Ofena, c’è una vallata soprannominata “il forno d’Abruzzo” per le sue temperature roventi di giorno, che calano però bruscamente di notte. Non a caso da qui sono fuggiti tutti, compresi i produttori di vino, che hanno preferito avvicinarsi al mare. Tutti tranne il cocciutissimo Luigi Cataldi Madonna e sua figlia Giulia, che da questo clima estremo hanno saputo trarre un vantaggio aromatico che rende unici i loro vini. La produzione è cominciata negli anni Venti del secolo scorso: olio, zafferano, mandorle e vino, appunto.
Oggi la guida dell’azienda Cataldi Madonna è tutta al femminile, anche le mura esterne della cantina sono tinte di rosa. Del resto, questo è il colore dominante. Padre e figlia hanno scritto un libro, intitolato proprio Il vino è rosa (Topic Edizioni), in cui rivendicano che, prima della rivoluzione industriale, il vino rosso come lo conosciamo oggi non esisteva proprio: i nobili bevevano, appunto, solo vino rosè. Che in Abruzzo si chiama Cerasuolo e i Cataldi Madonna ne producono uno di qualità spettacolare. Da provare.
Non solo. È stato proprio Luigi, ordinario di storia della filosofia all’Università dell’Aquila, legatissimo alle sue vigne, a “inventare” in Italia il bianco Pecorino. Certo non era alla moda negli anni Novanta, quando il professore iniziò a produrlo: con quel nome lì, poi. Oggi invece è una vera star dell’enologia italiana, conosciuto e apprezzato.
La cantina, poi, si trova a pochi passi dal fiume Tirino, caratterizzato da acque limpidissime, dove la cooperativa Il Bosso propone tour in canoa. E nelle sere d’estate Giulia organizza, sempre con Il Bosso, il Venerdì differente: un giro in bici nella valle con cena finale tra le vigne, canti, giochi e, naturalmente, ottimo vino.
Loreto Aprutino, il borgo del vino
Ora l’auto punta verso la cosiddetta Borgogna d’Abruzzo, zona collinare coperta da vigne e uliveti benedetti dalla mole protettiva del Gran Sasso, fino a raggiungere un paesino delizioso in tutti i sensi, noto per la produzione vinicola secolare: Loreto Aprutino. Qui ogni casa che si rispetti ha almeno un frantoio nel sottoscala, poiché questa è stata anche una delle zone più famose in Europa per la produzione olearia, come racconta il museo dedicato.
Ma questo è soprattutto il regno del vino abruzzese e la Royal Family, qui, è quella dei Valentini: peccato si possa vedere solo l’ingresso del loro palazzo, nella centrale via del Baio, dove è anche il Castello Chiola, che presto dovrebbe diventare un hotel esclusivo.
Le visite alla Cantina Valentini per ora sono interdette, Dove ha avuto il privilegio di fotografarle in esclusiva. La riservatezza non è un capriccio snob, ma l’espressione di una ricerca esasperata della qualità: il loro Montepulciano, per esempio, non esce sul mercato da sette anni e appena il 30 per cento del Trebbiano prodotto va in botte, solo quello che invecchia bene.
Il risultato è che ogni ristorante del mondo, stellato o meno, se supera la lista d’attesa ha diritto al massimo a una cassa. Tuttavia, non demordete: telefonando in cantina potreste aggiudicarvi il diritto ad accedere all’unica occasione annuale in cui il palazzo apre al pubblico, per vendere l’ambitissimo vino sfuso a 3 euro (che non ha niente da invidiare alla versione etichettata).
La cantina dei Valentini
I Valentini non sono una grande dinastia, visto che la famiglia è composta da Francesco Paolo, dalla moglie Elena e dal figlio Gabriele. Sono loro a gestire una delle cantine più prestigiose al mondo, che custodisce la leggenda di questi produttori della trinità vinicola abruzzese: il Montepulciano, il Cesarasuolo (il nostro rosè) e il Trebbiano, per un totale tra le 30 mila e le 50 mila bottiglie ad annata.
Pochi passi più avanti, sempre in via del Baio, ci sono un altro palazzo e un’altra cantina secolare, visitabili stavolta: è la dimora quattrocentesca dei baroni Amorotti. Qui si può prenotare una degustazione e scoprire un mondo antico nel piano interrato, dove Gaetano Carbone porta avanti la produzione di famiglia, ripresa solo nel 2016 dopo una lunga pausa.
Il vino è giovane, così come il suo staff, guidato dall’enologa Valeria Salvatorelli, poco più che trentenne: completamente biologico, frutto di una selezione manuale meticolosa, acino per acino. Trebbiano e Cerasuolo vengono lasciati riposare per un giorno nelle botti d’acciaio prima di passare ai tini di legno, dove resteranno un anno prima dell’imbottigliamento.
Per il Montepulciano invece di anni ne servono tre e il procedimento è diverso, interamente in botte, ma il risultato non cambia: anche questo è un vino straordinario.
Azienda agrituristica Ciavolich
La terza cantina di Loreto Aprutino si trova in campagna, può dare rifugio agli ospiti per la notte, ha una storia intensa e romantica e un nome non proprio abruzzese: i Ciavolich infatti giunsero in Italia dalla Bulgaria nel XVI secolo, in fuga dai Saraceni. Originariamente produttori di lana, intuirono presto quale fosse il vero oro d’Abruzzo.
Si stabilirono così a Miglianico, dove il vino viene prodotto nei sottoscala da secoli, fino a quest’ultima generazione. Cioè fino all’arrivo di Chiara Ciavolich, approdata nel settore per caso o, come preferisce dire lei, “per destino”. Avvocato a Pescara, non aveva alcuna intenzione di seguire il padre nelle sue avventure imprenditoriali, fra le quali l’attività collaterale di produttore di vini, che tanto amava. Poi don Peppe si ammalò e Chiara, figlia unica, fu chiamata a raccoglierne l’eredità.
Decise di puntare proprio sui vini di famiglia, diamanti grezzi dalle grandi potenzialità, e intuendo che le vigne di Loreto Aprutino non potevano restare separate dalla cantina storica di Miglianico accorpò le proprietà. Oggi si possono visitare i filari, la cantina e soggiornare nell’ex casa del fattore, con sei stanze (ciavolich.com).
Da qui nascono prodotti perfezionati negli anni, tra cui un grande Trebbiano, il Fosso Cancelli, vinificato in parte in botti di legno e in parte in anfora, che conferisce una mineralità davvero inaspettata. Oltre a bere in modo magnifico, a Loreto Aprutino e dintorni si mangia anche splendidamente, con due sorprese.
Se piace il detto locale sparagna e cumbarisc, cioè spendi poco e fai bella figura, allora il posto giusto è La Bilancia, favolosa trattoria con 50 anni di storia, dove salsicce genuine appese al camino fanno compagnia a prestigiose bottiglie Valentini.
Per una proposta più raffinata, l’indirizzo è La Bandiera di Civitella Casanova, a una ventina di chilometri da Loreto, dove con il menu degustazione Mare e Campagna si fa un vero e proprio viaggio nell’Abruzzo del gusto.
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Atri, degustazioni e glamping
L’itinerario del vino prosegue tra strade sterrate, uliveti e filari di viti. In circa mezz’ora si arriva sulle colline intorno al bellissimo borgo di Atri, famoso per la liquirizia. Qui Francesco Cirelli, 43 anni, assieme alla moglie Michela ha creato il suo piccolo regno. Cirelli non proviene da una dinastia vinicola, ma ha tanta passione.
Fino a qualche anno fa lavorava nel settore per numerosi produttori, poi si è stancato di girare il mondo a “vendere” e ha deciso di cambiare vita. In un luogo isolato dal mondo, circondato da calanchi, ha trovato il modo di esaltare i suoi vini donando loro una sapidità inaspettata.
Con un’ottima intuizione, forte della sua esperienza in marketing e distribuzione, ha deciso di differenziarsi dagli altri produttori e per i suoi Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano utilizza esclusivamente anfore, che a differenza del legno non aggiungono nulla al vino, ma ne mantengono la purezza.
L’esperienza di degustazione presso Cirelli Wines è resa ancora più speciale dalla possibilità di soggiornare in un glamping: due lussuose tende dotate di tutti i comfort, compresa l’aria condizionata, per addormentarsi nel verde, in una pace assoluta.
Cantina Fantini
Ora si volta pagina. Si lasciano alle spalle località storiche per approdare in una cantina proiettata al futuro, altamente tecnologica e di respiro internazionale. Siamo sul mare, a Ortona, da dove parte La Via Verde della Costa dei Trabocchi, ciclopedonale di 42 chilometri realizzata su un ex sedime ferroviario, percorribile a piedi o in bici sfilando dinanzi ad antiche strutture di pesca, i trabocchi appunto, che ospitano ottimi ristoranti (viaverdedeitrabocchi.info).
Proprio in questo tratto si trovano i vigneti della Cantina Fantini, alcuni dei quali visibili dal mare, come quelli nella Riserva regionale dei Ripari di Giobbe. L’iniziativa nasce dal sogno di tre amici, Valentino Sciotti, Filippo Baccalaro e Camillo De Iuliis: un direttore commerciale, un enologo e un ristoratore.
Fu Valentino, dopo un viaggio di lavoro in Australia, a convincere gli altri due a dar vita a un modello di business innovativo per l’Abruzzo, con un approccio artigianale, ma una visione industriale.
L’idea era di unire sotto un’unica etichetta tanti piccoli agricoltori selezionati: una scelta che ora permette all’azienda, gestita dai tre entusiasti figli di Valentino, Giulia, Alessia e Domenico, di operare in sette regioni e produrre circa 26 milioni di bottiglie all’anno.
Per approfondire la conoscenza di questi vini consiglio di visitare il wine shop Fantini di Roseto degli Abruzzi e, soprattutto, concedersi qualche giorno a Borgo Baccile, resort nato dal recupero di un paesino bombardato durante la Seconda guerra mondiale, dove vivevano i genitori di Valentino Sciotti.
L’accoglienza, di alta qualità, è in appartamenti e stanze arredate con gusto. Non mancano la piscina con vista e una splendida sala ristorante. Fra una degustazione e un acquisto, da non perdere i rossi Edizione Cinque Autoctoni, che nasce dall’incontro tra Abruzzo e Puglia, e la chicca Three Dreamers, omaggio ai fondatori, corposo e intenso: ricorda un Amarone, ma in realtà è un vero Montepulciano.
Il signore del Montepulciano D’Abruzzo
Il tour tra le eccellenze enologiche abruzzesi si conclude con un nome che è considerato una leggenda e, a mio avviso, anche un eroe. Gianni Masciarelli, figlio di un camionista e di una casalinga, mentre studiava Economia a Pescara si diede alla macchia per tre mesi, guarda caso quelli della vendemmia, per andare a lavorare in Francia, nei vigneti di Borgogna.
Fu durante quell’esperienza che Masciarelli comprese che anche il Montepulciano d’Abruzzo – allora bistrattato, poco capito, considerato grezzo − se messo a riposare in botti di legno sarebbe diventato un’eccellenza mondiale. E così iniziò a costruire il suo impero e la sua fama.
Il suo nome e i suoi vini cominciarono a fare il giro del mondo, ma nel 2008, ad appena 52 anni, questo grande abruzzese venne a mancare d’improvviso, lasciando sua moglie Marina Cvetic sola con tre figli piccoli e la pesantissima eredità della sua incredibile passione.
Che è stata raccolta con successo: oggi Masciarelli Tenute Agricole ha vigne in tutte le province abruzzesi e a gestire l’azienda, oltre all’energica Marina, ci sono anche le figlie Miriam Lee e Chiara, in attesa che il piccolo Riccardo le raggiunga.
Gianni Masciarelli era talmente visionario e ambizioso che per i suoi vini aveva sognato anche uno château, come nella migliore tradizione delle grandi etichette francesi, ed era riuscito ad acquistare il Castello di Semivicoli: un luogo magico e pieno di storia, dove soggiornare in undici camere lussuose, tra cui una suite di 200 metri quadri con vista che spazia dalla Maiella al Gran Sasso, al mare Adriatico.
Io vi consiglio di dormire nella Camera del barone, una stanza con una piccola porticina che vi porta dritti al piano alto della chiesa del paesino dove si trova il castello, Casacanditella.
A “casa” Masciarelli, oltre che a rilassarvi e godervi la splendida piscina, potete ovviamente degustare i vini. Il mio preferito è proprio il Montepulciano Marina Cvetic, rosso corposo, ma raffinato. Però è notevolissimo anche il Trebbiano Castello di Semivicoli, che racchiude in un unico sorso tutti i sentori di questa fantastica regione.
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Il libro D’amore e d’Abruzzo
Mal d’Abruzzo? Esiste, eccome. Ne è convinto Paride Vitale, che firma questo reportage. Imprenditore della comunicazione, originario di Pescasseroli, ha partecipato con la sua grande amica Victoria Cabello a programmi quali Pechino Express e Viaggi Pazzeschi.
La passione per la sua terra lo ha spinto a scrivere una guida molto personale, anzi “sentimentale”, D’amore e d’Abruzzo (Cairo, 272 pagine, 18 €), di cui narra storia, cultura, tradizioni, ma anche hotel, ristoranti e, appunto, cantine. Con uno stile ironico e una prosa divulgativa e molto divertente.
Come arrivare in Abruzzo
In aereo: l’aeroporto di Pescara è raggiungibile dai principali scali italiani volando con Ryanair (ryanair.com), Wizzair (wizzair.com) e Ita Airways (itaairways. com).
In treno: la stazione di Pescara Centrale è servita dall’alta velocità con i treni Frecciarossa (trenitalia.com).
In bus: Flixbus (flixbus.com) collega l’Abruzzo alle più importanti città italiane.
In auto: sia da nord sia da sud l’autostrada di riferimento è la Adriatica (A14), da Roma la A24
o la A25.
Dove dormire
San Calisto Camere con vigna
Un tempo vecchia casa del fattore, oggi è una guest house di charme immersa nei parchi d’Abruzzo, che offre la possibilità di degustare i grandi vini del terroir accompagnati dalle eccellenze gastronomiche locali.
Indirizzo: contrada San Calisto, Popoli (Pe)
Tel. 334.68.76.797
Web: camereconvigna.com
Prezzi: doppia b&b da 240 a 270 € (inclusa la wine experience)
Villa Maiella
Partita come trattoria a fine anni Sessanta, oggi ha un ristorante da una stella Michelin ed è anche albergo dove vivere un’esperienza tra gusto e natura.
Indirizzo: via Sette Dolori 30,
Guardiagrele (Ch)
Tel. 0871.80.93.19
Web: villamaiella.it
Prezzi: doppia b&b da 110 a 140 €
Borgo Baccile
Bombardato durante la guerra, il borgo è stato recuperato e oggi è un resort di charme con nove camere e alcuni appartamenti. Il servizio è davvero di qualità e la piscina ha una gran vista.
Indirizzo: contrada Villa Baccile 34, Crecchio (Ch)
Tel. 391.72.20.563
Web: borgobaccile.it
Prezzi: doppia b&b da 120 a 200 €
Dove mangiare
Ristorante Don Evandro
Lo chef Pierluigi Antonucci, con un brillante passato da pittore, reinterpreta le ricette della tradizione mettendo in campo tutta la sua creatività artistica.
Da non perdere l’anguilla glassata e il dolce ferratella, gustosissima cialda fragrante tipica abruzzese.
Indirizzo: via Garibaldi 2, Popoli (Pe) Tel. 085.95.67.15
Web: donevandroristorante.it
Prezzo medio: 60 €, menu creatività 65 €
Hotel Ristorante La Bilancia
Trattoria con cinquant’anni di storia, per un viaggio indimenticabile nella cucina abruzzese. Si può anche soggiornare in una delle 27 camere dell’hotel (doppia b&b 80 €).
Indirizzo: contrada Palazzo 11, Loreto Aprutino (Pe)
Tel. 085.82.89.321
Web: hotellabilancia.it/ristorante
Prezzo medio: 35 €
Ristorante La Bandiera
Stella Michelin dal 2012, vanta anche la Stella Verde per la sostenibilità: qui l’esplorazione del territorio si fa seduti a tavola.
Indirizzo: contrada Pastini 4, Civitella Casanova (Pe)
Tel. 085.84.52.19
Web: labandiera.it
Prezzo medio: menu da 85 e da 100 € (degustazione vini45-65 €)
Ristorante Il Sestante
Il protagonista è il pesce fresco, selezionato con cura e cucinato con passione.
Indirizzo: contrada Lido Riccio 7, Ortona (Ch)
Tel. 085.90.61.878
Prezzo medio: 60 €
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