Anteprima DOVE People: Massimo Pericolo, elogio della vita di provincia
Massimo Pericolo, pseudonimo di Alessandro Vanetti, è una stella del firmamento rap italiano. Con la sua penna affilata, un piglio provocatorio e uno stile autentico e intenso ha spesso raccontato il suo legame (tormentato) con il territorio della provincia di Varese, in cui è cresciuto. Molti i successi: tre album Scialla semper, Solo tutto, Le L'articolo Anteprima DOVE People: Massimo Pericolo, elogio della vita di provincia sembra essere il primo su Dove Viaggi.
Massimo Pericolo, pseudonimo di Alessandro Vanetti, è una stella del firmamento rap italiano. Con la sua penna affilata, un piglio provocatorio e uno stile autentico e intenso ha spesso raccontato il suo legame (tormentato) con il territorio della provincia di Varese, in cui è cresciuto. Molti i successi: tre album Scialla semper, Solo tutto, Le cose cambiano, decine di concerti sold out in tutta Italia, un Forum, milioni di stream e due libri pubblicati con Rizzoli, Il signore del bosco (2021) e Monaco Guerriero (dicembre 2024), un viaggio di rinascita dalla depressione attraverso le arti marziali, la mindfulness e il buddismo.
Che cosa è per lei viaggiare?
«Andare un po’ più lontano per avvicinarmi ai miei obiettivi e alle mie passioni. Il viaggio per me è una ricerca, un modo per sentirmi più vicino a quello che cerco, a volte mi basta anche una passeggiata nei boschi. Viaggio di più con lo spirito che con la valigia».
Nelle sue canzoni racconta la provincia: il paesaggio tra il lago Maggiore e il lago di Varese.
«La mia vera urgenza è stata quella di raccontare me e la mia vita, e per farlo non potevo prescindere dalla provincia, dai luoghi in cui ho vissuto. Solo in seguito ne ho fatta una missione, una cifra stilistica, quando ho capito che ero l’unico a parlarne. Gli altri rapper infatti raccontavano la città, al massimo la sua periferia».
Una missione difficile?
«La provincia è piena di contrasti. Bosco, palazzi, ville, lago, campagna, aziende. Ricchezza e povertà convivono, non c’è un centro e una periferia. Il paesaggio è vario, c’è tutto ed è sotto gli occhi di tutti. Cresci in questo contesto e vedi la realtà in modo più ampio. In città invece hai accesso solo a un concentrato di mondo. Penso che in provincia si sia costretti a entrare in contatto con la complessità della vita, con tutte le sue sfumature, belle o brutte». (Continua…)
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