Five Nights at Freddy’s: l’horror tratto dal videogioco cult – Recensione

Dai pixel allo schermo, seguendo una pratica sempre più comune che vede gli adattamenti di popolari videogiochi ottenere un notevole riscontro, almeno economico, su grande schermo. Quando si è saputo che Five Nights at Freddy’s, amato survival-horror, avrebbe visto la luce in forma di live-action tramite la sempre centratissima BlumHouse Productions, i fan hanno sperato […]

May 12, 2025 - 10:26
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Five Nights at Freddy’s: l’horror tratto dal videogioco cult – Recensione
Five Nights at Freddy's

Dai pixel allo schermo, seguendo una pratica sempre più comune che vede gli adattamenti di popolari videogiochi ottenere un notevole riscontro, almeno economico, su grande schermo. Quando si è saputo che Five Nights at Freddy’s, amato survival-horror, avrebbe visto la luce in forma di live-action tramite la sempre centratissima BlumHouse Productions, i fan hanno sperato in una trasposizione degna di nota, in grado di far conoscere il franchise a un enorme ed eterogeneo gruppo di neofiti.

Il risultato è andato probabilmente al di là di qualsiasi aspettativa, con un incasso worldwide che ha superato i 300 milioni di dollari e un sequel già realizzato in uscita nei prossimi mesi. Ora anche il pubblico di Netflix, dove il film è da poco disponibile, potrà scoprire e valutare se questo successo è stato meritato o soltanto una furba operazione di marketing, abile nello sfruttare i punti forti di un brand altrimenti di relativa nicchia.

Five Nights at Freddy’s, la recensione: le notti dell’orrore

Al centro della vicenda vi è il giovane Mike, costretto a prendersi cura della sorellina Abby. Dopo essere stato licenziato dal suo lavoro di guardia nel centro commerciale, il ragazzo accetta un incarico come guardia notturna presso la pizzeria abbandonata Freddy Fazbear’s, ignaro di cosa si nasconda ancora tra i corridoi della struttura. Proprio lì infatti quando calano le tenebre prendono vita i pupazzi meccanici ritraenti le mascotte del locale, un tempo amatissime dai bambini della zona ma ora vittime di una spaventosa maledizione.

Nel frattempo il protagonista, già tormentato da inquietanti incubi in cui dei bambini lo perseguitano per un tragico evento legato al suo passato, deve vedersela anche con le ingerenze della zia, che intende ottenere la custodia di Abby a tutti i costi, anche giocando sporco. L’amicizia con una bella poliziotta che conosce bene i trascorsi della pizzeria complicherà ulteriormente le cose…

Urla e risate

Un giocoso luna park dei luoghi comuni, dove l’immaginario horror dell’ultimo ventennio – ma non solo – viene rimasticato ad uso e consumo di un prodotto facile e immediato, con tutti i pro e i contro del caso. Five Nights at Freddy’s è ovviamente incentrato al mero divertimento, senza altre ambizioni se non quella di regalare qualche spavento di routine e citazioni assortite strizzanti l’occhio agli appassionati di quanto all’origine.

Jump-scare, sbalzi di volume improvvisi, luci che ballano e diversi elementi secondari da utilizzare come inerme carne da macello per le truculente – più nel fuori campo che per quanto effettivamente mostrato – esecuzioni da parte degli animatronics che popolano questo palcoscenico degli orrori. Proprio nella buffoneria bambinesca delle suddette “creature maledette” si crea questo contrasto volutamente discordante e tragicomico, (s)punto di maggior interesse di un’operazione da prendere per quello che è, senza aspettarsi grandi cose, per poterla apprezzare.

P.S. A livello di pura curiosità, segnaliamo un altro film uscito un paio di anni prima e che ha volutamente preso ispirazione dal medesimo videogame. Stiamo parlando del folle Willy’s Wonderland (2021), dove era uno scatenato Nicolas Cage a darle di santa ragione ai pupazzi giganti.

Conclusioni finali

Da idoli dei bambini a babau dei grandi il passo è breve e nell’adattamento cinematografico del videogioco cult Five Nights at Freddy’s le linee guida alla base hanno trovato adeguato responso, pur con tutti i limiti dati dalla surreale premessa. Queste mascotte animatroniche, residui maledetti di un passato carico di sangue e dolore, sono le nemesi che il protagonista interpretato da un idoneo Josh Hutcherson si trova ad affrontare per far pace con altri demoni, questa volta più intimi e personali.

Un intrattenimento usa e getta, che scorre in fretta e altrettanto in fretta si dimentica, che ha trovato nelle mani del re Mida horror Jason Blum il modo di bissare il successo su altri media, destinato probabilmente alla nascita di un lungo e redditizio franchise il cui secondo capitolo è già in dirittura d’arrivo.