Monte Tre Pizzi, il balcone affacciato sulla Costa dei Gelsomini

Il Monte Tre Pizzi è un viaggio tra natura, leggende e panorami spettacolari sull’Aspromonte e sulla Costa dei Gelsomini.

Mar 22, 2025 - 09:55
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Monte Tre Pizzi, il balcone affacciato sulla Costa dei Gelsomini

Esiste un angolo della Calabria dove la montagna si trasforma in palcoscenico naturale e lo sguardo si perde tra cielo e mare. Si tratta del Monte Tre Pizzi, che svetta maestoso tra i comuni di Antonimina e Ciminà, nel cuore del Parco Nazionale dell’Aspromonte, e lo fa con una forma inconfondibile: tre vette che si ergono fiere come dita di una mano che indicano l’infinito. E non è soltanto la struttura a renderlo affascinante, ma anche la sua doppia identità.

C’è chi sostiene che la vetta centrale, chiamata Monte di Mezzo, raggiunga i 1.426 metri, mentre altre fonti la collocano più in basso, intorno ai 720 metri. Una cosa, però, è certa: da quassù la vista abbraccia l’intera Riviera dei Gelsomini e arriva fino allo Jonio, con una delle vedute più suggestive dell’intera regione.

Le tre punte che danno il nome al monte (Monte S. Michele, Monte di Mezzo e Monte Catiello) sembrano dialogare tra loro in un eterno equilibrio roccioso. Alcuni dicono che “Tre Pizzi” significhi semplicemente “tre cime”, altri preferiscono credere che derivi da “monte bianco”, un appellativo evocativo come le nuvole che talvolta si adagiano sulle sue sommità. In ogni caso, il Monte Tre Pizzi è una meta perfetta per chi ama camminare, respirare a pieni polmoni e sentirsi parte della natura.

Escursioni al Monte Tre Pizzi

Salire al Monte Tre Pizzi significa ritrovarsi in un “mosaico naturale” che cambia colore e consistenza a ogni passo. I percorsi invitano a lasciarsi sorprendere dalla bellezza autentica dell’Aspromonte per un’esperienza visiva, sensoriale e quasi spirituale.

Dalla vetta, il panorama si apre come una mappa incantata: le pendici ondulate dell’Aspromonte accompagnano lo sguardo verso le fiumare, quelle distese bianche e increspate che solcano la terra come vene d’acqua. Poi, d’improvviso, la vista si spalanca sul mare, sulla Costa dei Gelsomini che brilla sotto il sole. Da qui si distinguono chiaramente Roccella Ionica, il castello che la sovrasta, e le vette più alte che disegnano l’orizzonte calabrese. Uno spettacolo che regala la sensazione di aver raggiunto la cima del mondo.

Escursione da Antonimina (Reggio Calabria)

Partendo da Antonimina si entra subito in un paesaggio rurale che racconta la vita di chi abita questi luoghi. I primi passi si muovono tra campi coltivati a cereali, foraggi per il bestiame e colline addolcite da muretti a secco che sostengono uliveti e appezzamenti ordinati. Salendo, la macchia mediterranea comincia a farsi più fitta e profumata: erica, mirto, ginestra e corbezzoli disegnano un quadro che cambia, fino a lasciare spazio al bosco, fatto di lecci, querce e pini che si alternano in un gioco di ombre e luci.

Quando si raggiunge quota 752 metri, il sentiero diventa più dolce, con qualche saliscendi che anticipa l’arrivo alla cima. E da lassù, dalla cosiddetta “Terrezza”, si apre una visione che lascia senza fiato: Gerace con la sua rocca, Pietra Cappa che emerge come un gigante di pietra, la cima di Montalto e la Limina. È un susseguirsi di vertici, creste e promontori che compongono la vasta sinfonia dell’Aspromonte Ionico.

Nel viaggio di ritorno si cambia versante e si attraversa una zona ancora più selvaggia. La macchia mediterranea torna a farsi protagonista, insieme ad alcuni allevamenti di capre e pecore che pascolano in libertà. Passando per la “Grutta du mutu”, rifugio leggendario di un pastore eremita, il sentiero conduce fino alla località Zefrò, con i suoi campi coltivati a ulivi e cereali. Da lì, un’ultima discesa riporta ad Antonimina, dove si chiude il cerchio di un’escursione lunga circa sei ore, impegnativa ma colma di meraviglia.

Escursione da Ciminà (Reggio Calabria)

Chi preferisce una versione più breve e immediata dell’escursione può scegliere di partire da Ciminà. Si arriva in auto fino alla Strada Provinciale SP36 e, dopo circa dieci minuti, si lascia la macchina in uno spiazzo segnalato.

Poco distante, nei pressi di un’edicola votiva, inizia il sentiero CAI 213, ben indicato dai cartelli. Da qui il cammino richiede poco più di un’ora per l’andata e il ritorno, donando comunque la possibilità di godere di panorami spettacolari e della pace che solo la montagna sa donare.

Escursione da Piano di Moleti

Infine, se desiderate allungare il piacere del cammino, la partenza da Piano di Moleti è la scelta giusta. Il sentiero CAI 213 in questo tratto lambisce le fragorose Cascate Caccamelle, per un tocco di magia alla camminata.

La durata complessiva dell’escursione si aggira intorno alle cinque ore, per un totale di otto chilometri, in un susseguirsi di paesaggi che affascinano passo dopo passo.

I punti di interesse del Monte Tre Pizzi

Il Monte Tre Pizzi non è solo natura: è anche memoria, spiritualità e testimonianze di un tempo che fu. Le tre punte, che si stagliano come sentinelle granitiche, si affacciano su un paesaggio che è insieme ruvido e poetico. Le fiumare di Condoianni, Antonimina e Gerace serpeggiano sotto lo sguardo attento del monte, che le domina con la calma solenne di chi ha visto passare secoli.

Salire alla cima significa conquistare una delle vedute più spettacolari della regione: da Capo Spartivento a Punta Stilo, passando per la Rocca di Gerace, Pietra Castello, Pietra Lunga, fino a Montalto e alla Limina, l’Aspromonte si svela in tutta la sua maestosità. Un panorama a 360 gradi che scalda il cuore.

Ma ai piedi del gigante roccioso si cela anche una storia antica, di preghiera e pellegrinaggi. Alcuni ruderi, ancora visibili, testimoniano la presenza di un convento di frati eremiti, forse risalente al XII secolo. Un tempo, la montagna era meta di devoti provenienti da tutta la Locride che si radunavano qui per l’annuale fiera di bestiame in onore di San Pietro.

Ancora oggi i suoi sentieri raccontano antiche memorie, tra il profumo di lentisco e il fruscio delle foglie di leccio.