Sconfort Zone – La Recensione dell’insolita Serie Tv di Maccio Capatonda
ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie tv Sconfort Zone Nel raccontarvi la conferenza stampa di presentazione di Sconfort Zone, vi avevamo preannunciato un Maccio Capatonda diverso dal solito. Guardando i sei episodi che compongono la serie tv di Prime Video potete capire facilmente il perché. Non è stata, forse, la serie che ci aspettavamo, nel… Leggi di più »Sconfort Zone – La Recensione dell’insolita Serie Tv di Maccio Capatonda The post Sconfort Zone – La Recensione dell’insolita Serie Tv di Maccio Capatonda appeared first on Hall of Series.

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie tv Sconfort Zone
Nel raccontarvi la conferenza stampa di presentazione di Sconfort Zone, vi avevamo preannunciato un Maccio Capatonda diverso dal solito. Guardando i sei episodi che compongono la serie tv di Prime Video potete capire facilmente il perché. Non è stata, forse, la serie che ci aspettavamo, nel bene e nel male. Da una parte, infatti, il comico abruzzese esplora nuove frontiere narrative e, come ha confessato lui stesso in fase di presentazione della serie, fa compiere al suo lavoro una netta evoluzione. Ben evidente e davvero molto apprezzabile. Dall’altra, però, ci sembra che Sconfort Zone possegga qualcosa di incompiuto. Nel finale, sicuramente, ma pure in alcuni passaggi costitutivi.
Quello scelto da Maccio per il suo racconto è un tono particolare. La commedia prova a mescolarsi col dramma, e quest’equilibrio viene costruito sfruttando una struttura narrativa ben definita, in cui a ogni puntata corrisponde una delle prove che il protagonista deve affrontare per la propria terapia. Un impianto solido, che copre alcune oscillazioni di questo equilibrio che, non facile da raggiungere, ogni tanto si perde. Sconfort Zone risulta però, nel suo complesso, un progetto interessante. Il tentativo, sicuramente apprezzabile, di un artista di espandere i propri orizzonti e di offrire una versione differente di se da quella ormai canonica e amatissima.
I confini tra Maccio Capatonda e Marcello Macchia si assottigliano in Sconfort Zone
La narrazione in Sconfort Zone parte da un escamotage ultimamente parecchio abusato. Il protagonista interpreta se stesso, in una versione fittizia della sua vita reale. Troviamo Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, nel mezzo di una profonda crisi creativa. Una crisi che non può permettersi, visto che ha firmato un contratto per consegnare una serie tv. Disperato, dunque, Maccio si consegna nelle mani di un luminare della psicanalisi, che lo mette davanti a delle prove semplicemente folli, che Marcello, per il bene di Maccio, decide di affrontare.
Quello che viene fuori dai sei episodi della serie tv di Prime Video è il ritratto di un artista totale. Un uomo dedito completamente al proprio lavoro. Che ha fatto, anzi, del proprio lavoro la sua stessa vita (qui la classifica dei suoi migliori personaggi). Per questo motivo quando finisce per trovarsi in una fase di stallo professionale, la sua stessa esistenza ne risente. Perché, di base, non ci sono confini tra l’uomo Marcello Macchia e il personaggio Maccio Capatonda.
Questa è l’analisi sicuramente più interessante di tutta la serie. Il comico ha raccontato di aver messo molto di se nella serie (e si vede), e questa riflessione su quanto il suo personaggio abbia finito per sovrapporsi al suo io è particolarmente suggestiva. Tramite ciò, Maccio riflette sulla sua carriera. Sul suo retaggio e sui possibili sviluppi. La crisi creativa corrisponde, forse, a un momento di transizione, in cui Marcello cerca un nuovo modo per far evolvere Maccio. E dobbiamo dire che con Sconfort Zone il risultato è stato raggiunto, perché abbiamo scoperto un nuovo lato di Capatonda, continuando però ad apprezzare tutto ciò che l’ha reso amatissimo in questi anni. E allo stesso tempo ci sentiamo davvero molto vicini all’attore, che mettendosi a nudo si offre tutta la sua vulnerabilità.
Dentro e fuori la Sconfort Zone
Pur nella sua semplicità, l’innesco della serie è capace di generare riflessioni anche molto profonde. Capaci di andare oltre il protagonista. Questo concerto di (s)confort zone che si rincorre per tutto il racconto è, infatti, particolarmente stimolante. E ci offre alcuni spunti. Da un lato, infatti, viene fuori che alle volte, nella vita, bisogna uscire dalla propria confort zone per mettersi seriamente alla prova e superare alcuni ostacoli che, senza il giusto sforzo, sembrerebbero insormontabili. Dall’altro, però, la confort zone non è “confort” così per caso, ma lo è per dei buoni motivi. Solitamente la confort zone è uno stato che si raggiunge, e quindi il ritorno in una sconfort zone può essere particolarmente traumatico.
Questo ragionamento viene riflesso sulla carriera di Maccio. Il suo status è al centro del discorso. La confort zone raggiunta è sia il premio per i suoi sforzi, che l’ostacolo all’evoluzione. E allora potremmo dire che il giusto, e forse unico, compromesso sia una sorta di oscillazione tra la confort e la sconfort zone. Bisogna mettersi alla prova, senza allontanarsi però troppo dai propri binari di percorrenza. La serie poi adotta un tono grottesco e ci mostra delle situazioni surreali, però il sostrato concettuale è questo: la paura di mettersi in gioco, così come la spregiudicatezza nel farlo, sono entrambi deleteri. Serve equilibrio, lo stesso che Maccio Capatonda ha messo nella propria insolita narrazione, aggiungendo alla sua irresistibile comicità un pizzico di drama capace di dare spessore al racconto.
Cosa funziona e cosa no
Quello che esce fuori da questo esperimento di Maccio è un racconto che alterna cose buone e altre meno. Intanto il protagonista è il solito ciclone. Fa ridere, tanto (e a tal proposito, vi riproponiamo queste sue parole sull’esperienza a Lol), ma è molto bravo e credibile anche nelle scene più emotive. Le prove che si susseguono nel corso delle puntate sono azzeccate e creano delle situazioni sia comicamente molto valide che emotivamente d’impatto. Il ritmo, in generale, è calzante e regge bene per tutta la durata della serie. Si vede, in fin dei conti, l’eccezionale lavoro che Maccio ha fatto sul suo personaggio e su di se. e sul binomio tra questi. Ci sono, però, anche alcune cose meno riuscite.
Intanto un po’ troppe situazioni reiterate, pur se divertenti. Sono degli stacchi comici pure validi, però alla lunga un po’ pesano. Soprattutto, però a deludere è il finale: la risoluzione è un po’ troppo frettolosa e facilmente leggibile. Il motivo per cui Pino ha deciso di perseguitare Maccio, per quanto in linea col senso stesso del racconto, lascia un po’ perplessi. La sensazione è quella di arrivare a questo finale con una carica importante, ma di non riuscire a esprimerla. È un po’ frustrante, e pure se si capisce la meta-narrazione di questo finale (e se ne apprezza la coerenza), è impossibile non nascondere la delusione.
Tirando le somme, comunque, Sconfort Zone è una serie divertente e riflessiva, che tenta di percorrere delle strade alternative e risulta, dunque, anche molto interessante da analizzare. Chi si aspetta il solito Maccio Capatonda probabilmente potrà rimanere in parte deluso dalla serie tv di Prime Video, ma a noi questo tentativo di evoluzione del comico piace. Quando ci sono idee valide, sono quasi sempre apprezzabili. Poi sicuramente si poteva realizzarle meglio, ma il senso dell’operazione arriva e il fatto di vedere un artista amatissimo e solidissimo mettersi alla prova su un terreno molto pericolante è sicuramente un fattore positivo. E poi Maccio fa sempre morire dal ridere, su questo proprio non si discute (alla faccia di Pino Pani).
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