Intervista a Nyno: “‘Io volevo’ è un nuovo tassello nella mia crescita personale e artistica”
"IO VOLEVO" è il nuovo singolo di Nyno, il primo tassello di un percorso che guarda al mondo del cantautorato pur mantenendo altre radici L'articolo Intervista a Nyno: “‘Io volevo’ è un nuovo tassello nella mia crescita personale e artistica” proviene da imusicfun.

“IO VOLEVO” è il nuovo singolo di Nyno, disponibile su tutte le piattaforme digitali per Trident Music.
Il brano sancisce un nuovo capitolo per il giovane artista: è infatti il primo tassello di un percorso che guarda al mondo del cantautorato pur mantenendo le sue radici. Il Al centro di tutto c’è il concetto della perdita e dell’ assenza: in un mondo in cui si è costantemente circondati da persone, sembra ancora più facile sentirsi soli quando si sente la mancanza di chi è davvero importante.
Per “IO VOLEVO” Nyno sceglie una produzione minimalista che mette in risalto la sua grande maturazione e crescita nella scrittura.
Intervista a Nyno
1. IO VOLEVO segna l’inizio di un nuovo percorso per te. Cosa rappresenta questo brano nella tua evoluzione artistica?
IO VOLEVO è una sorta di nuovo tassello nella mia crescita personale e artistica. Quest’anno l’obbiettivo è di uscire con tanta nuova musica e Io Volevo rappresenta l’inizio di questo nuovo viaggio. Voglio parlare di me, di quello che vivo e sento quotidianamente ma voglio farlo in maniera più matura, riflessiva e soprattutto facendo in modo che più gente possibile possa capire e perché no, magari perfino ritrovarsi in ciò che dico e canto.
2. Il pezzo parla di assenza e solitudine, sentimenti che oggi sembrano più forti nonostante siamo sempre connessi. Da dove nasce questa riflessione?
Nasce da una esigenza reale, quasi fisica direi. Alcune dinamiche della vita mi hanno portato a capire che poche cose possono risultare salvifiche come la presenza di qualcuno che ti ama e ti vuole bene in alcuni momenti specifici della tua vita. So che può sembrare una frase fatta e banale, ma io credo davvero che a volte basti solo un abbraccio per cambiare la giornata e in alcuni casi perfino la vita di una persona.
3. Hai scelto una produzione minimalista per il brano. Perché questa scelta e come pensi che valorizzi il messaggio della canzone?
A me la musica piace farla live, quando vado ai concerti mi diverto un sacco, e mi piace quando dei brani restano più o meno fedeli a quello che ascolto in cuffia, dato che il mio obiettivo è suonare il più possibile, volevo qualcosa da poter cantare semplicemente con la chitarra e da li è nata l’idea di lasciare più spazio alla voce, alle melodie piuttosto che alla produzione.
4. Nel tuo racconto emerge l’importanza degli affetti nei momenti di debolezza. C’è qualcuno a cui dedichi in particolare IO VOLEVO?
Si certo, la dedico alla mia famiglia. Come dicevo prima, in alcuni momenti della vita avere al tuo fianco l’affetto e l’amore delle persone che ti amano e che ti dimostrano giorno dopo giorno di farlo è la benzina più potente che ci sia per superare le difficoltà che la vita ti pone. In più quest’anno purtroppo abbiamo subito una perdita in famiglia, e in questo momento IO VOLEVO vorrei dedicarla proprio a noi, perché anche se è solo un abbraccio… ce lo meritiamo!
5. Sei passato da un sound più legato a determinate influenze a una direzione più cantautorale. Quali artisti ti hanno ispirato in questo cambiamento?
Sicuramente Chiello e Lucio Corsi hanno avuto un peso importante in questo ultimo periodo per me. Anche se cerco sempre di studiare i pezzi che hanno fatto la storia. Ascolto anche tanta musica inglese, per esempio il mio pezzo preferito di questi giorni è “raindrops keep fallin’on my head” di B.J Thomas
6. Nei tuoi testi mostri una sensibilità molto profonda. Quanto è stato importante per te scrivere per esprimere le tue emozioni e superare le difficoltà?
In realtà non riesco mai a scrivere se in quel momento sto vivendo quel dolore di cui voglio parlare, devo sempre dormici su un paio di volte, poi la musica per me è solo emozione, qualsiasi essa sia, quindi per me è importantissimo scrivere emozionandomi e cercare di fare emozionare
7. Hai detto che nella scrittura trovi una forma di terapia. C’è stato un momento in cui hai capito che la musica sarebbe stata la tua strada definitiva?
Durante una delle aperture che ho fatto, una delle prime davanti a circa 8.000 persone, quando sono sceso dal palco ho detto ai miei amici: “io non voglio fare altro”, è stata una bellissima esperienza, quando sto sul palco mi diverto e non esiste più niente.
8. Sei nato a Palermo, ma hai vissuto diversi traslochi prima di trasferirti in Inghilterra. Come questi cambiamenti hanno influenzato la tua musica e la tua identità artistica?
Credo che l’abbiano influenzata tantissimo. Il fatto di saper parlare inglese per esempio mi aiuta molto nel trovare alcune melodie quando scrivo. Ma più in generale, trasferirmi continuamente, passando prima da un piccolo paese in provincia di Palermo a un altro per poi arrivare fino in Inghilterra mi ha sicuramente da un lato fatto crescere molto più in fretta e dall’altro ha probabilmente contribuito al mio sentirmi continuamente fuori posto, proprio perché non ho mai avuto un posto che avessi potuto riconoscere come mio per tanto tempo.
9. Hai parlato delle difficoltà scolastiche e del bullismo. Quanto queste esperienze hanno influito sul tuo modo di scrivere?
Penso che come tutte le esperienze anche quelle mi abbiano reso la persona che sono oggi. Io ho perdonato questi ragazzi e non provo più rabbia, perché altrimenti ci starei ancora male e sono stanco di stare male. I ragazzi a volte sanno essere davvero cattivi, io per fortuna me la sono cavata, ma altri non hanno avuto e non hanno la mia stessa fortuna, a loro dico: tenete duro, se resisterete ad un certo punto, anche se al momento vi sembrerà impossibile, troverete la forza per andare oltre.
10. Ti senti più legato alla scena musicale italiana o a quella internazionale? Quali sono le differenze che hai percepito tra i due mondi?
Sono cresciuto con la musica italiana, con i cantautori vecchi e nuovi. La musica italiana la sento scorrere dentro di me in maniera quasi naturale. Crescendo però ho iniziato ad ascoltare anche tanta musica internazionale, spesso partendo anche dalle cose più recenti per poi andare a ritroso, per esempio i Radiohead li ho scoperti da relativamente poco. A primo impatto la sensazione è che all’estero ci si senta più liberi di sperimentare e di fare anche cose che non per forza siano incasellabili in un genere o in una playlist, ma devo dire che negli ultimissimi anni vedo che anche in Italia alcuni giovani artisti stanno iniziando a vivere la musica in questo modo e mi piace.
11. Dopo IO VOLEVO, quali sono i tuoi prossimi passi? Hai già in cantiere un album o nuove collaborazioni?
Ragiono molto step by step, non amo programmare troppo ma so che sicuramente quest’anno sarà pieno di musica, non so se ci sarà subito un vero e proprio album, sicuramente però ci tengo a raccontare una storia e non bastano tre singoli per farlo.
12. Hai calcato palchi importanti e aperto concerti per artisti affermati. C’è stato un live che ti ha segnato particolarmente?
Il live che ho fatto nella mia città, anche se non era il live più “grosso” che ho fatto, o quello con il maggior pubblico, ma ero con i miei amici, che hanno cantato insieme a me sopra e sotto il palco. il pubblico era caldissimo, ero nella mia città e quella sera non potevo chiedere altro, niente poteva andare male, infatti è andata tutto benissimo.
13. Sogni un feat con un artista italiano o internazionale in particolare?
Italiano ti direi Chiello, perché è un artista e un autore che sento molto vicino, secondo me siamo sullo stesso viaggio! Riesco sia a piangere che a ridere con le sua canzoni, è una bella cosa. Parlando invece di artisti internazionali, potrei nominare un sacco di artisti, ne nominerò soltanto due però, ovvero: Post Malone e Dominic Fike, se dobbiamo sognare almeno facciamolo in grande.
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