L’Arte della Gioia – La recensione dell’elegante e provocatoria miniserie di Sky

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie tv L’Arte della Gioia Dopo la distribuzione in sala di qualche mese fa, L’Arte della Gioia è sbarcata anche su Sky. Sei episodi divisi in tre appuntamenti, che hanno tracciato l’appassionante storia di Modesta, una giovane di umili origini che si fa strada nella Sicilia di inizio secolo. Siamo… Leggi di più »L’Arte della Gioia – La recensione dell’elegante e provocatoria miniserie di Sky The post L’Arte della Gioia – La recensione dell’elegante e provocatoria miniserie di Sky appeared first on Hall of Series.

Mar 19, 2025 - 17:10
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L’Arte della Gioia – La recensione dell’elegante e provocatoria miniserie di Sky

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie tv L’Arte della Gioia

Dopo la distribuzione in sala di qualche mese fa, L’Arte della Gioia è sbarcata anche su Sky. Sei episodi divisi in tre appuntamenti, che hanno tracciato l’appassionante storia di Modesta, una giovane di umili origini che si fa strada nella Sicilia di inizio secolo. Siamo di fronte all’ennesima, maestosa e ambiziosa, grande produzione di Sky, la cui avanguardia in campo seriale è ormai perfino inutile da sottolineare. Ve ne avevamo dato un assaggio quando vi abbiamo raccontato la conferenza stampa di presentazione della serie tv, ora possiamo andare più a fondo in una narrazione elegante e provocatoria, che mostra fiera la sua fortissima identità.

Il primo grande pregio del lavoro di Sky è il filo diretto che costituisce col libro da cui trae spunto (qui trovate altre serie tv uscite di recente tratte da libri). L’Arte della Gioia è stato un romanzo postumo di Goliarda Sapienza. A lungo ignorato, il romanzo è stato valorizzato all’estero, prima di riuscire a fare breccia pure in Italia. Il rifiuto è stato dovuto alla materia narrata, considerata lontana dagli standard editoriali del mercato italiano. La serie tv di Sky, quindi, abbraccia con orgoglio questa materia lontana dagli standard, accentuando nel proprio racconto proprio gli aspetti considerati più scabrosi e anticonvenzionali. Ne esce fuori una narrazione di grande impatto, valorizzata da una serie di prove attoriali di altissimo livello.

Ne esce fuori, soprattutto, un personaggio incredibile come quello di Modesta. La protagonista è magnetica, riempie lo schermo in ogni momento e conquista con la sua fortissima identità, capace di portarla anche a gesti negativamente estremi, ma pur sempre coerenti. L’Arte della Gioia è proprio il racconto di questa straboccante indipendenza di Modesta. Un racconto di formazione sui generis, che non ha alcun timore di mettersi in gioco e anzi, si fa forza della sfida alle convenzioni narrative. Un po’ come fatto da Goliarda Sapienza col suo romanzo che per vedere la luce ha dovuto penare, ma quando l’ha fatto è esploso in un bagliore accecante.

Madre Leonora e una piccola Modesta
Credits: Sky

L’Arte della Gioia di Modesta

Modesta, quindi. Dominante, cinica, sognatrice. La protagonista de L’Arte della gioia è un personaggio di una complessità enorme. In lei confluiscono questa fortissima spinta verso la libertà e un egoismo quasi inevitabile, che alimenta questa stessa pulsione che la porta a voler vivere intensamente ogni propria pulsione. A discapito delle sue umilissime origini, Modesta sviluppa prestissimo una straordinaria abilità nel capire le persone. Nel fingere e offrirle ciò che desidera. Soprattutto, però, impara a comprendere le proprie pulsioni e ad assecondarle.

Modesta è il frutto di due spinte formative fortissime e diversissime. Da una parte madre Leonora, che la accoglie in convento, la tratta come una figlia, salvo poi spaventarsi quando, di fatti, rivede in lei ciò che cerca di celare gelosamente. Dall’altra la principessa Gaia, donna di mondo che però vuole vivere quel mondo dalla sua prigione dorata. Amore e repressione. Eleganza ed egoismo. Modesta prende i tratti fondamentali da entrambe le donne, e questi si mescolano con una personalità già di per se spiccata. Forgiata dal devastante trauma vissuto da piccola, e in generale da una vita che l’ha sempre costretta a doversela cavare da sola.

Modesta, dicevamo, è un personaggio estremamente complesso perché è difficile da inquadrare. Quell’egoismo che l’ha portata a ingannare, rubare, persino uccidere, e lo stesso che però viene spazzato via ad esempio nel finale, quando dopo la morte di Gaia regala a tutti qualcosa. La libertà a Cavallina, un riconoscimento ai tanti lavoratori della villa. Quella parte di gioia che Modesta ha ammesso di aver sempre rubato viene anche distribuita dalla giovane. L’egoismo, così come la cattiveria, l’inganno e il cinismo, non sono fini a se stessi in Modesta, ma sono funzionali a quella vita che sin da piccola la ragazza intende condurre al massimo delle sue potenzialità. Quella vita che vuole vivere con gioia.

Tra gioia, libertà e bellezza

La gioia è, chiaramente, l’elemento centrale che si rincorre in tutto il racconto. Questa, però, s’interseca a filo diretto con almeno altre due tematiche fondamentali. Una è la libertà, il motore di ogni azione di Modesta. C’è pure una certa sovrapposizione tra libertà e gioia nella prospettiva della giovane, dovuta alle umili condizioni di nascita. La libertà è sempre stata un miraggio per Modesta, limitata dall’ignoranza prima, dalla vita religiosa poi e infine dal potere assoluto di Gaia. La libertà è diventata, dunque, il grande obiettivo della vita della protagonista. Quella gioia in grado di farle assecondare tutte le sue pulsioni.

La gioia s’intreccia nella serie di Sky anche con la bellezza. Un altro parametro fondamentale del racconto, incarnato sopratutto da quello splendido personaggio che è la principessa Gaia. Valeria Bruni Tedeschi dà vita a una donna dalle molteplici sfumature. Incattivita dalla vita, ma inesorabilmente amante del bello, Gaia rifiuta tutto ciò che non le aggrada. Chiude il figlio in soffitta. Tratta Cavallina come sua figlia, nascondendone la zoppia. Ripulisce con meticolosità ogni stortura dal proprio mondo. Ne esce fuori un mondo palesemente artificioso, di cui Gaia è la dittatrice assoluta.

A ben vedere, però, è proprio lei il contraltare perfetto di Modesta ne L’Arte della Gioia. Gaia è apertamente anticonvezionale. Impone la sua autorità senza alcun rimorso. Esprime sempre liberamente il proprio pensiero. Addirittura quando qualcosa l’annoia se ne va, in barba a ogni convenzione sociale. Gaia è, però, l’esatto negativo di Modesta. La sua gioia sta nella chiusura, nel tenere fuori dal proprio mondo tutto ciò che non è bello e che le dà noia. Sta nella repressione. La gioia di Modesta, invece, sta nell’apertura. Nello sperimentare e assecondare i propri desideri. La spinta verso la libertà di Modesta. La privazione di libertà di Gaia. Due correnti opposte, che però nascono dallo stesso punto d’origine.

Cavallina e Modesta corrono con entusiasmo ne L'Arte della Gioia
Credits: Sky

Il doppio ne L’Arte della Gioia

Questo parallelo tra Gaia e Modesta ci porta a introdurre un altro elemento importante de L’Arte della Gioia: la sua struttura per opposti. Il doppio è un tema carissimo alla narrativa, e qui si ritrova in moltissimi passaggi. Modesta, intanto, è di per se un personaggio doppio. Non scisso, però, perché risulta estremamente coerente. La duplicità di Modesta è estremamente consapevole. Il suo lato più recondito, istintivo e primordiale, viene nascosto e quasi alimentato da una faccia pubblica più conveniente. Non ci sono, però, due Modeste, ma una sola che alterna le sue due facce, traendo il massimo da questo esercizio d’inganno.

Il doppio è anche contestuale ne L’Arte della Gioia. Sta, ad esempio, nella contrapposizione tra sacro e profano che si sviluppa nei primissimi episodi. Questo dualismo, andando avanti, rimane ma cambia connotati: al luogo religioso si sostituisce il palazzo principesco e il sacro viene sostituito parzialmente da quella purezza che ci si aspetterebbe da una giovane donna. Il racconto, invece, sfida orgogliosamente questa dicotomia. Il sacro viene profanato dalle pulsioni di Modesta. La sua è una purezza sacrilega, che si traduce in una sessualità spiccata e consapevole.

Il sesso è, ovviamente, molto presente in tutto il racconto ed è un luogo primario di ricerca della gioia per Modesta. Ma non è solo questo. Non si tratta di un semplice sfogo di pulsioni. Di un soddisfacimento fisico. Il sesso è anche potere. È controllo. E qui torniamo al doppio. Modesta ricerca la gioia a livello fisico, ma pure a livello mentale. Vuole godere di un benessere corporeo ed emotivo. Le sue trame volgono a soddisfare questa doppia sete, passando sopra a ogni ostacolo possibile. Pure a un cadavere, se serve.

Grandi attrici per un grande racconto

Ciò che più di tutto dà spessore a L’Arte della Gioia sono, però, le straordinarie prove attoriali che abbiamo visto. Tecla Insolia è incredibile nei panni di Modesta. Ne restituisce ogni sfumatura. Ne incarna, anche con il semplice sguardo, l’abissalità delle pulsioni che vive. Di Valeria Bruni Tedeschi abbiamo parlato, e assieme alla sua prova è da sottolineare pure quella di Jasmine Trinca (qui 5 curiosità su di lei), alle prese pure lei con un personaggio complicato. Il racconto funziona nella serie di Sky perché tutte queste protagoniste sono rappresentate al meglio con la loro straordinariamente complessa personalità.

Sky l’ha rifatto ancora. C’è poco da dire. L’Arte della Gioia è l’ennesimo titolo prestigioso di una raccolta che sta diventando ormai corposissima (qui la classifica dei migliori titoli di Sky che avete stilato voi lettori). Una serie tv ambiziosa, con un’identità spiccata e un coraggio che si vede solo nelle grandi produzioni. Un plauso, infine, alla regia di Valeria Golino, che confeziona un racconto tanto elegante quanto provocatorio. Un racconto appassionante, che ci porta a stretto contatto con uno dei personaggi probabilmente meglio riusciti della recente serialità italiana. E con una storia che, nella sua anticonvezionalità, speriamo continui a brillare ancora a lungo.

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