Nanga Parbat, poi il Baltoro nel “vero” inverno. Denis Urubko svela i suoi progetti

Il suo sogno è una via nuova sull’Everest. Intanto l’alpinista nato in Russia e che vive a Nembro, presso Bergamo, ne tenterà una sulla parete Diamir. Poi lo attendono il Broad Peak e il Gasherbrum I d’inverno. A Terni, però, Urubko ha deluso il pubblico L'articolo Nanga Parbat, poi il Baltoro nel “vero” inverno. Denis Urubko svela i suoi progetti proviene da Montagna.TV.

Mar 19, 2025 - 13:34
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Nanga Parbat, poi il Baltoro nel “vero” inverno. Denis Urubko svela i suoi progetti

Di Denis Urubko, da un anno, si erano quasi perse le tracce. Alla fine di gennaio del 2024, mentre saliva verso il campo 2 dell’Hidden Peak (o Gasherbrum I), l’alpinista russo e oggi di passaporto polacco è caduto per sei o sette metri in un crepaccio. Il suo compagno di cordata, il pakistano Hassan Shigri, è riuscito a tenerlo, ma i congelamenti riportati alle mani dopo aver perso le moffole hanno impedito a Denis di proseguire verso la vetta.

Poi, per più di un anno, Urubko, che vive da anni a Nembro, alle porte di Bergamo, non è partito per il Pakistan o il Nepal. Ora ha deciso di interrompere il digiuno, come ha annunciato sabato scorso, nel corso del festival Vette in Vista organizzato a Terni in ricordo di Stefano Zavka, la prima guida alpina dell’Umbria, che è scomparso sul K2 nel 2007.

A maggio andrò al Nanga Parbat, ho già il biglietto aereo e il permesso. Voglio aprire una via nuova sul versante Diamir della montagna” ha svelato Denis Urubko, 52 anni nel prossimo luglio, davanti a un pubblico di appassionati arrivati da Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo. “Sarà una via nuova autentica, non una variante presentata come una via indipendente” ha proseguito con il tono polemico che utilizza spesso.
Urubko conosce bene il Nanga Parbat. Ha raggiunto gli 8125 metri della vetta nel 2003, lungo la via Kinshofer del versante di Diamir, con una spedizione internazionale di cui faceva parte l’alpinista bergamasco Simone Moro. 

Nel gennaio del 2018, mentre era impegnato in un tentativo invernale al K2, ha risposto alla chiamata di aiuto lanciata dalla francese Élisabeth Révol, e si è spostato in elicottero sul Nanga insieme a tre componenti della spedizione polacca, Adam Bielecki, Jarek Botor e Piotr Tomala. Denis e Adam hanno raggiunto Révol e l’hanno riaccompagnata alla base. Il polacco Tomasz “Tomek” Mackiewicz, che aveva compiuto la seconda invernale della montagna con la francese, era arrivato in cima senza forze, poco più in basso si è accasciato sulla neve e lì si è spento. 

Denis Urubko, nato in Unione Sovietica, conosce le difficoltà e i drammi dell’alpinismo d’alta quota. Dopo gli anni trascorsi in un team militare sovietico di alpinismo basato in Kazakhstan, nel 1999 ha ottenuto lo Snow Leopard, il riconoscimento assegnato per chi sale in un anno i 5 “settemila” dell’ex-Unione Sovietica.
Nel 2009 Urubko è diventato il nono alpinista della storia a salire i 14 “ottomila” della Terra senza ossigeno, il quindicesimo se si inseriscono in classifica le salite con respiratori e bombole. Nello stesso anno, l’apertura di una via nuova sul Cho Oyu insieme a Boris Dedeshko gli è valsa un Piolet d’Or, uno degli “Oscar dell’alpinismo”.
Poi, tra il 2010 e il 2011, Denis ha compiuto le prime invernali del Makalu e del Gasherbrum II con Simone Moro. Alla prima salita ha partecipato anche l’americano Cory Richards. 

A Terni, dopo aver parlato del Nanga Parbat, Urubko ha annunciato il suo progetto per l’inverno 2025-’26, una spedizione in Karakorum per compiere le “vere prime invernali” del Broad Peak e del Gasherbrum I. Secondo gli annali, la prima vetta è stata salita il 5 marzo 2013, e la seconda il 9 marzo 2012. Due date che, secondo Denis Urubko, non rientrano nell’inverno.
“L’inverno astronomico va dal 21 dicembre, che è la giornata più breve e più fredda dell’anno, al 21 marzo, che ormai è primavera piena. Per le salite alpinistiche bisogna considerare l’inverno meteorologico, dal 1° dicembre al 28 febbraio” spiega Urubko che in passato, per coerenza, ha abbandonato all’inizio di marzo varie spedizioni invernali.


L’altro tema su cui Denis Urubko ama mostrarsi intransigente è lo stile alpino. Per spiegarlo parte da lontano, e attacca un mito dell’alpinismo. “Sono stato militare, le regole devono essere chiare, giuste e severe. Anche Jerzy Kukuczka, quando nel 1986 ha salito una via nuova sul K2 insieme a Tadeusz Piotrowski (poi caduto in discesa, ndr) ha parlato di stile alpino ma non avrebbe dovuto farlo” spiega Urubko.
“I due polacchi, autori di una grandissima impresa, hanno completato la loro via al secondo tentativo. Invece si può parlare di stile alpino, come di salita a vista di una via di arrampicata, solo se si parte dal basso e si arriva in cima al primo tentativo”, prosegue l’alpinista.  

Alla domanda se esistano ancora sugli “ottomila” delle nuove linee da salire, Denis Urubko non ha dubbi. “Ce ne sono molte, anche sull’Everest, dove nessuna via è mai stata aperta senza ossigeno e in autentico stile alpino. Mi piacerebbe provarci, ma avrei bisogno di essere sponsorizzato da uno sceicco arabo o da Elon Musk”. 

Nessuno può mettere in dubbio che Denis Urubko sia un grandissimo alpinista, e un maestro nell’affrontare gli “ottomila” d’inverno. Se sceglie di usare toni spiritosi o sprezzanti come a Terni è libero di farlo. “Lo ammetto, ho studiato per diventare un attore” ha spiegato sabato 15 marzo. Quel giorno, però, Urubko era l’ospite d’onore di Vette in Vista, una rassegna importante e seguita da un pubblico appassionato e competente. Gli era stato chiesto di gestire la sua proiezione in modo compatibile con gli impianti del cinema The Space, non lo ha fatto, alla fine non è riuscito a presentare delle immagini ma ha solo parlato a braccio per mezz’ora. Alla fine non ha protestato nessuno, ma il pubblico e gli organizzatori di Terni meritavano certamente di meglio.   

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