“Frammenti sparsi”, in viaggio: l’editoriale del nuovo numero di DOVE, da venerdì in edicola
Come recuperare identità nell’era della frammentazione? Viviamo immersi in un presente accelerato, in cui tutto è accessibile, immediato, ma sempre più sfuggente. Mappe digitali ci portano alla meta senza farci attraversare davvero i luoghi, immagini rapide ci restituiscono un mondo filtrato, esperienze effimere sostituiscono il viaggio inteso come scoperta e trasformazione. Siamo ovunque e da L'articolo “Frammenti sparsi”, in viaggio: l’editoriale del nuovo numero di DOVE, da venerdì in edicola sembra essere il primo su Dove Viaggi.

Come recuperare identità nell’era della frammentazione? Viviamo immersi in un presente accelerato, in cui tutto è accessibile, immediato, ma sempre più sfuggente. Mappe digitali ci portano alla meta senza farci attraversare davvero i luoghi, immagini rapide ci restituiscono un mondo filtrato, esperienze effimere sostituiscono il viaggio inteso come scoperta e trasformazione.
Siamo ovunque e da nessuna parte. Mai come oggi sentiamo il bisogno di ritrovare il senso del nostro movimento nel mondo, di ricostruire un’identità che il tempo, distorto, dispersivo, tende a spezzare.
Forse è la memoria a dare continuità alla nostra essenza, in un’epoca in cui tutto è atomizzato. Storicizzare le esperienze, costruire un racconto personale del vissuto, aiuta a ritrovarsi. E nel viaggio, più che altrove, questa connessione tra tempo e ricordo si amplifica: la mente assorbe meglio le emozioni, scolpite nella percezione di un luogo, di un incontro, di un dettaglio che rimane.
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Alcuni viaggi restano più di altri. Non quelli che consumiamo vedendo senza guardare, ma quelli che permettono di fermarci, di vivere un luogo senza la pressione del tempo. C’è un momento in cui il turismo smetterà di essere una corsa all’esperienza fine a sé stessa e diventerà pura relazione: con noi stessi, con gli altri, con il posto che ci accoglie. Una relazione che ci farà sentire ri-connessi con il passato, radicati nel presente e proiettati verso il futuro. Le tessere sparse del mosaico torneranno a comporsi, restituendo identità.
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Viaggiare fuori stagione, lontano dalle folle e dal ritmo imposto dall’alta stagione, è un lusso, ma soprattutto un’opportunità. Il tempo torna a essere alleato. Le mete, anche quelle più note, si rivelano con autenticità, aprendo spazi a incontri profondi e a significati nuovi. Viaggiare così significa riappropriarsi di orizzonti, silenzio, autenticità. Come scrive Carlo Rovelli ne L’ordine del tempo (Adelphi, 2017), “è la memoria che salda i processi sparpagliati nel tempo di cui siamo costituiti. In questo senso noi esistiamo nel tempo. Per questo io sono lo stesso di quello di ieri. Capire noi stessi significa riflettere sul tempo. Ma capire il tempo significa riflettere su noi stessi”.
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