Vent’anni di Hate: Bassi Maestro brilla ancora

Nel 2025 celebriamo il ventesimo anniversario di Hate, il nono album in studio di Bassi Maestro, pubblicato nel 2005 dalla Vibrarecords. Quest’opera rappresenta un momento di grande maturità artistica per il rapper e produttore milanese, che con Hate ha saputo riscoprire le radici autentiche del rap americano, tornare a sonorità old school e riflettere sui suoi esordi. Bassi Maestro ha creato così un album completamente immerso nella sua visione musicale, frutto di un lungo lavoro personale e introspettivo. Non a […] L'articolo Vent’anni di Hate: Bassi Maestro brilla ancora proviene da Rapologia.it.

Mar 19, 2025 - 13:38
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Vent’anni di Hate: Bassi Maestro brilla ancora

Nel 2025 celebriamo il ventesimo anniversario di Hate, il nono album in studio di Bassi Maestro, pubblicato nel 2005 dalla Vibrarecords. Quest’opera rappresenta un momento di grande maturità artistica per il rapper e produttore milanese, che con Hate ha saputo riscoprire le radici autentiche del rap americano, tornare a sonorità old school e riflettere sui suoi esordi.

Bassi Maestro ha creato così un album completamente immerso nella sua visione musicale, frutto di un lungo lavoro personale e introspettivo. Non a caso, è l’unico disco della sua carriera senza featuring: una scelta che sottolinea quanto questo progetto rappresenti un percorso artistico intimo e viscerale, interamente prodotto e curato da lui.

Hate di Bassi: un tributo a un classico dell’hip hop italiano

L’essenza old school di Hate

In un’epoca in cui il rap stava evolvendo verso suoni più sperimentali e contaminati, Hate si distingue per la sua estetica classica.

Le produzioni dirette riportano alla mente le radici americane del genere, con un’attenzione particolare al boom bap e ai campionamenti che richiamano l’epoca d’oro dell’hip hop. Ogni traccia è costruita come un tributo al mondo americano, attingendo da influenze musicali che vanno dai Public Enemy alla G-Unit.

La cultura musicale di Bassi era già enorme ed era evidente la volontà di creare un ponte tra l’hip hop internazionale e la scena italiana, che ai tempi muoveva i primi passi nei numeri del mainstream anche a livello europeo. Questo progetto canalizzava già quel sogno, rimasto ancora oggi, di un contatto, frequente e proficuo, tra la patria americana dell’hip hop e il “rampollo” rap italiano.

La tracklist: un viaggio personale e artistico

L’album, dopo l’Intro, si apre subito con Dedicated, un brano manifesto che introduce i temi centrali del disco. Questa traccia, per struttura e contenuti, funge da vero e proprio sommario, preparandoci alle atmosfere che seguiranno.

Bang Ya Head (B.Y.H.) è una delle canzoni più potenti: un’esplosione di energia che mette in risalto l’abilità tecnica di Bassi e il suo rispetto per la cultura hip hop. The Crib, con il suo beat campionato da I Got Ants in My Pants di James Brown (ripreso anche dai Public Enemy), affronta con ironia e profondità il complesso rapporto con le donne, mescolando storytelling e critica sociale.

La title track Hate, invece, si distingue per il suo impatto emotivo e sociale. Qui Bassi campiona la storica Assalto frontale degli Assalti Frontali con Lou X, evidenziando il legame tra generazioni diverse di artisti italiani e l’importanza della coerenza nell’hip hop.

Gli interludi (2Xcheck, Why, Call It That), gli skit (Radio Sucker, Braggin ‘n’ Boastin, Hip Hop Market) e tracce come Pop Music aggiungono varietà e freschezza, offrendo momenti di satira e autoironia.

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Un artista completamente immerso nella sua musica

Quello che emerge da Hate è il ritratto di un Bassi Maestro completamente immerso nella sua arte. La scelta di non avere collaborazioni e di occuparsi interamente della produzione è una chiara dichiarazione di indipendenza e un invito a entrare nel suo mondo.

Ogni beat, ogni rima e ogni campionamento riflettono la sua ammirevole passione per la musica e il desiderio di restare fedele alle sue radici.

Si percepisce la volontà di creare qualcosa di speciale, di giocare con i beat e i campionamenti, di utilizzare grandi classici rap e di conseguenza di misurarsi con loro. Considerando l’anno di uscita, si tratta di un atteggiamento di vero e proprio esperimento musicale condotto con passione e leggerezza, il che ad oggi rischia di mancare per colpa della logica di profitto sempre più dilagante nel panorama musicale: andare sul sicuro preclude una sperimentazione che può raggiungere livelli altissimi, come questo caso.

Un’eredità che dura nel tempo

A distanza di vent’anni, Hate continua a essere un classico dell’hip hop italiano. È un album che riesce a coniugare la purezza delle sonorità old school con una sensibilità moderna, mantenendo intatta la sua rilevanza. Ironicamente, ad utilizzare beat di classici intoccabili, Bassi ne ha creato uno per la scena italiana

Per chi lo ascolta oggi, rappresenta non solo una lezione di stile e sound, ma un viaggio in compagnia di uno degli artisti più importanti del panorama musicale italiano: Bassi non solo spacca ancora dopo 20 anni, ma ha ancora molto da insegnare a tutte le nuove generazioni di rapper e producer.

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