Internal Selection 049: Federica Sco
La DJ romana è nostra ospite per questo nuovo episodio di Internal Selection. Con l’occasione di questo speciale remix, le abbiamo fatto anche qualche domanda. Internal Selection ospita Federica Sco. DJ, promoter e figura ormai di rilievo nel panorama romano, Federica si è fatta strada partendo dalla gavetta più autentica, iniziando a lavorare come PR […] L'articolo Internal Selection 049: Federica Sco sembra essere il primo su Parkett.

La DJ romana è nostra ospite per questo nuovo episodio di Internal Selection. Con l’occasione di questo speciale remix, le abbiamo fatto anche qualche domanda.
Internal Selection ospita Federica Sco. DJ, promoter e figura ormai di rilievo nel panorama romano, Federica si è fatta strada partendo dalla gavetta più autentica, iniziando a lavorare come PR e riuscendo piano piano a conquistarsi il suo spazio, fino a diventare resident DJ del collettivo Rebel Rebel.
Il suo bagaglio musicale e culturale, accumulato in quasi vent’anni di esperienza sul campo, racconta di un viaggio iniziato in famiglia e sviluppato tra lo studio della musica elettronica e i locali della capitale. Ha vissuto in prima persona le evoluzioni, gli alti e bassi della scena romana, senza mai perdere l’entusiasmo e l’impegno per la cultura elettronica, che oggi a sua volta insegna all’interno di un’accademia musicale.
Federica Sco è una persona che trasuda passione per questa scena e che a fianco di un carattere diretto e determinato, trasmette una sensibilità ed una dedizione autentiche. Qualità non scontate al giorno d’oggi. In occasione del suo podcast per Internal Selection abbiamo avuto il piacere di approfondire con lei il suo percorso personale e artistico, toccando diversi temi legati alla sua esperienza. A seguire, lasciamo invece che sia la sua selezione a raccontare di lei, del suo stile e della sua personalità artistica. Buona lettura e buon ascolto!

Ciao Federica e benvenuta su Parkett! Raccontaci un po’ degli inizi. Come ti sei affacciata al mondo della musica elettronica?
Mi sono affacciata alla musica grazie ai miei genitori in primis. Mia madre specialmente, insegnando fitness e spinning, mi ricordo preparava lezioni in camera da letto, dando un’energia al mood casalingo con quei ganci dritti allo stomaco di musica techno, elettro, trance e chill out. Da lì ho iniziato a seguire i dj del momento, a selezionare e studiare i generi, ad incuriosirmi.
Considero la musica elettronica in generale spettacolare, diversificata, una forte passione, che dura per l’esattezza da quando sono al liceo, quindi da circa 20 anni. Poi sono diventata maggiorenne e con il motorino ho iniziato a girare Roma in lungo e largo per le varie feste e per i vari locali, molti dei quali e delle quali non ci sono più purtroppo. Poi l’estero. Diventare infine P.R. e poi anche dj della serata Rebel Rebel ha dato una svolta alla mia vita da clubber.
Roma è una città piena di contraddizioni e tu vivi la scena romana ormai da molti anni. Come l’hai vista cambiare nell’arco del tempo? E se dovessi indicarne un pregio e un difetto, quali sarebbero?
La scena romana ahimè è finita. L’underground se fosse esistito in passato, non ha lasciato strascichi, fatto aggravato anche dalla scarsa cultura musicale elettronica in città.
All’inizio i club erano veri e propri centri gravitazionali, poi hanno iniziato a svalutarsi e dopo il Covid, a chiudere. Anche feste come Dissonanze erano un vanto, organizzate nel dettaglio e con una cura per l’artistico incredibile. Poi qualcosa è andato storto, come per esempio non riuscire da parte anche delle istituzioni a credere in progetto così importanti e meritevoli, non aver dato troppe possibilità e fiducia.
Ora viviamo un momento di grande miseria musicale, una sensazione di tristezza corale, nonostante determinati collettivi, concertini o piccoli eventi ancora riescano ad attrarre l’attenzione dei più.
Per quanto riguarda un pregio di Roma, direi sicuramente le location, come Palazzo dei Congressi, Spazio 900 ai tempi luoghi sacri per le mega feste. Il difetto è che abbiano chiuso. Difetto ulteriore è anche la gente, le crew che pensano a disgregare anziché collaborare, il male assoluto.
Nel tuo percorso sei stata sia studente che insegnante. Qual è la lezione di cui hai fatto più tesoro da studente? Mentre ad oggi, quali ritieni siano gli aspetti tecnici e/o culturali più importanti da trasmettere nell’insegnamento?
Da studentessa sicuramente quando mi è stato spiegato cos’è una drumline, come è composta una traccia, come mettere a tempo i vinili ma soprattutto il tocco che uno da ad esso per farlo girare. Qualcosa di magico.
Lo stesso vale per quando insegno, anche se i giovani di oggi pensano sempre e subito al digitale, cosa che non sa assolutamente darti la sensazione di magia che una strumentazione analogica ti può dare.
Come aspetto culturale mi piace raccontare la storia della musica, come siano nati i generi musicali, da strati popolari basici, tra varie influenze, dopo i conflitti mondali, come segno specifico di libertà. Del resto la musica è e sempre sarà libertà assoluta.
Oggi mi piace anche sottolineare quanto l’estetica non valga nulla in confronto a tecnica e bravura (ma si sa quanto sia difficile intercettare i giovani di oggi assuefatti di social e condivisioni).

Si parla sempre più spesso di gender equality anche nella scena elettronica. Quali sono stati gli ostacoli più importanti che hai dovuto affrontare, da donna, durante il tuo percorso? E se dovessi dare un consiglio alle giovani ragazze che si affacciano a questo mondo, quale sarebbe?
Da donna non ho avuto grosse difficoltà, anzi, forse sono stata più agevolata che altro, quindi voglio evitare la strumentalizzazione del femminismo.
Il momento era quello in cui molte donne si stavano aprendo a questa carriera, mentre altre già erano sulla via preferenziale per spaccare (vedi Silvie Loto, Adiel, DJ Red, etc…, per citarne alcune). Quindi alzandosi una ventata di freschezza era il momento di imbattercisi a tutta velocità.
Purtroppo con il supporto dei social ad oggi molte influencer, cogliendo la palla al balzo, si sono improvvisate “artiste” o “dj” sfruttando i follower a loro favore per acquisire maggior visibilità.
Questo secondo me è stato il declino della scena underground, promuovere lo stile, l’abito, l’apparenza a scapito della tecnica e della personalità. Quello che consiglio alle giovani ragazze è di averne a pacchi (di personalità).
Ormai da tanti anni fai parte della crew di Rebel Rebel, una realtà che a Roma è un’istituzione da più di 15 anni. Qual è l’ingrediente segreto del vostro successo secondo te?
Sicuramente l’inclusività. Abbiamo sempre fatto feste per tutti, senza porre pregiudizi e integrando qualsiasi strato sociale. La programmazione artistica è sempre stata mirata e studiata nel minimo dettaglio, la scelta dei posti e la fidelizzazione delle persone sono state altre armi vincenti.
Ancora ce la caviamo benissimo nonostante le nostre “venerande” età ed i grossi ostacoli che Roma può porre fra le intercapedini del settore.

Come introdurresti il mixato che ci proponi oggi?
Questo mixato è un viaggio intimo dentro me stessa, un racconto che narra chi sono, dal riscaldamento fino ai bollenti spiriti e spero che possa entrare anche nei vostri cuori e nelle vostre menti.
Il genere è uno dei miei preferiti al momento e dato che svolgo spesso i warm-up alle serate, ho trovato queste tracce congeniali ed ideali all’occasione. Molte sono produzioni di artisti italiani (e ce ne sono moltissimi bravi), anche per solidarietà. Quindi… buon ascolto!
L'articolo Internal Selection 049: Federica Sco sembra essere il primo su Parkett.