Ghigo Renzulli: “Dissi no a Sanremo e Piero si incazzò come una iena”

Ghigo Renzulli, chitarrista storico e fondatore dei Litfiba, si racconta: il nuovo album, la nostalgia del rock vero e tanti aneddoti L'articolo Ghigo Renzulli: “Dissi no a Sanremo e Piero si incazzò come una iena” proviene da imusicfun.

Apr 13, 2025 - 18:12
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Ghigo Renzulli: “Dissi no a Sanremo e Piero si incazzò come una iena”

Ghigo Renzulli, chitarrista storico e fondatore dei Litfiba, si racconta: il nuovo album, la nostalgia del rock vero, la trap che non suona, il ginocchio di metallo e quel sogno mancato da ornitologo

«Oggi cammino lentamente, ma continuo a suonare. I pezzi più tosti li farò in piedi, anche con questo ginocchio di metallo». Ghigo Renzulli, 71 anni, non ha perso la voglia di salire sul palco. Il chitarrista e fondatore dei Litfiba sta per tornare live con il suo nuovo progetto solista, Dizzy, un album strumentale di cui ha parlato in un’intervista al Corriere di Bergamo.

L’intervento al ginocchio («una protesi totale, dopo che la cartilagine mi ha abbandonato») non lo ferma: «Un concerto strumentale è come un’esecuzione di musica classica. Da ragazzo saltavo da palchi alti due metri senza smettere di suonare. Ora è diverso, ma non mollo».

Il disco, racconta, non è un omaggio al jazzista Dizzy Gillespie, ma al senso del titolo: vertiginoso. «All’inizio avevo pensato a Sound of Joy, ma Dizzy è stato l’ultimo brano composto e mi è piaciuto come rende l’atmosfera. È il mio secondo album di inediti. Il primo, Cinematic, l’ho registrato durante la pandemia: era una raccolta di colonne sonore rivisitate in stile fusion, flamenco…».

Tra aneddoti di palco e confessioni, Renzulli torna su un momento che cambiò la storia dei Litfiba: «Nel 1999, dopo la prima separazione del gruppo, proposero a me e Piero (Pelù, ndr) di essere ospiti a Sanremo. Offrirono 150 milioni di lire. Rifiutai. E lui si incazzò come una iena. Capisco sia un palco importante, ma non era il mio viaggio. Più passa il tempo, più divento un talebano della musica. Non seguo le mode, Piero invece cerca sempre di essere visibile ovunque».

Ghigo Renzulli è netto anche sulla scena attuale: «Non mi piace la musica programmata. Mi piacciono i musicisti che suonano. Un giorno un famoso produttore trap mi disse che si vergognava di non saper suonare nulla. Negli anni ’90 ascoltavo gli Articolo 31, oggi il rap mainstream italiano è leggerino. Il vero rap, quello americano, spacca le montagne. Yelawolf è un esempio».

Una nota positiva per Lucio Corsi: «È una mosca bianca. Un po’ troppo morbidino per i miei gusti, ma è coraggioso. E il successo che ha è meritato». Su Damiano dei Måneskin invece, il giudizio è più tagliente: «Al suo posto avrei mantenuto più rispetto verso i Måneskin, che l’hanno portato al successo. È come se io ripudiassi i Litfiba, che sono la mia anima».

E proprio sui Litfiba, che con Pelù hanno segnato la storia del rock italiano, Ghigo lascia uno spiraglio: «Chissà, magari rispunteranno fuori. Ma con il tempo si sono create incomprensioni culturali e musicali».

Prima della musica, la passione era la natura. Renzulli era iscritto a Biologia, a sei esami dalla laurea: «Mi sarei specializzato in ornitologia. Mi affascinava il mondo dei pennuti. Ma non volevo finire in un laboratorio. Meglio fare filmati per National Geographic, in Sudamerica. Poi ha vinto la musica. Se non ci avessi provato, mi sarei sentito un fallito per tutta la vita».

E così, alla fine, ha scelto di suonare. «Mi sono detto: se andrà bene avrò realizzato il mio sogno. Se andrà male finirò a fare il mozzo sulle navi». Ha perso solo il ginocchio, e guadagnato una carriera leggendaria. «Ora, dopo l’intervento, tornerà come quello di un ventenne. E spero di morire sul palco. Come i miei miti: Chuck Berry, B.B. King. La vecchia guardia. Quelli veri».

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