Sempione: la magia di un ospizio, l’importanza di un Passo
Fu Napoleone Bonaparte a volere l’attuale Ospizio a 1998 metri di quota. Ma la storia del Passo è ben più antica. Il ruolo di Kaspar Stockalper, al quale è intitolato il più interessante sentiero della zona L'articolo Sempione: la magia di un ospizio, l’importanza di un Passo proviene da Montagna.TV.

È un giorno d’agosto del 1813. Il conte Claude Philibert de Rambuteau, prefetto del Sempione, posa la prima pietra del futuro edificio a tre piani, a quota 1998 metri, sul Passo del Sempione, in esecuzione della volontà di Napoleone Bonaparte che ne aveva ordinato la realizzazione già nel 1801. Costruire in alta montagna è costoso. Vari progetti e previsioni di spesa sono stati redatti in questi anni, tentando di contenere le spese. Il condottiero vuole un ospizio che offra ai viandanti ospitalità e riparo, e incarica della gestione i canonici del Gran San Bernardo, che vantano un’esperienza in questo settore che risale all’anno Mille.
Oggi chi si ferma all’ospizio in cima al passo che collega il Canton Vallese e Briga alla Valle Divedro e Domodossola trova ad accoglierlo quattro canonici e il loro staff, in una struttura che può ospitare fino a 130 persone. È un’oasi di pace aperta tutto l’anno in un luogo di selvaggio fascino, fra le vette dello Spitzhörnli (2726 m) e del Hübschhorn (3192 m). Ed è il punto di partenza ideale per percorsi d’alta montagna o per una sosta di meditazione.
Difficilmente si riesce a immaginare che questo imponente edificio ha rischiato di non essere mai realizzato. Nel 1814 Napoleone viene sconfitto. Il cantiere dell’odierna costruzione – 64 metri per 20, alta 30 metri – conosce una lunga fase di stallo. Poi i canonici ne prendono le fila e finalmente nel 1831 i lavori sono ultimati. L’ospizio apre i battenti, ma i lavoro proseguono per ultimare la chiesa. Poi, nel 1906 viene installata una turbina azionata dalla acque del vicino lago di Rotelsch, che consente di avere l’elettricità, mentre il riscaldamento centralizzato arriva nel 1911.
La presenza dei canonici del Gran San Bernardo ci riporta indietro nella storia, nel Medioevo, quando attraversare le Alpi a piedi era un’impresa pericolosa per viandanti, lavoratori, pellegrini, mercanti. I passi da sempre sono stati selezionati privilegiando la facilità di passaggio, ma una bufera di neve o una slavina erano sempre in agguato nella stagione fredda. Bernardo di Mentone (1020-1081) conosceva bene il problema e fece costruire due ospizi sui passi del Grande e Piccolo San Bernardo per aiutare i viaggiatori. A gestirli chiamò dei canonici che poi diventarono la congregazione del Gran Bernardo. A loro si deve l’addestramento dei cani San Bernardo, una razza selezionata per supportare le ricerche dei dispersi nell’impervio territorio alpino.
Non è stato Napoleone il primo a intuire le potenzialità del Passo del Sempione come arteria di collegamento per le sue operazioni di guerra realizzando, tra il 1801 e il 1805, la prima carrozzabile che sarà seguita, un secolo dopo, dalla galleria ferroviaria. Ci sono tracce di passaggio sul passo già nel Neolitico e successivamente in epoca romana, anche se la stretta gola a Gondo, difficile da superare, ha spinto a preferire altri percorsi, come il Gran San Bernardo.
Kaspar Stockalper: fu il primo a valorizzare il Sempione a fini soprattutto commerciali
È nel Medioevo che il Sempione diventa un percorso di scambi fra la Val d’Ossola e il Vallese, tant’è che l’ordine dei Gerosolimitani costruisce nel XIII secolo il primo ospizio. Il percorso della mulattiera, che non coincide con l’odierna strada napoleonica, conosce un periodo di declino causato dalle guerre. La sua rinascita è legata a un personaggio storico che a Briga è associato allo splendido castello barocco del Seicento: Kaspar Jodok von Stockalper (1609-1691). La Via Stockalper, che si sviluppa per 35 chilometri lungo la mulattiera che porta da Briga a Gondo, è un percorso di trekking molto amato, percorribile in tre giorni e con punti di sosta culturali e storici come l’antica locanda Alter Gasthof nel villaggio di Simplon e l’Alte Kaserne di epoca napoleonica all’ingresso della gola di Gondo. Entrambi ospitano due musei dedicati al territorio del Sempione.
Kaspar Stockalper, importante politico e imprenditore, discendeva da una famiglia nobile vallesana, la quale pare che fosse legata al casato milanese degli Olteri. Parlava diverse lingue ed era un abile diplomatico. Il commercio del sale dal Mediterraneo verso la Svizzera da lui promosso portò a un rilancio del Sempione nel Seicento. Stockalper gestiva anche alcune attività nel settore minerario, tra cui le miniere d’oro di Gondo. I francesi lo chiamavano il “re del Sempione” ma la ricchezza che riuscì a generare gli provocò non poca invidia. Fu accusato ingiustamente di aver complottato contro la Svizzera e scampò alla condanna morte scappando in Italia, a Domodossola, dove rimase in esilio. Riuscì a tornare a Briga nel 1684, quando le accuse contro di lui erano in parte cadute, accettando di ritirarsi dalla vita politica. Dopo la morte di Stockalper, il Sempione torna a essere dimenticato. Lungo la mulattiera, restano tracce del contributo di Kaspar von Stockalper alla valorizzazione del passo. Per esempio, il Vecchio Ospizio (Alter Spittel), finito nel 1666, a quota 1866 metri sul versante sud, vicino al sito dei Gerosolimitani. È una costruzione in pietra di cinque piani, che si erge solitaria. I viaggiatori venivano ospitati ai piani inferiori, mentre ai piani alti la famiglia Stockalper risiedeva nel periodo estivo, quasi a presidiare il suo impero commerciale fondato sul passo. C’è anche la Torre Stockalper a Gondo, danneggiata dalla frana che ha colpito il paesino nel 2000 ma accuratamente ricostruita, che oggi è diventata un hotel.
Quei magnifici villaggi quasi al confine con l’Italia
Una curiosità: Gondo e Simplon sono due villaggi vallesani a sud delle Alpi. Un altro minuscolo comune elvetico nel bacino idrografico del Po è quello di Zwitschbergen, con meno di 100 abitanti. Si trova nella Zwitschbergental, o Val Vaira, lunga 16 chilometri. Si raggiunge imboccando una stradina da Gondo ed è una vallata selvaggia e nascosta. Oltre il paese, c’è la diga di Serra, costruita nel 1952. Nel secolo scorso, la Zwitschbergental era percorsa dai contrabbandieri di sigarette che attraverso il passo del Monscera dall’Italia giungevano a Gondo. Oggi d’estate è un paradiso dei ciclisti e dei camminatori, mentre d’inverno le cascate di ghiaccio sono frequentate dagli scalatori. La Zwitschbergental è anche un buon punto di partenza per raggiungere la vetta del Weissmies (4023 m). Da quota 1300, il dislivello è di oltre 2700 metri, su circa di 30 chilometri. Un percorso soltanto per alpinisti esperti, da fare portandosi viveri e tenda.
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