Le 6 migliori interpretazioni di Adrien Brody
Non capita proprio tutti i giorni di vedere Cillian Murphy consegnare il Premio Oscar come miglior attore ad Adrien Brody. Eppure è ciò che è avvenuto durante la 97° edizione dell’evento più atteso dell’anno sia tra i cinefili sia tra il pubblico di tutto il mondo. Come ricorderete, i due avevano lavorato insieme sul set… Leggi di più »Le 6 migliori interpretazioni di Adrien Brody The post Le 6 migliori interpretazioni di Adrien Brody appeared first on Hall of Series.

Non capita proprio tutti i giorni di vedere Cillian Murphy consegnare il Premio Oscar come miglior attore ad Adrien Brody. Eppure è ciò che è avvenuto durante la 97° edizione dell’evento più atteso dell’anno sia tra i cinefili sia tra il pubblico di tutto il mondo. Come ricorderete, i due avevano lavorato insieme sul set della serie Peaky Blinders e, personalmente, vederli di nuovo uno accanto all’altro su quel palco a Los Angeles mi ha fatto sorridere di gioia e di soddisfazione.
Inoltre è piuttosto raro trovare un professionista come Brody, dotato di capacità attoriali spiccatamente introspettive insieme a un’elevata e spontanea dose di charme, che gli consente di catturare lo sguardo di noi spettatori ogni volta che appare davanti a una cinepresa. È inevitabile. Questo artista è un magnete in continua attività, perché tramite i suoi personaggi riesce a passare da uno stato di felicità a uno di rabbia o di tristezza trasmettendo un’umanità profondamente catalizzante. Guardandolo nei suoi ruoli più struggenti, ci identifichiamo e soffriamo insieme a lui. Osservandolo in quelli più leggeri e ironici, invece, ne rimaniamo attratti e ammirati.
Non risulta quindi difficile credere che questo attore sia stato il più giovane vincitore maschile di un Oscar nella sua categoria. Aveva 29 anni la prima volta che strinse tra le mani la celebre statuetta dorata, e da quel giorno il suo volto è ritornato sul grande schermo in occasione di pellicole importanti e impegnative, facendoci immancabilmente emozionare e riflettere.
Per tutti questi motivi (e non solo!) abbiamo voluto dedicare un articolo alle 6 migliori interpretazioni di Adrien Brody.
1) Il pianista

Un pianoforte, le note malinconiche di Chopin, l’invasione della Polonia, la solitudine, la disperazione. Nel lontano 2002 Roman Polanski prese in mano le redini di questo film e firmò un’opera vincitrice di tantissimi premi, dedicata alla guerra e all’Olocausto. Nonostante questi temi siano stati affrontati precedentemente da registi del calibro di Steven Spielberg, Polanski non è stato da meno riuscendo nell’intento di dare originalità alla narrazione. L’attenzione difatti viene focalizzata sul protagonista, il pianista ebreo Wladyslaw Szpilman, e sulla sua vicenda personale. Adrien Brody qui è un musicista dagli occhi tristi e spaventati che assiste impotente alla deportazione della sua famiglia, ai bombardamenti, alle umiliazioni perpetrate su di sé e su coloro che lo circondano.
Noi siamo lui e lui è noi, perché tramite il suo punto di vista osserviamo l’orrore e la sofferenza ma ne facciamo anche parte. Tuttavia, a tutto quel dolore che avvelena e distrugge l’esistenza dell’uomo, viene contrapposto il più efficace degli antidoti: la Musica. Wladyslaw si salva grazie alla sua arte, alle note delicate emanate dai tocchi leggeri delle sue mani sui tasti del pianoforte. L’interpretazione di Adrien è esattamente come quella melodia: commovente, malinconica, intima, straordinariamente umana. Il suo personaggio ci ricorda che la vita può essere crudele e spietata, terrificante e brutale, ma che c’è sempre qualcosa di catartico che ci permette di continuare a vivere (o a sopravvivere). Nel 2002 l’attore aveva 29 anni e fu per questo ruolo che vinse il suo primo Premio Oscar, di cui vi abbiamo parlato nell’introduzione.
2) The Village

Saltiamo avanti nel tempo di due anni e approdiamo nel 2004, quando Adrien Brody prende parte a questa pellicola vestendo i panni di Noah Percy. Il ragazzo dai lunghi capelli e il volto scavato, viene considerato il matto del villaggio poiché è affetto da problemi psichici. Per questa ragione però è anche l’unico a cui viene concesso di uscire dai confini dal paesino di Covington, in Pennsylvania, dove sono ambientate le vicende dei protagonisti.
La trama di questo film diretto da M. Night Shyamalan ruota infatti intorno alla riflessione esterno-interno, apertura-chiusura, pregiudizio-obiettività. Mentre gli abitanti del villaggio vivono spaventati dal terrore dell’altro e di ciò che possa esserci al di fuori del loro piccolo mondo, Noah è la mosca bianca. La sua innocenza e il suo amore non corrisposto per Ivy (Bryce Dallas Howard), lo portano a compiere azioni volte a mettere in luce le contraddizioni della sua comunità. Adrien in questo ruolo è tremendamente inquietante e angosciante, ma la sua presenza scenica è riuscita persino ad adombrare quella del mitico Joaquin Phoenix (qui trovate le sue migliori interpretazioni).
The Village è un racconto sulla paura e sulle manie di controllo seguite ai fatti dell’11 settembre 2001. È una critica alla gestione americana sulle questioni di politica estera, ma anche e soprattutto alle strategie del terrore che non fanno altro che alimentare un clima di panico e di divisione sociale. Ieri come oggi.
3) Il treno per il Darjeeling

Adrien Brody ha iniziato la sua meravigliosa collaborazione con Wes Anderson proprio in questo film on the road del 2007. I protagonisti sono tre fratelli strampalati che non si vedono e non si parlano da un anno, fino a che decidono di avventurarsi in un viaggio in treno attraverso la regione del Darjeeling, in India. I ragazzi sono alla ricerca della madre ma, come nei più classici racconti famigliari di Anderson, l’obiettivo finale è solo il pretesto per analizzare l’interiorità dei personaggi, le loro debolezze e la possibilità di redimersi.
Adrien è Peter, il fratello di mezzo, fuggito di casa poco prima della nascita del figlio. Un individuo allampanato, abbigliato con un completo grigio chiaro e gli immancabili occhiali da sole. Accanto a lui ci sono Francis (Owen Wilson), il maggiore, e Jack (Jason Schwartzman) il più piccolo. Un trio eccezionale nella sua vulnerabilità, in cui Brody interpreta un personaggio ribelle e scanzonato, completamente diverso dai ruoli che siamo abituati a vedere in altri suoi lavori audiovisivi. Non per questo però la sua performance risulta meno virtuosa. Peter è un personaggio in chiaroscuro, irresponsabile e immaturo, tragicomico come i suoi fratelli. La vera perla di questo film è proprio il rapporto fra i tre attori a cui Adrien Brody ha dato, come sempre, un contributo determinante e perfetto.
4) Detachment – Il distacco

Henry Barthes è un insegnante di letteratura delle scuole superiori, chiamato a svolgere il ruolo di supplente in un istituto pubblico di periferia. Degrado, bullismo, disinteresse genitoriale, mancanza di prospettive per il futuro sono solo alcuni dei problemi che il professore e i suoi nuovi studenti devono affrontare nel corso della storia. Questo film però non è solo il ritratto aspro della realtà scolastica americana, ma è anche una missione umana capitanata da un Adrien Brody introverso, schivo, trattenuto nelle sue emozioni, traumatizzato da un evento accaduto nel passato.
Il suo Henry riesce a turbarci al punto giusto perché alterna momenti di cinismo e di disagio personale a momenti di comprensione profonda nei confronti di alcuni allievi della sua classe. Vorrebbe aiutarli ma è lui per primo ad avere bisogno di appoggio e di amore. Così le due parti, adulto e adolescenti, si capiscono e si ascoltano, pur non trovando alcun lieto fine alle loro esistenze. Il volto di Adrien dai tratti irregolari e imperfetti insieme alla sua andatura dinoccolata e al suo sguardo limpido e smarrito, hanno contribuito a creare il profilo di un insegnante che ha fatto del distacco la sua arma di difesa ma anche di attrazione. Non c’è salvezza senza educazione e l’interpretazione emotivamente forte di Brody ha affrescato questo concetto in tutta la sua dolorosa verità.
5) Grand Budapest Hotel

In questa pellicola del 2014 Adrien Brody torna a collaborare con Wes Anderson, interpretando però un personaggio antagonista, un villain vero e proprio. Dmitri Desgoffe und Taxis è il figlio di Madame D., una signora attempata che muore in circostanze sospette dopo aver affidato un quadro prezioso a Monsieur Gustav (Ralph Fiennes), il concierge e direttore del Grand Hotel. È strano vedere Adrien nell’insolito ruolo di un erede viscidamente avido, aggressivo, crudele e arrogante, ma anche in questa veste è riuscito a essere perfettamente convincente. Con i baffetti neri alla Dalì e il comportamento lievemente grottesco, Dmitri diventa ben presto il rivale di Gustav a cui strappare i beni lasciati in successione dalla madre defunta.
Questo film, vincitore dell’Orso d’Argento a Berlino e di quattro Premi Oscar, rientra a pieno titolo tra i più belli di Anderson, sia per l’estetica, sia per la coralità del cast. Infatti non solo quella di Brody ma anche le altre performance attoriali sono degne di menzione speciale perché, come avviene spesso in molte opere cinematografiche, è il gruppo che fa la forza. E nei lavori di questo regista sono sempre i personaggi, tragicomici e surreali come il Dmitri di Adrien Brody, a essere il nucleo fecondo da cui origina una straordinaria bellezza.
6) The Brutalist

23 anni dopo il suo primo Premio Oscar, Adrien Brody è un uomo di 52 anni con una solida carriera artistica alle spalle e una reputazione professionale elogiata e apprezzata da tutti, pubblico e critica. Sempre 23 anni dopo questo attore ritorna a vestire i panni di un ebreo, questa volta ungherese e non polacco, di nome Làszlò Tòth. Un architetto virtuoso emigrato a New York per provare a ricostruire la propria vita, inseguendo il Sogno Americano promesso a tutti coloro che erano sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale.
Nella prima parte della storia Làszlò è un uomo spezzato, umile, dedito al suo lavoro e speranzoso di poter rinascere come una fenice. È una persona che ha sofferto e che porta i segni del dolore su ogni ruga del suo volto e sulla superficie degli occhi, lucidi e sinceri. Contemporaneamente però si illumina e si accende quando crea e costruisce la sua arte. La bravura di Adrien, già ampiamente notevole fino a questo punto, fuoriesce come acqua impetuosa nel cambiamento che subisce il suo personaggio nella seconda parte della narrazione. Arrabbiato, disilluso, dipendente dalla droga, prosciugato nell’animo: Làszlò diventa un oggetto ad uso di un ricco mecenate, perdendo la scintilla che aveva infiammato la sua voglia di (ri)vivere.
Alcuni film sono perfetti in tutto: fotografia, colonna sonora, sceneggiatura, regia, cast. The Brutalist è uno di questi film. L’interpretazione di Brody, per la quale ha vinto meritatamente il suo secondo Oscar, è stata infatti ancor più valorizzata dall’eccellenza di tutte queste componenti e dalla presenza di alcuni attori – non possiamo non citare Guy Pearce – che hanno trasformato questo lavoro in un’opera artistica di altissimo livello.
Qui invece potete leggere le 5 migliori interpretazioni di Colin Farrell.
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