Un metallaro al concerto dei Tokio Hotel: live dall’Alcatraz di Milano, 15 Marzo 2025

Una produzione imponente per un pubblico in visibilio: i Tokio Hotel continuano a stupire tutti - compresi i metallari presenti al concerto?

Mar 17, 2025 - 21:18
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Un metallaro al concerto dei Tokio Hotel: live dall’Alcatraz di Milano, 15 Marzo 2025

“I love Italy, I’m thinking about moving here. I’ve learnt some words already: LECCAMI LE P4LLE! STR0NZ0! V4FF4NCUL0!”
Se c’è una cosa che fa sentire a proprio agio un metallaro, è ascoltare un cantante straniero che si impegna a dire parolacce in Italiano fra una canzone e l’altra. Ci mette di buon umore, al punto che più la parolaccia è complicata più ce la godiamo, mentre invece le bestemmie sono considerate una sciocchezza da ragazzini.
Il “problema” è che Sabato 15 Marzo all’Alcatraz non si stavano esibendo i Soulfly o gli Slipknot (campioni di bestemmie e metal pesante), ma i Tokio Hotel.

Salve, mi presento: sono Paolo, ascolto metal da 30 anni, nel 2010 ridevo e condividevo quando Pino Scotto insultava pesantemente i Tokio Hotel, li consideravo uno dei simboli di ciò che non funziona nel mondo della musica. Sono passati oltre 15 anni da quell’epoca di antagonismo metallari vs. Tokio Hotel, io mi sono lasciato alle spalle le polemichette musicali e già nel 2015 avevo deciso di provare ad andare ad un concerto della band dei gemelli Kaulitz, e ne rimasi colpito. Perché non riprovarci nel 2025, quindi?
Sembra proprio che i TH abbiamo capito che la loro dimensione moderna siano i club di grosse dimensioni, piuttosto che le arene dei tempi d’oro, ma a band e pubblico va benissimo così: più vicinanza, più calore, più interazione.

Io ascolto ancora punk e metal, non sono la persona più adatta per giudicare il contenuto musicale di questo tour che celebra 20 anni di carriera, ma posso giudicare il livello di spettacolo messo in piedi, e le emozioni trasmesse al pubblico. Parliamo del pubblico, appunto: se mi aspettavo un parterre composto da ultratrentenni in pieno trip nostalgico, con grande stupore invece trovo una marea di adolescenti, molti talmente giovani da dover essere accompagnati da genitori che, ahinoi, sembrano essere meno interessati di me al concerto. C’è una quantità impensabile di adulti accasciati contro i muri (un padre ha dormito sonoramente, mi stupisco che non sia intervenuta la Croce Rossa a dargli un’occhiata, ma in effetti gli addetti al soccorso erano impegnati con i troppi svenimenti di giovanissime fra le prime file), ma al netto di questo l’età media è piuttosto bassa, segno che i Tokio Hotel sono riusciti a coinvolgere con la loro musica anche le nuove generazioni, restando rilevanti (e dando emozioni) anche per chi non era con loro dall’inizio: questo vuol dire non essere delle “meteore”, e i TH hanno dimostrato una tenacia ammirevole.

Il concerto com’è stato? La scenografia era imponente, si sviluppava in verticale e ha dato l’impressione che il palco fosse grosso il triplo di quello a cui ci ha abituato l’Alcatraz, e ci sono stati una marea di cambi di costume da parte di Bill Kaulitz, che si è presentato come un angelo oscuro, poi vestito con un affascinante accappatoio/pelliccia rosa sgargiante, poi coperto di brillantini, con giacca, senza giacca… insomma, i soldi del biglietto si sono riversati in uno spettacolo per gli occhi.
Musicalmente, si è percorsa tutta la carriera dei Tokio Hotel, accompagnata da una manciata di cover (ce n’era bisogno, vista la comunque estesa discografia della band?), un duetto con Malou Lovis (vincitrice della Stagione 13 di The Voice of Germany con la squadra allenata da Bill & Tom Kaulitz, chiamata anche ad aprire il concerto), un momento acustico, un po’ di canzoni in tedesco… e ovviamente Monsoon, attesa da tutti e che tanti occhi ha riempito di lacrime. Ventidue brani, 105 minuti di concerto da parte di una band che sicuramente non si è risparmiata (anche se a metà dello show la voce di Bill ha iniziato a calare, per fortuna i fan hanno cantato spesso al posto suo).

Ricollegandosi al “momento metal” delle parolacce sul palco, un’altra interazione con il pubblico mi ha lasciato perplesso: verso la fine del concerto Bill chiede “Quanti sono ubriachi questa sera?” ottenendo sostanzialmente zero mani alzate. Rincara la dose: “Strano! Non bevete birra? Non preoccupatevi di me, ora dò il cattivo esempio e per la mia gola berrò solo del tè caldo”. Anche in questo caso, frasi più adatte alla furia di un concerto metal che non uno show frequentato principalmente da ragazze, molte delle quali minorenni. A me ha strappato un sorriso, per quanto fosse fuori luogo.

E infine ok, mando un abbraccio virtuale a questo Brother Of Metal, che ha passato la maggior parte del tempo seduto contro un muro che impediva la vista del palco. Ha probabilmente accompagnato la fidanzata, un martirio degno degno dei sacrifici umani dettati da Dani Filth. Non era nemmeno l’unico metallaro in zona: si sono viste molte maglie così trve da non riuscire a decifrare il nome della band. Siamo vicini a tutti voi. Io almeno, il concerto me lo sono comunque goduto.

Malou Lovis Kreyelkamp all’Alcatraz di Milano: le foto del concerto

Tokio Hotel all’Alcatraz di Milano: le foto del concerto

Tokio Hotel all’Alcatraz di Milano: la scaletta

Miss It (At All)
Darkside of the Sun
The Heart Get No Sleep
Girl Got a Gun
Love Who Loves You Back
Hands Up
Feel It All
Home
Easy
Just a Moment (acoustic)
In Your Shadow (acoustic)
Rette mich
Fahr mit mir (Kraftklub cover)
Fata Morgana (Nina Chuba cover)
World Behind My Wall
Spring nicht
Careless Whisper (George Michael cover)
What If
Colors of the Wind
(Alan Menken & Stephen Schwartz cover)
White Lies
—–
Monsoon
Great Day