Il paziente con chip Neuralink parla della sua nuova vita
Parla Noland Arbaugh, il primo paziente a ricevere un chip Neuralink Seguiteci sempre anche su LaScimmiaPensa e iscrivetevi al nostro canale WhatsApp! Noland Arbaugh, un uomo dell’Arizona, è diventato nel gennaio 2024 il primo paziente al mondo a ricevere un impianto cerebrale sviluppato da Neuralink, l’azienda statunitense fondata da Elon Musk. Arbaugh, rimasto tetraplegico dopo un incidente subacqueo […] L'articolo Il paziente con chip Neuralink parla della sua nuova vita proviene da LaScimmiaPensa.com.

Parla Noland Arbaugh, il primo paziente a ricevere un chip Neuralink
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Noland Arbaugh, un uomo dell’Arizona, è diventato nel gennaio 2024 il primo paziente al mondo a ricevere un impianto cerebrale sviluppato da Neuralink, l’azienda statunitense fondata da Elon Musk. Arbaugh, rimasto tetraplegico dopo un incidente subacqueo avvenuto nel 2016, ha raccontato in un’intervista alla BBC come questo chip gli abbia radicalmente cambiato la vita.
Non hai alcun controllo, nessuna privacy, ed è dura. Devi imparare che puoi contare sugli altri per ogni cosa – ha spiegato Noland, descrivendo le difficoltà quotidiane affrontate prima dell’intervento.
Grazie alla tecnologia di interfaccia cervello-computer (BCI), Arbaugh oggi è in grado di controllare un computer semplicemente con la mente. Il chip impiantato nel suo cervello capta i segnali elettrici generati dai neuroni quando si pensa a un’azione, come muovere una mano o un dito. Tali segnali vengono poi tradotti in comandi digitali.
Non sapevo cosa aspettarmi, sembrava fantascienza – ha dichiarato Noland.
Tuttavia, già poco dopo l’intervento, è riuscito a muovere un cursore sullo schermo semplicemente pensando di muovere le dita. Con il tempo ha affinato le sue capacità al punto da riuscire a giocare ai videogiochi e persino a battere i suoi amici:
Cosa che in realtà non dovrebbe essere possibile, ma lo è – ha aggiunto con entusiasmo.
Sebbene altre aziende abbiano già lavorato su tecnologie simili, Neuralink ha portato l’interfaccia cervello-computer al centro dell’attenzione globale, grazie al livello di innovazione e all’impatto mediatico generato dalla figura di Musk.
Prima dell’intervento, Noland ha raccontato di aver incontrato Elon Musk, sottolineando l’emozione condivisa per l’inizio di questo progetto pionieristico. Tuttavia, ha voluto precisare che non considerare il chip semplicemente come un “dispositivo di Elon Musk”, bensì come uno strumento scientifico e medico di grande valore.
Nonostante l’entusiasmo, gli esperti invitano alla cautela. Anil Seth, professore di neuroscienze all’Università del Sussex (Regno Unito), ha sottolineato i rischi legati alla privacy:
Esportare la nostra attività cerebrale apre la porta non solo a ciò che facciamo, ma potenzialmente anche a ciò che pensiamo, crediamo o sentiamo. Una volta che si ha accesso a ciò che abbiamo nella mente, non esistono più veri confini per la privacy personale
Nel corso dell’esperienza, Arbaugh ha vissuto anche momento critico: in un’occasione, il chip ha smesso temporaneamente di funzionare, disconnettendosi dal sistema.
È stato a dir poco sconvolgente – ha ricordato. Fortunatamente il problema è stato risolto e la connessione è migliorata.
Noland ora guarda al futuro con ottimismo: spera che la tecnologia possa evolversi ulteriormente, permettendogli di controllare la sua sedia a rotelle o addirittura interagire con un robot umanoide.
L’unico limite? L’accordo firmato con Neuralink prevede la partecipazione allo studio per sei anni, dopo i quali resta incerto cosa accadrà.
Che ne pensate?
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