Biella per tutti: un weekend tra candidati al Premio Nobel, cuochi dei Re sauditi, santi e grandi firme della moda

Un possibile Nobel per la pace a Biella fa notizia. Il candidato, la notizia è di poche settimane fa, è l’artista Michelangelo Pistoletto che qui ha costruito la sua Fondazione recuperando le antiche manifatture tessili lungo il corso del fiume Cervo. Ma questo è solo uno dei piccoli gioielli che la città piemontese nasconde, gelosa, L'articolo Biella per tutti: un weekend tra candidati al Premio Nobel, cuochi dei Re sauditi, santi e grandi firme della moda sembra essere il primo su Dove Viaggi.

Mar 24, 2025 - 19:41
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Biella per tutti: un weekend tra candidati al Premio Nobel, cuochi dei Re sauditi, santi e grandi firme della moda

Un possibile Nobel per la pace a Biella fa notizia. Il candidato, la notizia è di poche settimane fa, è l’artista Michelangelo Pistoletto che qui ha costruito la sua Fondazione recuperando le antiche manifatture tessili lungo il corso del fiume Cervo. Ma questo è solo uno dei piccoli gioielli che la città piemontese nasconde, gelosa, con cura. Qui, infatti, è facile imbattersi nelle nuove generazioni delle famiglie della grande moda italiana nel mondo e persino in uno chef, Fabio Gallana, che ha lavorato alla corte (e nei ristoranti) della famiglia reale saudita. Rientrato durante la pandemia dall’Arabia Saudita, ha rilevato la storico locale Bar Pasticceria Ferrua, nella centralissima via San Filippo.

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Prendetevi il tempo necessario, senza fretta. A passo lento. Nobile signora di provincia, Biella e i suoi dintorni più prossimi si svelano con discrezione allo sguardo del visitatore. Vicoli, palazzi, negozi con artigianato di alta qualità, ristoranti gourmet, dischiudono le loro porte. Alternando mostre d’arte a soste gastronomiche.

Santuario d'Oropa
Il Santuario d’Oropa, tra i monumenti più famosi del Biellese

Pause per riflettere e discutere, davanti a un piatto della tradizione, su un luogo dalle mille sfaccettature e dicotomie. Una cittadina che ha lo sguardo verso la pianura, quella delle grandi risaie e i commerci, soprattutto del tessile grazie ad un’acqua “leggera e con pochi residui” che favoriva la lavorazione dei filati più pregiati, e il cuore ai monti, le Alpi, che l’abbracciano.

Biella accessibile: la visita ai monumenti per i turisti con disabilità

A circondarla anche le valli percorse da eremiti e  pellegrini con epicentro nel santuario di Oropa. Un alto e basso che si ripete anche nell’assetto urbanistico con una parte elevata, il Piazzo, che ospita le grandi ville dei signori di un tempo, oggi in parte trasformate in musei, e una più piana con le vie dello shopping, il battistero di San Giovanni Battista dell’XI secolo (accessibile con un rampa, chiedere al sacrestano) e il Duomo costruito come ex voto per la scampata pestilenza del 1399 (accessibile dalla piazza).

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Qui, in una cappelletta laterale si trova anche un affresco quattrocentesco, uno dei pochi Cristo della Domenica sopravvissuto alla Controriforma che considerò questa iconografia non consona. Si tratta di un Cristo dipinto le cui nudità sono contornate da numerosi oggetti della vita lavorativa contadina e artigianale – dalle spolette per la tessitura al rastrello e poi asce, mannaie, forconi – che, secondo la tradizione e l’iconografia, feriscono il corpo santo. A simboleggiare che la domenica è il giorno del Signore e non si deve lavorare. Ma ancor di più a testimoniare la lunga tradizione – si potrebbe parlare quasi di vocazione – tessile (a sinistra, nell’angolo inferiore dell’affresco, s’intravede un mercante intento alla vendita di stoffe).

E gli eredi di questo mondo sono lì e portano il nome di Barberis Canonico, Zegna, Piacenza e Sella, solo per citare i più noti. I loro prodotti si possono trovare negli outlet che costellano la zona e così un long weekend di visita diventa anche l’occasione per fare acquisti di qualità.

La funicolare per raggiungere il Piazzo

E mentre si sbirciano le vetrine ci si può dirigere verso la funivia a rotaie o ascensore inclinato – progettato a fine Ottocento e rimodernato recentemente – conservando l’aspetto originario – che giorno e notte unisce la parte alta e bassa della cittadina. In questo modo è possibile raggiungere il “Piazzo”, il fulcro medievale della città vecchia. Oggi lo slargo ha una foggia settecentesca, si dirama in stradine acciottolate e portici trecenteschi sotto cui ci si può fermare per un pranzo o per un aperitivo.

I palazzi del Pozzo della cisterna e casa Teccio con gli archi decorati in coccio fanno da quinta alla piazza che, saltuariamente, diventa teatro del mercato rionale (segui le iniziative sulla pagina fb di Noi del piazzo).  Da qui dipartono due vie, la prima porta alla chiesa di San Giacomo del XII secolo, spoglia e poco illuminata (per motivi strutturali nel passato erano state chiuse le finestre che aggettano verso la città bassa) e il palazzo che fu vescovile.
L’altra invece si snoda tra dimore aristocratiche come Palazzo La Marmora, del XVI secolo,  appartenuto per otto secoli alla famiglia Mori Ubaldini degli Alberti La Marmora e oggi casa museo, con possibilità di pernottamento, aperta su prenotazione.

soffitto affrescato di Palazzo Gromo
Uno splendido soffitto affrescato di Palazzo Gromo

A pochi metri sorgono Palazzo Gromo Losa, con il suo splendido giardino all’italiana  e Palazzo Ferrero con la sua torre ottagonale. I due edifici contigui ospitano la mostra curata da Biba Giacchetti Uplands&Icons (visitabile fino al 18 maggio 2025) che ripercorre in 128 immagini, i viaggi del grande fotografo americano Steve McCurry nelle alte terre dove si percepisce l’essenza incontrastata delle montagne, la vita che oscilla tra pericolo e risorsa: dal Tibet all’Afghanistan, dalla Mongolia al Giappone, dall’Etiopia alla Birmania, dal Nepal al Brasile, a cui si affiancano le foto iconiche che lo hanno reso celebre come quella del 1984, scattata  in un campo profughi di Peshawar, che ritrae Sharbat Gula.

Da maggio a settembre, nelle due dimore è possibile ammirare le fioriture e attardarsi  sui terrazzi panoramici che offrono una vista mozzafiato sul Biellese occidentale, magari ascoltando i concerti che animano la stagione estiva. Nei due complessi si possono trovare anche bagni attrezzati per disabili.

Il sapore di Biella, Vermouth e locali storici

Per l’aperitivo meglio tornare nella città bassa dove infilarsi in uno degli storici locali della città. Tra i più tipici c’è il Ferrua 1842, gestito dallo chef Fabio Gallana. La storia di questo locale è lunga, fu fondato 1842 agli albori dell’Unità d’Italia. Una sala da tè con annessa produzione di lievitati e pasticceria. «Qui nacquero i famosi canestrelli biellesi», racconta il titolare, «il proprietario di allora produceva anche le ostie per la curia e un giorno pensò di assemblare le due cialde con una crema di nocciole».

Oggi, entrando si fa un salto temporale di un secolo, e si torna nel 1911 tra gli arredi in pieno stile liberty italiano. E tra un assaggio di cioccolatini frutto della fantasia delle chef e una degustazione di Vermouth, – in carta 25 tra i quali lo storico Vermouth di Torino Rosso Ferrua 1842, recuperato di recente da una antica ricetta – si può farsi incantare dai racconti da mille una notte del proprietario.

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«Quando mi hanno contattato dicendo che avrei partecipato a una selezione per cucinare per la famiglia reale dell’Arabia Saudita ho pensato a uno scherzo. A Parigi, dove mi hanno convocato insieme agli altri candidati, sono arrivato con una valigia piena di arnesi da cucina. Mi sentivo un concorrente di Masterchef! Il mio risotto con l’ossobuco è risultato vincente: sono partito per Riad con l’incarico di gestire e riorganizzare uno dei ristoranti del re dell’Arabia Saudita» prosegue.

E stimolato sugli aneddoti di quell’avventura prosegue: «Mi è capitato di servire il Re durante un “pic nic” in occasione dei due giorni in cui cade la pioggia e il deserto diventa un tappeto verde. La colonna della corte è arrivata in un campo tendato circondato da guardie dove ho allestito un banchetto fatto di piccioni fatti arrivare appositamente con un volo da Parigi il giorno stesso. Solo il volo è costato 17 mila euro. Bazzecole, insomma».

Il Santuario d’Oropa: info e accessibilità

appartamento reale Savoia
L’appartamento reale dei Savoia a Oropa

A una ventina di minuti dal centro della città, dopo essersi inerpicati con l’auto lungo una strada di montagna, si raggiunge il Santuario d’Oropa, imponente edificio su più livelli che nei secoli accoglieva i pellegrini che venivano in adorazione della Madonna nera detta la Santa Vergine d’Oropa. La tradizione popolare vuole che iniziatore del culto cristiano ad Oropa fosse Sant’Eusebio, Vescovo di Vercelli, nel IV sec. d.C e la sua fama e il suo culto crebbero nel tempo.

Ma furono i Savoia, compresa l’importanza del sito, ad ampliare gli edifici che hanno un aspetto austero e quasi militare. Oggi c’è una foresteria con circa 300 stanze, alcuni ristoranti che soprattutto d’estate e nel weekend vengono presi d’assalto dai biellesi. Tradizione vuole che si venga a gustare la famosa polenta concia, particolarmente gustosa e assai calorica. Il complesso ospita anche il Museo dei Tesori e gli appartamenti reali con le stanze del re e della regina d’Italia ancora perfettamente conservate e una raccolta degli ex-voto di fedeli salvati soprattutto dalle pestilenze e pandemie. Comprese le ultime in ordine temporale, la Spagnola e il Covid.

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L’accessibilità è garantita da una serie di ascensori che permettono di superare i dislivelli. Il primo si trova a sinistra dell’entrata sotto il portico, il secondo alla base dello scalone, mentre l’entrata alla chiesetta avviene dalla parte absidale su entrambi i lati. Chi volesse arrivare in Basilica Nuova meglio che ci si rechi in auto, l’ascesa con la strada è piuttosto scoscesa (Ufficio Accoglienza: 015 25551200; info@santuariodioropa.it).

La Cittadellarte – Fondazione Pistoletto

E sempre nel weekend è aperta la Cittàdellarte, Fondazione Pistoletto – le visite guidate sono effettuabili alle ore 10.30, 14.30 e 16.30 (visita@cittadellarte.it) – che si trova appena fuori la cittadina di Biella nelle costruzioni che ospitavano il Lanificio Trombetta. Gli edifici bianchi spiccano lungo il corso del fiume, stretti e lunghi con case di ringhiera: oggi ospitano grandi saloni in cui sono distribuite le creazioni del maestro, Michelangelo Pistoletto, che qualche settimana fa ha ricevuto la nomina alla candidatura al premio Nobel per la pace.

Fondazione Pistoletto
Uno scorcio della Fondazione Pistoletto

I manufatti di arte povera, i Quadri Specchianti, il Terzo Paradiso, la Venere degli stracci, sono alcune delle opere che lo hanno reso celebre. Per muoversi da un piano all’altro ci sono le scale o un montacarichi, il resto è accessibile a persone con disabilità motoria. Prima di arrivare però meglio chiamare per poter parcheggiare vicino all’entrata che presenta un po’ di ghiaia. Non è insolito incontrare l’artista che gironzola per i padiglioni, dialoga con gli studenti  dell’Accademia (con corsi di moda e design ospitati all’interno della Fondazione) e con i turisti.

Dove mangiare a Biella

Due cuori
Una osteria a conduzione familiare con pochi coperti che porta avanti la cucina della tradizione biellese e piemontese. Grande attenzione per i prodotti locali e slow food. Disponibile un bagno fruibile dalle persone con ridotta mobilità.
Info: osteriaduecuori.it

osteria Due Cuori
L’interno dell’osteria Due Cuori

Il Faggio
Il ristorante si trova nel centro di Pollone, poco distante da Biella in una villa storica che fu prima cinema e poi dopolavoro. Oggi completamente ristrutturato offre una cucina della tradizione rivisitata in chiave moderna e un’ottima cantina dei vini del territorio.
Info: ristoranteilfaggio.it

Tenute Sella
Nel cuore di una delle zone più vocate per il nebbiolo prealpino nel 1671 nascono le tenute Sella. Qui si trovano i Lessona – i vini con cui il ministro delle finanze Quintino Sella, offrì il brindisi per l’Unità d’Italia – e i Bramaterra.
Info: tenutesella.it

Ristorante Croce Bianca
Ricavato nei locali che furono dei pellegrini dispone di dehors vetrato che dà sulla piazza e sullo scalone principale del Santuario di Oropa. Cucina della tradizione molto curata. Da non perdere la polenta concia servita direttamente dal paiolo. Cremosissima. E la ricca cantina di vini del territorio che spaziano dall’Erbaluce bianco e bollicine, sino ai nebbioli della zona.
Info: famigliaramella.it

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