Daredevil: Tutta la storia del Diavolo di Hell’s Kitchen

Daredevil è uno dei personaggi più iconici della casa editrice Marvel Comics: nato nel 1964 dal genio del solito Stan Lee e dalle matite di Bill Everett, in Italia è stato pubblicato fin dagli anni Settanta dalla benemerita Editoriale Corno con il nome di Devil, e solo qualche anno fa è diventato il legittimo Daredevil. […] L'articolo Daredevil: Tutta la storia del Diavolo di Hell’s Kitchen proviene da LaScimmiaPensa.com.

Mar 20, 2025 - 14:14
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Daredevil: Tutta la storia del Diavolo di Hell’s Kitchen

Daredevil è uno dei personaggi più iconici della casa editrice Marvel Comics: nato nel 1964 dal genio del solito Stan Lee e dalle matite di Bill Everett, in Italia è stato pubblicato fin dagli anni Settanta dalla benemerita Editoriale Corno con il nome di Devil, e solo qualche anno fa è diventato il legittimo Daredevil.

Protagonista di un film (di John Erick Dowdle, del 2010, con Ben Affleck e Jennifer Garner) sbertucciato forse eccessivamente rispetto ai -pochi- pregi che aveva, è stato uno dei primi personaggi ad avere una trasposizione moderna e degna del suo fumetto con la serie capolavoro in tre stagioni Marvel’s Daredevil di Netflix, dal 2015 al 2018, che continua quasi senza soluzione di continuità in Daredevil: Born Again dei Marvel Studios, su Disney Plus dal 5 marzo 2025.

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Oggi, la testata della Marvel Comics Daredevil è senza dubbio una delle più autoriali e adulte della casa delle Idee, grazie alle storie che dagli anni Ottanta in poi hanno avuto una matrice ben precisa.

Copia conforme

La prima serie di Daredevil conta 612 numeri: all’inizio, l’eroe aveva una tutina gialla e nera (molto wrestler) che diventa rossa solo nel numero 7. Allo stesso modo, il supereroe degli inizi aveva molto poco delle caratteristiche di oggi e di quelle che lo hanno reso famoso successivamente, nascendo infatti come copia non dichiarata del blockbuster Spider-Man, protagonista della testata cugina scritta dall’onnipresente Lee, del quale ricalcava l’umorismo spiccio che snocciolava mentre prendeva a calci e pugni i supercattivi di turno.

La costruzione delle storie era molto canonica, con il classicissimo triangolo amoroso tra l’avvocato cieco Matt Murdock, alter ego dell’eroe, il collega di studio Foggy Nelson e la segretaria Karen Page, triangolo che ben presto diventò quadrilatero visto che Karen, amata dai due legali, era innamorata di Daredevil senza conoscerne la vera identità.

A niente servì il cambio di scrittore: né Roy ThomasGerry Conway risollevarono le sorti di una testata che navigava un po’ a vista, senza nessun picco. Le storie si arricchivano di diversi comprimari, tra cui Natasha Romanoff, la bella Vedova Nera, il boss del crimine Wilson Fisk chiamato Kingpin (letteralmente, architrave), il reporter Ben Urich, ma mancavano di mordente; e neanche le matite plastiche e oscure di Gene Colan servirono a nulla. Qualcosa sembra muoversi con il numero 158, dove ai testi di Roger McKenzie -che aveva preso a scrivere la testata nel 151- si affiancano le matite personalissime di un certo Frank Miller: nessuno pensava che si stesse per fare la storia.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

Daredevil: l’ultima mano

E non è un’iperbole, ma la verità: il ciclo di Frank Miller su Daredevil è passato alla storia non solo del fumetto mainstream da edicola, ma della settima arte tout court. Con il numero 168 (“Elektra!”, gennaio 1981) inizia una run che scuoterà dalle fondamenta il mondo dell’illustrazione: probabilmente nessuno, neanche i più inguaribili ottimisti, poteva immaginare cosa avrebbe fatto Miller su quella testata morente.

La saga di Elektra, che iniziava proprio con il 168, fu uno sconcerto visivo e narrativo per stile, ritmo e introspezione: Kingpin assunse nuove e inedite profondità, e nello stesso modo tutti i comprimari fino al protagonista Matt Murdock e la nuovissima anti-eroina Elektra Natchios, che dopo aver conquistato tutti i lettori con la sua storia tragica e disperata muore, inaspettatamente, nel modo violento com’è vissuta nello storico Daredevil 181, Last Hand, dell’aprile 1982.  

Poco dopo Miller abbandona, dopo aver lanciato la serie nell’olimpo dei mensili più venduti e acclamati della Marvel Comics, solo per tornarci cinque anni dopo per una manciata di numeri, solo sei per l’esattezza, ma per una storia che andrà dritta nell’elenco dei capolavori assoluti dei comics, Born Again (Rinascita).  

Lo stile inimitabile e imitatissimo di Frank Miller è un miscuglio geniale di hard boiled, pulp e noir, con un segno (inchiostrato da Klaus Janson) sporco e morbido nello stesso tempo, cinematografico nella costruzione della tavola, mentre usa il colore per dare spazio, ritmo e spessore emotivo ai disegni. Con Daredevil Miller prende questo personaggio strano (un supereroe cieco!) non esattamente brillante, lo plasma, lo rende fragile e addolorato, sensibile, solo e solitario, lo lascia macerare per le pene d’amore e alla fine gli fa affrontare un viaggio catartico, un percorso di purificazione che proietta per sempre il Diavolo di Hell’s Kitchen nell’empireo delle testate mainstream più belle di sempre.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

La particolarità di Miller è che, a differenza ad esempio di Alan Moore, lo scrittore statunitense non abbandona la natura supereroistica pura della storia, non va alla ricerca di angoli nascosti e non nega la follia intrinseca di un uomo che va in giro di notte in calzamaglia rossa. Ugualmente a come James Joyce fece con il suo Ulisse, Frank Miller getta il suo personaggio nel fuoco e trasforma la sua in una dimensione mitica ed esistenziale allo stesso tempo. Dalla quale Daredevil non uscirà mai più.

Caduta dal paradiso

Dopo Born Again (nei numeri 227/233), Miller lascia nuovamente la testata, che già nel numero 238 trova la sua nuova autrice fissa, quella Ann Nocenti che consoliderà definitivamente la fama del mensile, che dagli anni Ottanta in poi, e fino ancora ad oggi, diventa culla per ogni esplosione e contaminazione autoriale.

Se allora Miller aveva impresso sul personaggio (e sui fumetti in genere) le stimmate del noir, la Nocenti veste l’alter ego dell’avvocato cieco di nuove prospettive senza però negare quelle precedenti, rendendolo ancora più affascinante.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

Le ambientazioni urbane e metropolitane vengono per il momento lasciate sullo sfondo, mentre la scrittrice definisce alcuni aspetti di imprescindibile importanza per il mito di Daredevil. Il ciclo della sceneggiatrice americana si contraddistingue prima di tutto per affrontare di petto la questione femminile -attraverso la figura di Typhoid Mary- e poi per approfondire la tematica religiosa del santo peccatore.

La run della Nocenti introduce allora uno dei temi di maggiore longevità nella storia del supereroe, quello che più lo definirà e marchierà: la sua natura destinale e sacrificale.

La sottile vena politica e sociale della Nocenti dà uno spessore particolare alla narrazione, concentrandosi sulla vita privata di Murdock, sui suoi conflitti interiori e sulla doppia natura di uomo di legge che si muove ai bordi della legalità. Typhoid Mary, creata graficamente da John Romita Jr (che affiancherà l’autrice in tutti i suoi numeri), nasce per contestare quello che allora era un mondo fallo-centrico dei supereroi, scritto e disegnato da uomini e rivolto ad un pubblico maschile: è una figura femminile emancipata, forte e complessa, forse la prima villain donna ad avere un vero spessore psicologico.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

In questi numeri (dal 238 al 291 dell’aprile 1991) l’engagement politico ed esistenziale del personaggio si incrocia con una visione religiosa e sacrificale che esplode in una dimensione quasi mistica, toccata poi in seguito da Kevin Smith. La Nocenti da un lato frantuma la narrazione immergendo il personaggio in un viaggio lungo la provincia americana, lontano dalla sua comfort zone -Hell’s Kitchen- portandolo a contatto con tematiche profondamente umane; e dall’altra conducendo una sottile ed esile trama che sottolinea i caratteri più estremi e schizofrenici di Matt. Svelando un elemento che anni dopo sarà sviscerato nella gestione Bendis, ovvero che la cecità di Matt Murdock non è solo fisica, ma soprattutto morale.

È proprio nell’opposizione estremizzata di bene e male nella stessa persona, con la formula dostoevskiana del “santo peccatore”, che Devil trova allora una sorprendente vitalità: Matt (nella vita privata) ama visceralmente, ma si fa trasportare dalle passioni più basse facendo uso sia psicologico che fisico della violenza. Un uomo stretto tra la voglia di Giustizia e la sua perversione, ovvero la cieca volontà di correggere un mondo dove il male non muore mai, nascosto nelle profondità.

Daredevil diventa non solo emblema dell’ideale di Stan Lee del superuomo con superproblemi, ma la sua estenuazione, un elevamento al quadrato dove i problemi sono di origine etica, fanno vacillare il personaggio e lo costringono a vagare nell’abisso fino a caderci.

Dopo le due run (di Miller e di Nocenti) così intense e a loro modo storiche, definitive, la testata passava in mano a Dan Green Chichester, (dal numero 292 dell’aprile 1991 fino al 332 del settembre 1994) che segna un periodo di interessante transizione mentre conduce il personaggio in maniera lucidissima. Chichester restituirà una lettura profonda di Kingpin, forse superando quella di Miller (che aveva preferito, per la verità, concentrarsi sulla sua Elektra; sulla moglie di Fisk, Vanessa; sullo stesso Matt), e almeno fino alla curvatura finale, dove lo stesso scrittore non riuscirà a gestire in maniera intelligente le sue intuizioni chiudendo il suo ciclo con la bistrattata Fall From Grace (dal numero 319 al numero 325).

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

Va detto che lo stile di Chichester era decisamente ostico, non facilitato dai disegni sperimentali e stilizzati di Scott McDaniel: le storyline si concentrarono sempre più sul versante action tralasciando il resto, diventando fin troppo cervellotiche con i loro sperimentalismi narrativi.

È stato sempre Chichester a riportare in vita Elektra, che Miller aveva eliminato dalla scena in maniera leggendaria e per lui definitiva; e non è un caso se questa gestione è l’unica che azzarda un cambiamento di costume radicale per il protagonista di testata: l’armatura corazzata di Devil sembra una figata ma, come tutta la storia imbastita da Chichester, perde smalto via via perdendo il proprio focus. Un arco narrativo potenzialmente innovativo e fortemente intriso nella continuity, ma alla fine pasticciato. Peccato.

Alan Smithee, J. M. De Matteis, Joe Kelly: sono i nomi migliori che hanno in seguito traghettato Devil dalla difficile conclusione dell’era Chichester fino al 1998, quando le testate Marvel subirono un restyling complessivo. Gli eroi più noir furono raggruppati sotto l’etichetta Cavalieri Marvel (Marvel Knights): etichetta, creata da Quesada e Danny Palmiotti, che avrebbe cambiato per sempre il modo di fare fumetti in Marvel.

Daredevil e i cavalieri della Marvel

L’idea era quella di rendere Marvel Knights una specie di Vertigo (la sezione della DC Comics che sfornava testate moderne e rivoluzionarie come Sandman, Swamp Thing, Hellblazer), storie con temi adulti e approccio post-moderno.

La prima testata a sperimentare questo restyling fu inevitabilmente proprio quella di Daredevil, che fu affidata al regista Kevin Smith: come accennato sopra, Smith spinse sul versante religioso fino a renderlo mistico, mettendogli davanti un nuovo presunto messia in una storia in otto parti dal titolo Guardian Devil, disegnata dalla superstar Joe Quesada.

Dopo tanti anni, Daredevil tornò nella top ten dei fumetti più venduti: e queste otto storie segnano un vero e proprio spartiacque nell’evoluzione del personaggio e della testata proprio. Il Devil di Smith estremizza i suoi aspetti caratteriali ormai canonici (fede, dannazione, salvezza, duplicità morale…), tanto che il passo successivo è sostituire Smith con un autore ancora più estremo e conosciuto per la radicalità delle sue scelte stilistiche, ovvero David Mack, che lo condurrà fino all’epoca moderna. che per Daredevil (che per l’occasione riparte dal numero 1) inizia nel maggio del 2001, quando a scriverlo arriva Brian Michael Bendis.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

Il fumetto del secolo

Dal numero 26, del dicembre 2001, al numero 81 del marzo 2006: sono questi i numeri (55) che bastano a Bendis per essere su Devil negli anni Duemila quello che Miller fu negli anni Ottanta. Prima di tutto, perché ha saputo riproporre gli stilemi noir tipici dello stesso Miller e della Nocenti: ma quella che fa Bendis, insieme all’incredibile tratto di Alex Maleev a disegni, è una lettura oscura e sofferta, che trascina l’eroe in una spirale di dolore senza però redenzione, in un mondo dalle atmosfere cupe e angosciose, sottolineando il cambiamento con un radicale mood grafico, realistico e sporco, con la palette cromatica essenziale di Matt Holligsworth.

Dal punto di vista strettamente stilistico, Bendis qui dà il meglio di sé, con un ritmo sincopato e veloce che strizzava l’occhio alle dinamiche delle serie tv, riempendo nello stesso momento le pagine di balloon che riprendono una cadenza parlata, molto gergale; mentre sul piano narrativo, divide la sua run in otto capitoli (La Cupola; Scoperto, Il Processo del Secolo; Spregevole; Hardcore; Il Re di Hell’s Kitchen; La Vedova; L’età dell’Oro). È in questi episodi che avviene una delle svolte epocali, ovvero lo smascheramento di Devil, quando un giornalista scopre che in realtà è Matt Murdock.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

Subito dopo arriva Ed Brubaker, che senza soluzione di continuità continua le trame del predecessore quando, nel 2009 con il numero 119, la serie si interrompe per riprendere la sua numerazione originale.

Arriva quindi quell’Andy Diggle che chiude la sua corsa con Shadowland, storyline controversa che probabilmente è l’unico punto basso di una collana che, dagli anni Ottanta in avanti, si è sempre confermata come la più sofisticata della Marvel Comics. Shadowland è al contrario una specie di blockbuster su carta, pieno di situazioni strampalate e scazzottate, infarcito di personaggi simili per attitudini di genere a Devil (Moon Knight, Elektra, Punisher, Luke Cage, Shang-Chi, Pugno d’Acciaio, Dakota North…).

Per fortuna, subito dopo nel 2011 si passa il testimone ad un Mark Waid in grandissima forma (su disegni stratosferici di Chris Samnee). Intelligentemente, Waid spoglia il personaggio di tutti gli elementi drammatici che da troppo tempo lo appesantivano e che rischiavano di distruggerlo se si fossero ripetuti all’infinito: e lo riveste con le caratteristiche da commedia degli anni Settata, arricchendolo però con ritmi e sottotesti moderni, unendo azione, romanticismo e commedia e rinnovando il parco comprimari.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

Nel 2016 si riparte nuovamente da 1, arriva Charles Soule, e l’attenzione si sposta nuovamente su Kingpin e sul lato procedural; ma dopo quindi un inizio incoraggiante, con l’esplosivo Ron Garney alle matite, la serie fatica a trovare un equilibrio e un giusto focus. Certo, sono numeri che presentano caratteristiche molto interessanti come il rapporto dei personaggi con la politica di New York e un finale –La Morte di Daredevil– emotivamente toccante; e anche l’introduzione di un villain centratissimo, ovvero Muse (ripreso nella serie Disney Born Again): ma le storie non decollano, e nel 2019 c’è un nuovo rilancio, affidato a Chip Zdarsky e Marco Checchetto, con l’ennesimo numero 1.

Quando il diavolo ha paura

Daredevil di Zdarsky parte nell’aprile del 2019 e termina nell’ottobre del 2023. E, almeno all’inizio, Zdarsky ripiomba Murdock in atmosfere plumbee, lui malconcio e piegato dalle fatiche del passato recente: fa bene però a non insistere su questo, e lancia l’eroe in un nuovo contesto narrativo che vede ancora Kingpin sindaco con la volontà di schiacciare i supereroi dal punto di vista legale.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

Sicuramente, il nuovo scrittore mostra di conoscere bene il personaggio, e compie insieme a lui un percorso di riscoperta delle proprie motivazioni. Per questo, probabilmente, il primo ciclo (Conosci la paura) ricalca gli stilemi delle gestioni passate, con dialoghi abbondanti e didascalie ingombranti – come se sia Zdarsky che Devil dovessero rileggere la storia per passare dall’accettazione di sé.

E infatti, man mano che la storia avanza e si passa ai cicli successivi (Nessun Diavolo, Solo Dio e Attraverso l’Inferno) inizia a inserire i vecchi personaggi, tra cui Elektra, in nuovi scenari; per poi passare lentamente (con Inferno, In Prigione e Lockdown) ad un capovolgimento delle atmosfere che da noir e poliziesche diventano misticheggianti, unite dal percorso del protagonista che mostra l’archetipo che incarna aggiornato ad oggi.

È ancora una volta la parabola di un uomo in difficoltà, che commette errori ma non riesce a correggerli, trovandosi a dovere e potere solo accettare la sua fallibilità; una nuova discesa all’inferno per un nuovo tipo di paura, ovvero quello di aver perso completamente la percezione di sé. Uno smarrimento che viene dal binario eterno su cui corre la serie, la distanza tra la giustizia terrena e la giustizia divina, tra Dio e Uomo, che con Daredevil si complica ulteriormente per il senso religioso e di giustizia personale. Il discorsosi arricchisce poi di riflessioni su violenza e libero arbitrio, e su cosa distingua realmente un supereroe da un semplice vigilante.

Dopo quattro anni, la chiusura della run è affidata al ciclo La Saga del Pungo Rosso: che è l’occasione sia di riallacciarsi a temi che giravano sottocutanei già dai tempi di Miller (con l’esoterismo della setta de La Mano), sia di concludere la parabola di Daredevil che, passando letteralmente per l’Inferno, non può che giungere ad una -nuova- morte.

Ed oggi?

Dal novembre 2023, Daredevil è affidato ai testi di Saladin Ahmed e alle matite di Aaron Kuder e John Romita Jr dopo.

Ancora una volta, la serie segue i percorsi precedenti ma rilancia: infatti Ahmed parte proprio dalla morte di Matt vista al termine della saga di Zdarsky, e lo fa…. rinascere, ma in maniera inaspettata.

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Daredevil, dalla pagina facebook Le Notti Del Diavolo

Questa volta infatti Murdock non è un avvocato, ma un prete, completamente dimentico del proprio passato. A ricordargli la tuta rossa e le corna del diavolo di Hell’s Kitchen ci penseranno però i suoi sette peccati capitali, che si incarneranno in altrettanti personaggi per dare filo da torcere al buon Matt.

Ancora una volta, quindi, Daredevil si conferma come testata che accoglie e anzi stimola i suoi autori ad esplorare temi vertiginosamente profondi (la fede, la religione, la ricerca di sé stessi) innestati alla perfezione in un contesto narrativo prettamente superomistico.

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