Rinascerà a nuova vita lo storico rifugio Faloria a Cortina d’Ampezzo
Al termine di questa stagione sciistica la struttura inaugurata nel 1939 sarà demolita e completamente rifatta. Ferma anche la funivia, la prossima estate si potrà rivivere il luogo come accadeva tanti anni fa L'articolo Rinascerà a nuova vita lo storico rifugio Faloria a Cortina d’Ampezzo proviene da Montagna.TV.

Niente funivia e niente Rifugio Faloria per la prossima estate a Cortina. Tutto riaprirà per il prossimo inverno, quello delle Olimpiadi. Ci sarà quindi un intermezzo che ci riporterà indietro nel tempo. Si tornerà ad andare lassù a 2123 metri di altitudine, su quella bastionata di roccia dalla cui sommità si gode forse la più spettacolare visione della conca d’Ampezzo, soltanto a piedi. Come si faceva fino a quel 5 febbraio 1939,data di inaugurazione di quello che allora era il più ardito impianto di risalita della nostra nazione. Così come facevano i boscaioli, i cacciatori di camosci dei secoli scorsi e i pochi pionieri dello sci nei primi decenni del Novecento che sulle bianche distese vergini dell’Alpe Faloria lasciavano le loro tracce, dopo la faticosa risalita con le pelli.
O almeno, con una visione un po’ romantica, ci piace pensare così, visto che per i mezzi motorizzati necessari per trasportare uomini e materiali per i lavori programmati una strada sterrata c’è da decenni, chiusa però ai mezzi privati. Parte da Rio Gere, sulla strada statale per il Passo Tre Croci e sale fino al rifugio Capanna Tondi (2327 m), più in quota del Faloria, che rimane aperto come di consueto.
La ragione di questa interruzione è presto detta: il rifugio Faloria sarà demolito e ricostruito, e anche la funivia sarà oggetto di un’importante manutenzione. Bisogna fare in fretta, per cui la stagione invernale terminerà il 21 aprile, anziché il 1° maggio come da tradizione.
Il Rifugio Faloria e l’arrivo lassù in funivia sono sempre stati un “must” fin dalla loro costruzione. Perché l’emozione che si prova a superare quel dislivello di 900 metri dal centro di Cortina alla stazione sommitale, è speciale. O meglio ancora è straordinario il balzo che si fa nel secondo tronco, con un’unica campata (sono 646 metri di dislivello) quando si viene attratti verso l’alto perdendosi nel vuoto. Poco prima dell’arrivo ci si avvicina rapidamente a uno sperone di roccia, sfiorandolo con la cabina prima che questa si infili nella cavità che l’accoglie nella stazione a monte. E uscendo dalla vettura, affacciandosi alla balconata sotto il rifugio annesso, letteralmente a picco sulla conca, torna a mancarti il fiato. La cittadina di Cortina ti appare come un plastico in cui si identificano in miniatura il campanile, lo stadio del ghiaccio, il torrente Boite, i villaggi distribuiti sui prati, i tornanti delle strade. E sullo sfondo pressoché l’intera corona di montagne che costituiscono le Dolomiti Ampezzane.
Il rifugio dedicato inizialmente a Edda Ciano Mussolini
Il rifugio Faloria, quando venne edificato a ridosso della stazione di arrivo della funivia era decisamente più piccolo di quello attuale e assolveva alla funzione di bar-ristorante. Prese inizialmente il nome di Rifugio Edda Ciano Mussolini, dedicato alla figlia primogenita del duce, assidua frequentatrice di Cortina negli anni Trenta. Edda aveva fatto dell’Hotel Bellevue (che poi l’autarchia linguistica costrinse a chiamare Grande albergo Bellavista) il suo quartier generale. E anche a Cortina era nota per la sua vita mondana e sregolata oltre che per la sua grande passione per lo sci. Per cui fu Edda Ciano a tenere a battesimo la nuova funivia (che si chiamava Principe Umberto) quel 5 febbraio 1939. La ricordano in un mantello bianco con fodera nera, calzettoni bianchi e scarponcini. Presente il ministro delle Comunicazioni Benni e a benedire l’opera il cardinale Piazza, patriarca di Venezia. La costruzione della funivia avvenne in soli sette mesi di lavori e costituì per l’epoca una grandiosa impresa ingegneristica che coinvolse le maggiori società di costruzioni del tempo: la S.A. Radaelli di Milano per le funi, la Ceretti e Tanfani per la parte meccanica e il montaggio, e la SICEA di Merano per la parte muraria. “Completamente autarchica e attuata con ritmo celerissimo” come raccontano i vecchi cinegiornali Luce. Omettendo che a finanziarla fu sopratutto il barone veneziano Carlo Franchetti, che già a Cortina aveva finanziato la prima funivia, quella di Pocol inaugurata nel 1925. Rientrava nella lista dei quattordici ebrei che avevano proprietà a Cortina. Anni prima un altro progetto intendeva fare arrivare la funivia sul Faloria in una posizione più a sud rispetto alla stazione attuale, ma la sua costruzione non venne mai terminata ed è visibile ancora oggi il vecchio rudere della stazione a monte.
Quello che è certo invece è che la stazione superiore che tuttora ospita l’argano motore ed i relativi apparati elettrici per quanto ingrandita e ristrutturata, è quella originaria.
In definitiva la Funivia del Faloria aveva aperto un altro importante capitolo nella storia di Cortina, allungando la stagione turistica invernale, consentendo di sciare ad alta quota su un versante della valle, fino allora non considerato dove la neve si mantiene più a lungo fino in primavera. Ed ora a quella storia si aggiunge un ulteriore capitolo. “Faremo un lavoro radicale e totalmente innovativo del rifugio abbattendo quello attuale”, spiega Renzo Minella direttore della società Faloria. “Negli anni le esigenze di ampliamento avevano portato ad aggiunte di corpi eterogenei. Così nel periodo in cui verrà ricostruito approfittiamo anche per la revisione dell’impianto funiviario”.
Salire al Faloria percorrendo il sentiero Dolomieu
Sarà quindi un’estate in cui per raggiungere il rifugio Faloria ci si potrà avvalere dello spettacolare sentiero Dolomieu. È un sentiero che abitualmente viene percorso in discesa e che in questo caso vi proponiamo anche in salita. Ripercorre in parte il sentiero n. 212. Si comincia a camminare dal parcheggio di Rio Gere (1697 m) e all’inizio si segue il tracciato della strada sterrata che poi si lascia. L’ambiente è un bosco di abeti e larici. Si attraversa un ponticello sul torrente Bigontina e salendo ci si sposta al limite esterno del bosco, quello affacciato sulla conca di Cortina, sul crinale delle Crepe di Faloria. Lo spettacolo è garantito. Si vedono nettamente, oltre che l’immenso panorama, affacciandosi dai tanti punti di osservazione, i fitti strati di rocce colorate di rosso, mattone, grigio, verde e viola, che colpiscono per la varietà dei loro colori che si intensificano nelle giornate umide. Sono i sedimenti dei fondali di un antico mare depositatisi più di 200 milioni di anni fa e spinti fin quassù quando emersero le Alpi.
Il sentiero inizia a 5 km dal centro di Cortina d’Ampezzo in località Rio Gere (1697 m) collocata lungo la SR 48 in direzione del Passo Tre Croci. La salita dura due ore con un dislivello di 426 metri.
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