Zuckerberg: è arrivato il momento di abbandonare i Social Media

L’ultimo annuncio di Meta segna un punto di non ritorno per l’informazione online Ancora una volta, è tempo di lanciare l’allarme. I social media, così come li conoscevamo, sono ufficialmente morti. Se avete ancora un account su Facebook, Instagram o Threads, è il momento di cancellarlo e tornare a vivere nel mondo reale. Quello che […] Zuckerberg: è arrivato il momento di abbandonare i Social Media

Mar 20, 2025 - 08:54
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Zuckerberg: è arrivato il momento di abbandonare i Social Media

L’ultimo annuncio di Meta segna un punto di non ritorno per l’informazione online

Ancora una volta, è tempo di lanciare l’allarme. I social media, così come li conoscevamo, sono ufficialmente morti. Se avete ancora un account su Facebook, Instagram o Threads, è il momento di cancellarlo e tornare a vivere nel mondo reale. Quello che un tempo era uno spazio per connettersi e informarsi è ormai diventato un deserto digitale destinato solo a peggiorare il nostro benessere mentale e la nostra capacità di discernere la realtà dalla disinformazione.

Fino a qualche anno fa, l’idea di abbandonare i social sembrava una scelta personale, legata al desiderio di liberarsi da una dipendenza che toglieva tempo e serenità. Ora, invece, la questione è diventata sociale e politica: continuare a utilizzare questi strumenti potrebbe avere conseguenze dannose per la collettività.

 

L’annuncio di Zuckerberg: addio fact-checking, benvenuta politica

Mark Zuckerberg ha appena annunciato un cambiamento radicale per Meta, eliminando i fact-checker e allentando la moderazione dei contenuti politici. In un video, il fondatore di Facebook ha spiegato che il nuovo corso della piattaforma prevederà meno restrizioni sui temi di immigrazione, identità di genere e diritti civili, in nome di una presunta libertà di espressione. A sostituire i fact-checker ufficiali ci saranno delle “note della comunità”, sul modello di Twitter/X.

Zuckerberg ha citato esplicitamente Donald Trump come una delle ragioni di questi cambiamenti, segnalando così una svolta pericolosa: Meta sta abbracciando un modello simile a quello di Elon Musk su Twitter, dove l’assenza di moderazione ha trasformato la piattaforma in un terreno fertile per la disinformazione e l’odio online.

Se state pensando “questa è una pessima idea”, sappiate che non siete i soli.

 

Libertà di espressione o caos digitale?

Ogni volta che un imprenditore della Silicon Valley parla di libertà di espressione, bisognerebbe chiedergli di definirla. La libertà di parola, nel senso legale del termine, riguarda solo le restrizioni imposte dai governi. Facebook, Instagram e Twitter non sono enti governativi: sono aziende private, che fissano le proprie regole per garantire un ambiente utilizzabile dai loro utenti.

Quando una piattaforma limita contenuti offensivi o falsi, non lo fa perché obbligata da una legge, ma perché gli utenti non vogliono navigare in un mare di insulti e fake news. Le politiche di moderazione esistono proprio per rendere l’esperienza meno tossica.

Eppure, proprio come Elon Musk con Twitter, ora anche Zuckerberg sembra confondere libertà di parola con anarchia comunicativa. Da quando Musk ha preso il controllo di Twitter, la piattaforma ha accontentato quasi tutte le richieste di censura dei governi, mentre contemporaneamente eliminava le protezioni contro l’odio e le fake news.

Il risultato? Twitter è un disastro finanziario e sociale. Gli inserzionisti sono fuggiti, il valore dell’azienda è crollato di quasi l’80%, e il numero di utenti attivi è diminuito drasticamente negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

 

E ora Meta vuole seguire la stessa strada.

Zuckerberg e la lunga storia di tradimento della fiducia degli utenti

Che Mark Zuckerberg non sia una persona affidabile non è certo una novità. Basta ricordare un episodio dei suoi primi anni a Harvard, quando si vantava di avere accesso ai dati personali degli utenti della sua neonata piattaforma, definendo i suoi iscritti “idioti” per averglieli affidati.

Ma il caso più clamoroso rimane lo scandalo Cambridge Analytica, quando un’azienda di consulenza politica ha raccolto i dati di 87 milioni di utenti di Facebook senza il loro consenso, per poi usarli in campagne di manipolazione politica mirata. Con semplici test psicologici, gli utenti venivano indotti a fornire informazioni personali e politiche, che Cambridge Analytica poi sfruttava per bombardare di propaganda gli elettori più influenzabili.

Zuckerberg ha sempre cercato di minimizzare la sua responsabilità, ma le prove dimostrano che Facebook era ben consapevole di ciò che stava accadendo. E ora, con la nuova decisione di rimuovere il fact-checking e affidare la moderazione agli utenti, Meta sta di fatto spalancando le porte a nuove manipolazioni di massa.

 

La disinformazione come arma politica

L’eliminazione del fact-checking arriva in un contesto internazionale pericoloso, in cui la disinformazione è diventata un’arma strategica. La Russia, ad esempio, ha utilizzato i social media per influenzare le elezioni negli Stati Uniti e in Europa, con campagne mirate a diffondere fake news e creare divisioni sociali.

Durante le elezioni presidenziali americane del 2016, la Russia ha manipolato Facebook, Instagram, Twitter e YouTube con falsi profili e gruppi che diffondevano propaganda politica e teorie complottiste. Tra le pagine create dai troll russi c’erano sia gruppi pro-Trump che pagine apparentemente progressiste, come “LGBT United” o “Blacktivists”, il tutto per seminare il caos e dividere l’opinione pubblica.

Ora che Meta sta eliminando i controlli sulla veridicità delle informazioni, queste tattiche potrebbero diventare ancora più efficaci e pervasive.

 

Il nuova Meta di Trump e Zuckerberg

L’aspetto più inquietante di questa vicenda è che tutti i principali social media sono ormai nelle mani di persone vicine a Donald Trump. Meta ha donato un milione di dollari alla sua campagna elettorale, Zuckerberg ha incontrato Trump di persona prima di annunciare questi cambiamenti, ed Elon Musk si è trasformato in un suo alleato pubblico.

A ciò si aggiunge il fatto che anche Jeff Bezos, proprietario del Washington Post, si sta avvicinando alla destra americana, mentre Musk sta valutando l’acquisto di un’importante testata giornalistica.

Se un simile controllo dei media accadesse in un altro paese, sarebbe definito una minaccia alla democrazia. Eppure, qui, passa quasi inosservato.

 

Un futuro senza Social Media?

Se Meta sta seguendo la strategia fallimentare di Twitter, è probabile che gli utenti inizino ad abbandonare in massa queste piattaforme, proprio come è successo a Twitter/X. La domanda è: perché Zuckerberg sta prendendo questa direzione, se il rischio è un crollo finanziario?

Forse il fondatore di Facebook non è il genio degli affari che molti credono. O forse l’obiettivo non è più il successo economico, ma il controllo dell’opinione pubblica.

In ogni caso, il messaggio è chiaro: il futuro dei social media è più oscuro che mai. L’unica soluzione potrebbe essere smettere di usarli e tornare alla vita reale, prima che la realtà stessa venga distorta fino a diventare irriconoscibile.

 

Zuckerberg: è arrivato il momento di abbandonare i Social Media