SpaceX e il disastro di Starship: ecco perché è esploso
La sera del 16 gennaio, gli abitanti delle isole Turks e Caicos hanno assistito a uno spettacolo spaventoso: frammenti incandescenti che piovevano dal cielo come se fosse la fine del mondo. Quello che stavano vedendo non era altro che l’ennesimo fallimento di Starship, il razzo di SpaceX che, per la settima volta consecutiva, si […] SpaceX e il disastro di Starship: ecco perché è esploso

La sera del 16 gennaio, gli abitanti delle isole Turks e Caicos hanno assistito a uno spettacolo spaventoso: frammenti incandescenti che piovevano dal cielo come se fosse la fine del mondo. Quello che stavano vedendo non era altro che l’ennesimo fallimento di Starship, il razzo di SpaceX che, per la settima volta consecutiva, si autodistruggeva in volo.
Questo test avrebbe dovuto segnare un passo avanti per il programma, ma si è rivelato un clamoroso passo indietro. Dopo oltre un mese di indagini, finalmente sappiamo cosa ha causato questo disastro. E la spiegazione è, a dir poco, imbarazzante.
Il problema: una fuga di carburante devastante
Secondo quanto riportato da The Verge, l’ipotesi di SpaceX è che una forte vibrazione abbia danneggiato una conduttura del carburante nella sezione posteriore dello stadio superiore (ovvero Starship, non il suo booster Super Heavy), provocando una perdita di propellente.
Due minuti dopo la separazione e l’accensione dei motori dello stadio superiore, questa perdita ha preso fuoco, generando un incendio incontrollato. Il sistema di ventilazione di Starship, progettato per spegnere incendi di questo tipo, non è riuscito a contenere le fiamme.
L’aumento della pressione interna ha iniziato a danneggiare i motori, che hanno cominciato a spegnersi uno dopo l’altro. A questo punto è accaduto qualcosa di ancora più grave: il razzo ha perso la comunicazione con il centro di controllo, un evento che in teoria non dovrebbe mai verificarsi.
Dopo tre minuti senza alcun segnale, il sistema di sicurezza ha attivato la sequenza di autodistruzione, facendo esplodere Starship e spargendo detriti sulle isole Turks e Caicos.
Un errore che non doveva accadere
Se tutto questo ti sembra un problema assurdo e inaccettabile, è perché lo è davvero.
Primo, la perdita di comunicazione non dovrebbe essere una conseguenza di un incendio o dello spegnimento dei motori. Un sistema così critico dovrebbe avere una ridondanza operativa sufficiente a mantenere il contatto con il centro di controllo in qualsiasi circostanza.
Secondo, le perdite di carburante nei razzi non sono una novità. Sono problemi ben conosciuti e per questo vengono effettuati controlli pre-volo estremamente rigorosi per individuarle prima del decollo.
Un esempio chiaro è il programma Artemis 1 della NASA. Prima del suo storico lancio, vennero rilevate piccole perdite di carburante, che portarono a numerosi rinvii. Ma invece di rischiare, la NASA ha preferito correggere il problema e riprovare, garantendo un volo sicuro. Il risultato? Artemis 1 è riuscito a completare la sua missione orbitando attorno alla Luna e tornando sulla Terra.
Starship, al contrario, dopo sette tentativi falliti, non è ancora riuscito a raggiungere nemmeno un’orbita completa attorno alla Terra.
Un errore evitabile
SpaceX ha giustificato l’accaduto dicendo che la perdita è stata causata dalle vibrazioni in volo, quindi i controlli pre-lancio non avrebbero potuto prevenirla.
Ma questa scusa non regge.
Esistono tecniche come la pressurizzazione dei serbatoi, l’analisi ai raggi X e altri test avanzati per individuare anche le più piccole imperfezioni nel sistema di alimentazione del razzo. Il fatto che una perdita così massiccia sia avvenuta indica due possibilità:
- Questi controlli non sono stati eseguiti correttamente (o non sono stati fatti affatto).
- I componenti di Starship sono stati progettati con un margine di sicurezza troppo basso, rendendoli estremamente vulnerabili a fattori imprevisti come vibrazioni e sollecitazioni.
In ingegneria, il fattore di sicurezza indica quanto un componente è progettato per resistere a carichi superiori a quelli previsti. Se questo margine è troppo basso, anche una leggera vibrazione imprevista può portare a un crollo catastrofico.
Il confronto con Saturn V: 50 anni fa eravamo più avanti?
Per capire quanto sia imbarazzante questo fallimento, basta guardare al passato.
Più di 50 anni fa, la NASA riuscì a far volare il Saturn V, un razzo quasi grande quanto Starship, senza mai fallire un lancio durante le sue 13 missioni in sei anni di operatività.
E tutto questo fu fatto con computer meno potenti di un orologio Casio, con materiali e tecniche di costruzione meno avanzati e sistemi di sicurezza meno sofisticati di quelli odierni. Eppure, Saturn V non ebbe mai un lancio fallito, neppure durante i test.
Starship, invece, ha già accumulato sette disastri in pochi anni.
Il grande problema di Starship: è già obsoleto?
Oltre ai fallimenti, c’è un altro problema ancora più preoccupante. Starship avrebbe dovuto portare 100 tonnellate in orbita bassa (LEO) ed essere completamente riutilizzabile, il che lo avrebbe reso più economico di qualsiasi altro razzo.
Ma Elon Musk ha ammesso che il razzo, nella sua configurazione attuale, può trasportare solo 40–50 tonnellate, meno della metà di quanto promesso.
La cosa ancora più assurda? Falcon Heavy, un altro razzo di SpaceX, risulta essere più economico in termini di costo per chilogrammo trasportato in orbita.
E se analizziamo il costo effettivo per chilogrammo, scopriamo che Starship non è affatto rivoluzionario: ha un costo per chilo identico a quello di Saturn V!
In altre parole, dopo decenni di progresso tecnologico, SpaceX è riuscita a creare un razzo meno efficiente e meno affidabile di uno progettato più di 50 anni fa.
Un fallimento che fa male all’America
Questo non è solo un problema per SpaceX, ma per l’intero settore spaziale statunitense.
Starship doveva essere il futuro dell’esplorazione spaziale, il razzo in grado di portare astronauti su Marte e di rendere l’accesso allo spazio più economico e accessibile. Invece, è diventato il simbolo di una privatizzazione inefficiente e monopolistica, che privilegia il risparmio sui costi alla sicurezza e all’affidabilità.
Se questo è il futuro dell’esplorazione spaziale, allora siamo davvero nei guai.
Originariamente pubblicato su PlanetEarthAndBeyond.co